Affaire Cofferati, venti di Maestrale sul Colle

Cosa c’entra il Patto del Nazareno con l’addio di Sergio Cofferati al Partito Democratico? Gira che ti rigira, si torna sempre a parlare del Patto ormai tutt’altro che segreto tra Silvio e Matteo. Il Pd sta vivendo giorni di nervosismo tra la sua minoranza e tra chi, invece, resta fedele al nuovo corso renziano. Oggi si vocifera che Massimo D’Alema, insieme a una decina di affezionati, sarebbe pronto a lasciare il Partito. Sono sempre di più i democratici che non sopportano l’intesa tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi: un bel problema proprio a ridosso del voto per il Quirinale.

Raccontiamo, brevemente, la vicenda che ha portato Cofferati a lasciare il Pd. Domenica 11 gennaio in Liguria si è votato alle Primarie per scegliere il candidato del centrosinistra alle Regionali. Sergio Cofferati perde e vince Raffaella Paita con il 55 per cento dei voti. L’ex sindacalista, però, non accetta l’esito denunciando irregolarità di ogni genere nei seggi, compreso il voto “pilotato” del centrodestra ligure che avrebbe scelto la Paita. “La sostanza della mia contrarietà è l’inquinamento delle primarie attraverso il voto sollecitato e ottenuto dal centrodestra”, ha commentato Cofferati in conferenza stampa. “Il centrodestra si è mobilitato per votare alle primarie del centrosinistra: è un problema etico e morale”. Il voto sarebbe stato inquinato anche da “povere persone straniere guidate in gruppo e istruite su come votare”, ha concluso l’ex leader della Cgil.

Per Cofferati, il “silenzio del partito” è stato intollerabile, tanto da spingerlo all’addio, nonostante sia stato tra i 45 fondatori. Insomma il parlamentare europeo – a proposito al seggio di Bruxelles non ha alcuna intenzione di rinunciare perché “votato dai cittadini” – non si ritrova più nei valori espressi dal Partito democratico a guida renziana e se ne va. Dove? Per ora da nessuna parte, resterà “sul territorio”. Ma Sel gli ha già teso una manina: “Qualunque sia la forma con cui Cofferati decidesse di partecipare a una nuova prospettiva per la Liguria sarebbe benvenuta”, ha precisato il Coordinatore nazionale di Sinistra e Libertà, Nicola Fratoianni.

Il Pd resterà compatto in vista del voto per il Quirinale? Prima di rispondere bisognerebbe fare un bel respiro e ricordarsi i 101 franchi tiratori che costarono il posto a Bersani, oltre che impallinare Romano Prodi. Certo, oggi le cose sono diverse rispetto a due anni fa e il Pd è più compatto attorno al suo leader. Secondo Stefano Fassina, il caso Cofferati “pesa notevolmente sul Quirinale, insieme alla vicenda del decreto fiscale che potrebbe premiare Silvio Berlusconi, capo dell’opposizione”. L’ex responsabile economico democratico rincara: “Siamo di fronte a un conflitto d’interessi enorme, l’unico caso al mondo nel quale il capo dell’opposizione è potenzialmente oggetto di un intervento di governo”.

E qui torna in auge il Patto del Nazareno, declinato nell’intesa tra Fi e Pd per il Colle e il tanto contestato decreto Salva-Berlusconi. I nervi (scoperti) restano tesi anche tra gli azzurri: coloro che non riescono proprio a mandar giù l’intesa Renzi-Berlusconi abbondando anche tra i parlamentari forzisti, Raffaele Fitto in primis. Riusciranno i due leader a tenere a bada i dissidenti e frondisti vari? In gioco c’è molto di più di un settennato al Colle. In ballo ci sono le riforme e il futuro dell’Italia intera.

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