Italia delle regioni
In occasione dell’elezione di Sergio Mattarella a Capo dello Stato, il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino ha dichiarato: “Il discorso di insediamento del nuovo presidente della Repubblica dà vigore alle istituzioni, un discorso di riavvicinamento alla gente che ci deve vedere impegnati nei territori, nelle regioni e nei comuni, senza mai dimenticare, come ha detto il presidente Mattarella, che il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo”.
L’elezione del capo dello Stato, Sergio Mattarella, è stata oggetto di commenti e riflessioni da parte di tutti i Presidenti delle regioni e delle Province autonome. Fra i primi tweet quello del presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti: “una bella giornata per l’Italia. Buon lavoro Presidente”. Mi sembra – ha aggiunto in seguito – che la figura del presidente Mattarella, già prima del suo giuramento, stia dando dei segnali giusti quelli di una grande autorevolezza, una grande consapevolezza, serenità e spirito costituzionale che è proprio quello a cui deve rispondere una figura come quella del Capo dello Stato”.
“Avremo un rapporto leale col nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma sappiamo di essere di fronte a una deriva neocentralista”, questo è il primo commento di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, poi un tweet: “non possiamo dimenticare che come giudice costituzionale Mattarella ha sempre bocciato i ricorsi delle Regioni contro lo Stato”. “Il primo dossier che il presidente della Repubblica Mattarella si troverà sul tavolo – ha aggiunto Zaia – sarà quello della riforma costituzionale, che sta facendo il governo Renzi, che è devastante sul piano delle autonomie per il Veneto”. “Sarà – ha detto Zaia – il primo elemento per valutare l’azione di questo presidente visto che la costituzione scritta nel 1948 dai padri costituenti dava ampio spazio al federalismo, cosa che non c’è mai stata”.
Per il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, siamo di fronte ad “una personalità di grande sensibilità istituzionale, la cui lunga storia politica e umana rappresenta garanzia di solidità e fiducia in una fase particolarmente difficile per il nostro Paese. L’esperienza consolidata, l’agire a schiena dritta, la riservatezza coniugata con la fermezza, la drammatica vicenda personale, il rigore morale del presidente Sergio Mattarella, sono profili di sicurezza per il Paese. Da lungo tempo uomo delle istituzioni, ha segnato gli ultimi trent’anni di storia della nostra Repubblica, che ha sempre servito – seguita Spacca – con lealtà e rigore. “
“Il Quirinale è un luogo solenne, e credo che Sergio Mattarella sia stato un felice guizzo di una democrazia spesso in affanno”, lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, al termine del voto alla Camera. “Strattonare ora Mattarella sulle riforme, appena eletto, penso sia un po’ sgradevole – ha aggiunto Vendola -, ora dovrà vigilare affinché lo spirito riformatore non deragli dalla Costituzione. Io mi aspetto di rivedere all’opera l’uomo che ho conosciuto, che ho frequentato negli anni della Commissione parlamentare antimafia.”
Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ai microfoni di RaiNews24, ha ammesso: “sinceramente quando ho visto che era stato superato il quorum volevo saltare come quando si va allo stadio, ma poi il fair play istituzionale me lo ha impedito. Virtualmente ho saltato come tanti siciliani e tanti italiani per bene. Si è realizzata una svolta importante con l’elezione di un presidente che viene dalla lotta alla mafia. La sicilianità di Mattarella è quella di un uomo sobrio, non chiassoso – ha aggiunto – custode dell’unità nazionale, grande fedele della Costituzione e rispettoso anche dell’autonomia della Sicilia, quella libera dai privilegi e che fa della lotta alla corruzione un suo tratto distintivo”.
“A nome personale, degli organi Anci e di sindaci e amministratori locali di piccoli, medi e grandi Comuni, desideriamo esprimere vivissime congratulazioni per sua alta e prestigiosa carica. Questo il testo del telegramma inviato dal presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, al neo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Siamo certi che, come per il passato, continuerà il lavoro comune per la tutela e la difesa delle nostre amministrazioni locali per l’impegno sulle riforme e che, nello spirito dei valori costituzionali, i Comuni italiani e l’Anci che li rappresenta tutti, non mancheranno di averla costante punto di riferimento nella quotidiana azione per il progresso e lo sviluppo delle nostre comunità”.
A proposito del “Programma Servizi di Cura per infanzia e anziani non autosufficienti” – indispensabile per consentire ai Comuni di continuare ad erogare quei servizi minimi di welfare capaci di assicurare i diritti fondamentali di cittadinanza – i Comuni esprimono “grande preoccupazione per le difficoltà emerse nella fase attuativa degli interventi e chiedono per questo “un incontro urgente per valutare gli interventi da intraprendere per accelerare la fase di attuazione dei piani approvati, nonché individuare tutte le misure di semplificazione delle procedure che si valutino utili”. Lo scrivono il presidente ed il delegato al Mezzogiorno dell’Anci, Piero Fassino e Antonio Decaro, in una lettera inviata al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio e al ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Il riferimento della missiva riguarda i 730 milioni di euro, assegnati al ministero dell’Interno quale Autorità di gestione del Programma, da destinare al potenziamento dei servizi comunali nelle quattro Regioni Convergenza, uniche risorse stanziate direttamente a favore dei Comuni.
A fronte di una prima ripartizione di risorse effettuata (190 piani per l’infanzia e 170 per servizi agli anziani non autosufficienti approvati) e di una seconda tranche rispetto alla quale sono state pubblicate le linee guida per l’accesso ai fondi, gli esponenti dell’Anci lanciano l’allarme “a causa della lentezza del laborioso iter di approvazione dei piani in corso da due anni, degli oneri e degli adempimenti previsti per la certificazione della spesa, della complessità degli indirizzi espressi nelle linee guida, delle difficoltà di rispettare le modalità di rendicontazione senza adeguato supporto tecnico, dell’esiguità dell’anticipazione (5%), dei tempi stringenti in cui si è costretti ad operare nella gestione degli interventi”. Tutti fattori, sottolineano Fassino e Decaro, che “fanno aumentare l’allarme circa il rischio di taglio di risorse dal Programma. Risorse – sottolineano – indispensabili per consentire ai Comuni di continuare ad erogare quei servizi minimi di welfare capaci di assicurare i diritti fondamentali di cittadinanza”.