Cronache britanniche

Londra – Questa settimana il tema della privacy e del pericolo derivante dagli attacchi informatici è stato al centro del dibattito pubblico britannico. Dopo la recente visita di David Cameron alla Casa Bianca dove, d’accordo con Obama, il PM britannico ha lanciato la sfida al cyber-terrorism, i dubbi su come far convivere sicurezza e rispetto della privacy sembrano siano tornati ad aleggiare anche nelle stanze del potere politico e negli headquarter delle più grandi multinazionali della capitale britannica e d’oltremanica. Cameron ha, infatti, promesso che in caso di rielezione “rivoluzionerà” la lotta al terrorismo mettendo nel mirino anche compagnie che utilizzano la criptazione dei dati, come WhatsApp e Snapchat.

La prima a far le spese di questo rinato allarmismo cibernetico è la City dove a far da apripista a questa nuova “guerra informatica”, saranno le grandi banche d’investimento che dovranno dimostrare di avere sistemi di sicurezza più che solidi. Per la verità, non è la prima volta che la capitale finanziaria d’Europa viene sottoposta a questo tipo di test, ci sono, infatti, i precedenti dell’operazione “Waking Shark”, ma la novità sta nel fatto che sia la City che Wall Street saranno simultaneamente prese di mira dai “cyber-agents” appartenenti a entrambe le sponde dell’Atlantico che testeranno il grado di difesa dei due più importanti centri finanziari al mondo.

Il tema della sicurezza informatica è stato al centro anche degli incontri tra i potenti in corso in questi giorni a Davos. Secondo uno studio condotto proprio dal WEF (World Economic Forum) in collaborazione con McKinsey & Company è emerso che una maggiore sicurezza informatica contribuirebbe a salvare oltre tre trilioni di dollari a livello globale che altrimenti andrebbero in fumo in caso di ulteriori ritardi o falli nella lotta contro il terrorismo cibernetico. Tali dati alla mano hanno indubbiamente svegliato dal letargo molti CEO ed Executive tra i principali colossi dell’economia mondiale, e se negli anni passati il tema del cyber security era considerato come “secondario” oggi anche lì tra le montagne svizzere qualcuno si è accorto della sua importanza.

Certamente, come anche ricordato dallo stesso Barack Obama, una maggiore collaborazione tra governi e grandi multinazionali del settore digitale quali Google, Apple, Microsoft, Facebook, Twitter e non solo porterebbe a una maggiore prevenzione di potenziali crimini, ma come ribadito più volte dai diretti interessati queste compagnie non possono o meglio non vogliono svolgere il ruolo del “Grande Fratello” per conto delle agenzie di sicurezza di mezzo mondo. Dello tale avviso è la direttrice di Big Brother Watch, Emma Carr, la quale sottolinea come i recenti attacchi di Parigi non debbano essere utilizzati dai governi come capro espiatorio per inasprire indistintamente il controllo su tutti gli utenti di internet andando così a minare il loro diritto alla privacy. Vedremo, come andrà a finire, l’importante per adesso è che se ne parli e ci si confronti apertamente e che le decisioni non vengano prese unilateralmente dai governi come sembra possa invece avvenire.

©Futuro Europa®

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