Dalle agenzie stampa
(AGENPARL) – Roma, 3 feb – Quirinale: Salatto (Pi), dopo il discorso di Mattarella la politica italiana non sarà più la stessa – “Dopo il discorso di insediamento del presidente della Repubblica, la politica italiana non sarà più la stessa. Da un lato la figura e la storia del presidente Mattarella non consentiranno distorsioni istituzionali finalizzate solo a vantaggio di questa o quella forza politica presente sullo scenario del Paese. Dall’altro le modalità dell’elezione svoltasi sabato scorso lasceranno segni indelebili a sinistra, al centro come a destra. Uno come me, fondatore con Mario Mauro e molti altri amici dei Popolari per l’Italia, che ha assistito a un continuo tentativo da parte di alcuni autorevoli esponenti dell’Ncd e dell’Udc di una nostra emarginazione, dovrebbe essere contento di rilevare gli errori commessi da questi nel corso della votazione per il presidente della Repubblica. Errori che hanno evidenziato la fragilità di quell’Area Popolare varata da Alfano e Casini con l’obiettivo di lanciare quest’ultimo verso il Quirinale. Una vecchia ambizione che ha lasciato nel passato una scia di cadaveri politici eccellenti e che rischia oggi di travolgere lo stesso Alfano.
Non è così. I Popolari per l’Italia sono nati e sono stati riconosciuti a pieno titolo nel PPE per realizzare in Italia il partito dei popolari frutto di una fusione di tutti quelli che si riconoscono e sono presenti nel PPE. Noi, quindi, Fi, Ncd e Udc. Una forza originale fra quelle esistenti sul territorio nazionale, popolare e non populista, alternativa al PSE nel quale Renzi e il suo Pd sono autorevolmente inseriti, senza per questo escludere una collaborazione governativa condivisa. Per fare ciò c’era bisogno di un bagno di umiltà da parte di tutti per evitare volontà egemoniche o inclusive, coraggio nella riscoperta di ideali e valori, strategie a lungo termine, individuazione di comuni obiettivi per la ripresa economica e sociale del Paese, riforme adeguate alle esigenze di democrazia espresse dal corpo elettorale stanco di essere utilizzato da una classe dirigente autoreferenziale.
Tutto ciò, finora, non è stato possibile. Si è andati avanti disarticolati con intese bilaterali poco solide che si sono interrotte alle prime vere difficoltà. Dopodiché è valso il vecchio proverbio: “Chi pecora si fa, il lupo se la mangia”. Si può rimproverare a Renzi di aver fatto strike grazie alla fragilità altrui? Poteva, seppur giusta, una ragione di metodo prevalere sull’eleggibilità di un presidente come Mattarella? Era pensabile che i membri del Governo minacciassero di non votarlo? Poteva Berlusconi interrompere il suo percorso d’intesa con Renzi sfilandosi realmente dall’elezione del Capo dello Stato? Sono domande alle quali, da politico di lungo corso, non intendo rispondere per carità di patria.
Tutto dunque è perduto? No. Penso che dai propri errori, se si è veramente classe dirigente, si possa uscire più rafforzati modificando obiettivi, metodi, prospettive adeguate a un rilancio del proprio progetto. Con umiltà , come dicevo, ma anche con coraggio e lungimiranza. Le prossime elezioni regionali saranno per tutti noi un banco di prova per capire se c’è la possibilità di una effettiva ripresa di chi si pone politicamente in alternativa a Renzi senza forme di populismo. Perdere questa occasione, non riscoprire un nostro ruolo incisivo nella politica italiana, sarebbe un suicidio collettivo per la stessa democrazia nel nostro Paese”.
Lo dichiara in una nota Potito Salatto, Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e Membro del Bureau PPE a Bruxelles.