Renzi-Tsipras, la posta in gioco

Dopo la sua elezione a Capo del Governo greco Alexis Tsipras ha iniziato il suo tour per l’Europa alla ricerca dei consensi necessari a mantenere le promesse elettorali con le quali ha convinto i cittadini greci. L’intenzione è quella di liberarsi dalla morsa della troika, ridiscutendo il debito e riattivando tutto quell’apparato pubblico fortemente ridimensionato dalla cura Bce-Fmi-Ue.

Il Premier greco ha trovato subito sponda a Parigi dove il Presidente Francese sta cercando di allargare le maglie che ingabbiano anche lo Stato transalpino. Ovviamente il nemico pubblico numero uno è la Germania della Cancelliera Angela Merkel e il suo rigore imposto all’Europa intera. Nel suo giro, la settimana scorsa, Tsipras è passato anche da Roma e con lui il suo fedelissimo Ministro delle Finanze Varoufakis per tastare gli umori del governo di un paese ancora non in emergenza ma sotto la lente d’ingrandimento della Troika.

Renzi sa che la sua posizione non è delle più semplici e per questo ha cominciato a dare “un colpo al cerchio e uno al botte” per sondare la migliore strada percorribile. Così all’arrivo di Tsipras Matteo Renzi ha portato parole di elogio per l’elezione e per il coraggio del cambiamento, per poi il giorno dopo, a seguito dell’ammonimento di Draghi alla Grecia, riaggiustare il tiro, invitando al rispetto degli impegni. Già, perché Renzi sa bene di non potersi sbilanciare più di tanto, soprattutto dopo gli sforzi di Draghi per venire in contro all’Italia e a quei Paesi in balia dei mercati.

Sembrerebbe che il Segretario del Pd stia cercando la posizione corretta all’interno dell’Unione per esigere la flessibilità, già in parte ottenuta durante il Semestre di presidenza italiano, ma ancora non sufficiente a garantire la totale sicurezza dei conti italiani. Di certo un’asse socialista antitedesca sembra costituirsi con alla guida Francia e Grecia, con  Spagna e Portogallo alla finestra che studiano le mosse del nuovo premier ellenico. Di certo la Bce a guida Draghi sembra andare nella direzione sperata, ma la supervisione tedesca rimane sempre molto stringente.

In patria la vittoria di Tsipras ha rinvigorito i partiti antieuro e ricompattato la sinistra del Pd e il partito di Vendola. Se Renzi, dopo lo strappo con Berlusconi sulle riforme e le tensioni  di NCD, dovesse aver bisogno dei numeri in Parlamento, sa che l’unica strada percorribile sia una virata a sinistra, facendo leva sullo spirito di ribellione greco. Di certo la situazione è molto complicata perché il nostro paese non gode certo della solidità necessaria per compiere esperimenti politici. I mercati  (basti vedere le oscillazioni della Borsa greca) non sono ben disposti ad assorbire passivamente crisi o ripensamenti sulle politiche imposte ai Paesi meno virtuosi, e per questo è fondamentale prestare attenzione ad ogni singola scelta.

Se Renzi si farà ingolosire dalla spregiudicatezza ellenica, Draghi non potrà più ergersi a paladino dell’Italia e con le dovute conseguenze, se, invece, si proseguirà sulla strada tracciata, pur con le necessarie prese di posizione, non si creerà quell’effetto domino che dalla Grecia potrebbe contagiare l’Europa intera.

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