Rapporto ESDE, Italia carente in occupazione e servizi
La Commissione europea ha diffuso i risultati del rapporto ESDE 2014 (Employment and Social Developments in Europe), l’indagine annuale sull’occupazione e gli sviluppi sociali all’interno dei ventotto stati dell’UE, giunto alla sua quarta edizione. Si tratta di un’analisi estremamente dettagliata delle più recenti tendenze del mercato del lavoro comunitario, che stimola le istituzioni a una riflessione sulle sfide future dell’Unione per la realizzazione degli obiettivi di Europa 2020.
In base agli ultimi dati del rapporto, la disoccupazione in Europa si è ridotta rispetto ai picchi della crisi, ma in genere rimane ancora a livelli poco rassicuranti. Rispetto al 2008, circa 9 milioni di persone in più sono disoccupate, colpendo in particolare le fasce giovanili e tutti quegli individui a cui manca il lavoro per periodi molto lunghi. Tuttavia le statistiche mettono in mostra le differenze numeriche tra stati che hanno adottato soluzioni diverse nelle politiche sociali: i Paesi risultati più resistenti alla crisi economica sono quelli che maggiormente hanno investito nel capitale umano e nella formazione, offrendo un’efficace protezione sociale e posti di lavoro di qualità.
Tra questi, la Germania e la Gran Bretagna hanno registrato un forte aumento nel numero di occupati, rispettivamente +1,8 milioni e + 0,9 milioni tra il 2008 e il 2014. L’Italia invece è stata il paese dell’Unione a perdere ben 1,2 milioni di posti di lavoro, in seconda posizione dopo la Spagna. Secondo la Commissione, un fattore determinante nella discrepanza di risultati tra gli stati membri sono le scelte diverse nella distribuzione della spesa sociale. Ad esempio, nel nostro Paese si è investito poco sui cittadini in età lavorativa, favorendo piuttosto le politiche pensionistiche. In altre realtà si è invece data priorità al mantenimento di un’alta qualificazione del lavoro a supporto della produttività, per mezzo di politiche mirate alla formazione permanente e alla garanzia di ampi sussidi di disoccupazione.
Il rapporto ESDE evidenzia un altro problema peculiare registrato in Italia, cioè la scarsa disponibilità di politiche sociali a favore delle donne lavoratrici. In particolare, la carenza di servizi di assistenza per bambini e persone a carico ha reso sempre più difficoltosa la presenza femminile in contesti professionali. Dei lavoratori che nel 2013 si sono dichiarati scoraggiati rispetto alla propria situazione lavorativa, ben il 41% era costituito da donne di età compresa tra i 25 e i 54 anni.
Gli effetti della recessione sul mondo del lavoro stanno gradualmente evidenziando le conseguenze di scelte nazionali spesso radicalmente distanti tra loro. Ad avere la meglio sono attualmente quei paesi con mercati del lavoro più aperti e meno segmentati, dove i governi utilizzano i disoccupati come una risorsa su cui investire tramite i sussidi, permettendo al ciclo economico di riattivarsi periodicamente. Per l’Italia sarebbe giunto il momento di cambiare rotta, dando più valore a quelle risorse umane e professionali che attualmente sembrano abbandonate al proprio destino.