Giorgio Morandi al Vittoriano
Roma – La mostra Giorgio Morandi. 1890-1964, organizzata da Comunicare Organizzando, conferma ancora una volta l’attenzione del Complesso del Vittoriano per la pittura italiana del Ventunesimo secolo. Sotto la responsabilità di Maria Cristina Bandera, questa personale vedrà riunite tutte le opere realizzate da Giorgio Morandi dal 1890 al 1964, compresi alcuni lavori meno conosciuti, provenienti da importanti istituzioni pubbliche e prestigiose collezioni private.
La mostra, che partirà il 28 febbraio, nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, il patrocinio del Senato della Repubblica e del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo ed è realizzata in collaborazione con Roma Capitale e con Regione Lazio. L’esposizione intende fornire al vasto pubblico una visione cronologica dei lavori del pittore bolognese, al fine di avvicinare appassionati e non alla comprensione dello stile di Morandi seguendo la sua crescita artistica dagli esordi alla maturazione.
I suoi studi personali lo condussero lontano dai canoni classici tipici dei dettami dell’accademia da lui frequentata, avvicinandolo al presente e a pittori come Paul Cezanne e Pablo Picasso. Questa sua attenzione al presente lo portò ad esporre insieme ai futuristi, diventando uno dei massimi esponenti della scuola metafisica insieme a de Chirico e Carrà dal 1918 al 1919. Fu solo dopo un viaggio a Firenze che Morandi riconsiderò il valore artistico dei pittori del passato come Giotto e Masaccio, tuttavia la sua formazione artistica, come si può notare dalle sue produzioni, può essere ricondotta allo stile pittorico di Cezanne.
Potranno essere apprezzate, accanto agli oltre cento dipinti ad olio, anche le opere incisorie, attività quest’ultima che iniziò giovanissimo e che assicurò a Morandi il Gran Premio per l’incisione alla Biennale di San Paolo in Brasile del 1953. Al fine di garantire una lettura critica dei lavori si è deciso, in via del tutto eccezionale, di affiancare le opere incisorie alle rispettive matrici in rame, che sono state prestate dall’Istituto Nazionale per la Grafica.
Data la costante ricerca dell’essenziale tipica dell’artista e la sua volontà di dipingere senza distorsioni, non potevano mancare i delicati disegni e acquerelli a sottolineare il desiderio di Morandi di riprodurre in modo visibile ciò che è nella natura, infatti la sua fama si deve soprattutto alle nature morte ed in particolare alle famose bottiglie.
Fino al 21 giugno, ultimo giorno di apertura della mostra, sarà dunque possibile accostarsi meglio alla vita privata ed artistica del pittore grazie anche ad una vasta raccolta di scambi epistolari tra Morandi e due grandi storici dell’arte, Roberto Longhi e Cesare Brandi, che per primi riconobbero il talento dell’artista.