Latte, “attacco” alle stalle italiane

Paghiamo il latte al consumo da tre a cinque volte il prezzo pagato agli allevatori, che lo producono. E ‘solo’ tre/quattro volte più che in stalla costa quello comunemente definito latte fresco, di più le sempre più frequenti e varie tipologie di alta qualità. Tra allevatore e consumatore, un mondo: poco noto, perché nel Bel Paese ci sono regole e controlli severi sul fronte igienico sanitario ma scarseggiano le informazioni al consumatore sul prodotto, mancando l’obbligo di indicazione di origine in etichetta.

E’ lì, in quell’intermezzo tra la stalla e la vendita al dettaglio, che vengono effettuati i doverosi e meticolosi controlli e igienizzazioni, è vero. Lì si formano anche i costi di trasporto, quasi mai a ‘chilometri zero’ se, come chiunque può immaginare, la voce ‘trasporti’ deve coprire non solo le tratte nazionali ma anche i costi delle importazioni dall’estero. Ma è sempre in questo passaggio che viene fissato il prezzo in stalla e avviene l’ ‘Attacco alle stalle italiane’, come recita il titolo della manifestazione che Coldiretti ha dedicato lo scorso venerdì 6 febbraio al problema del prezzo del latte italiano; una manifestazione che ha avvicinato allevatori e consumatori attraverso una mungitura dimostrativa realizzata nelle piazze delle principali città italiane. “Una dimostrazione concreta di sostegno agli allevatori italiani – ha detto Coldiretti – che sono sotto attacco del furto di valore che vede sottopagato il latte in fattoria. Dall’inizio della crisi, a causa del prezzo del latte alla stalla ormai inferiore al costo di produzione, in Italia ha chiuso i battenti una stalla su cinque e le 36.000 stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente: per ogni milione di quintale di latte importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati in agricoltura”.

“Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, soprattutto i Paesi dell’Est Europa, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta”, ha spiegato Coldiretti. Per questo a difesa del latte italiano si sono mobilitati personaggi della cultura e dello spettacolo, esponenti dell’economia, sindaci, governatori regionali e ministri come Martina, Galletti, Poletti e Lorenzin: fotografati presso le ‘stalle’ fra le quali quella realizzata in piazza del Campidoglio a Roma, mentre rappresentavano con un gesto altamente simbolico quello che dovrebbe essere il nostro rapporto di consumatori italiani col latte italiano, ovvero mentre bevono un bicchiere di latte appena munto. Il prezzo di quel latte appena munto moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 328 per cento esploso nell’ultimo anno per il taglio del 20% in un solo anno nel compenso riconosciuto agli allevatori mentre il prezzo al consumo aumenta, ha spiegato Coldiretti che ha elaborato i dati Ismea: in media 35 centesimi al litro, mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro, di qualche centesimo superiore allo scorso anno. Ma sui produttori incombe la prossima eliminazione del regime delle quote latte regime iniziato 32 anni fa, quando all’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte.

Con la fine del regime delle quote latte è prevedibile un aumento della produzione lattiera italiana e comunitaria che potrebbe aumentare del 5 per cento, secondo le stime della Coldiretti, “con il rischio di ripercussioni negative sui prezzi del latte alla stalla”.”Occorre intervenire a livello comunitario e nazionale per preparare con strumenti adeguati un atterraggio morbido all’ uscita del sistema delle quote”, ha spiegato quindi il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, che ha aggiunto “che è importante che le risorse previste dal ‘Fondo latte di qualità vadano agli allevatori”.

“Con la liberalizzazione del mercato, evidenziare in etichetta l’origine diventa sempre più un segno distintivo della nostra qualità e crediamo sia strategico per il nostro Paese poter sottolineare la provenienza in modo evidente e trasparente”, ha osservato il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, che sui temi legati al latte e alla sua promozione ha convocato un tavolo con la filiera l’11 febbraio prossimo. Il Ministro ha osservato che “c’è un problema nella definizione del prezzo” ed ha invitato l’industria “a riconoscere che in Italia i costi di produzione sono più alti”.Il presidente di Coldiretti ha “auspicato che gli impegni presi dalle Istituzioni si traducano nel più breve tempo possibile in realtà, a partire dal percorso di origine in etichetta e passando per l’eliminazione dell’assurdo ‘segreto di Stato’ sui flussi di importazione di latte”.

©Futuro Europa®

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Un Commento

  • La questione di fondo è ‘come riconoscere il latte prodotto in Italia’? Anzitutto, garantendo l’informazione in etichetta sul sito di produzione. Solo così i consumatori potranno scegliere consapevolmente, premiare il lavoro dei nostri allevatori, garantire la sopravvivenza della nostra filiera produttiva.

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