Saviane (BlaBlaCar): Uber e Google non ci spaventano

BlaBlaCar è il servizio di ride sharing (guai a parlare di car sharing e car pooling!) più popolare di sempre, la conferma che, a dispetto della crisi, l’economia della condivisione basata su un nuovo modo di concepire la proprietà e la mobilità funziona. Di questo e molto altro ancora ne abbiamo parlato con Andrea Saviane, Country Manager di BlaBlaCar Italia.

Perché piace l’auto in condivisione? BlaBlaCar in Italia e nel mondo: tutti i numeri del successo

BlaBlaCar è una piattaforma di ride sharing attiva in 14 Paesi con oltre 10 milioni di utenti. Lo scorso anno abbiamo aperto uffici anche al di fuori dell’Europa occidentale, in Russia, Ucraina, Turchia e recentemente, a gennaio 2015, anche in India. La nostra applicazione disponibile per dispositivi iOS e Android ha totalizzato 5 milioni di download, mentre il nostro servizio registra una media di oltre 2 milioni di passeggeri ogni mese. Siamo presenti in Italia dal 2012 quando la società postoinauto.it è stata inglobata nel network internazionale di BlaBlaCar. Inizialmente ci rivolgevamo agli early adopters appassionati all’idea di condividere il viaggio con altre persone; oggi tra i nostri utilizzatori ci sono anche persone “insospettabili” come businessman di ceto alto, segno che è avvenuto lo scatto di mentalità e che siamo riusciti nel nostro intento di massificare il servizio. In Italia abbiamo trovato condizioni strutturali favorevoli al nostro sviluppo: i costi di mantenimento dell’auto sono molti alti (pensiamo per esempio al caro assicurazioni), il prezzo della benzina continua a mantenersi elevato e, a differenza di altri Paesi europei, le autostrade sono a pagamento.

Le persone ci scelgono non solo perché c’è un indubbio risparmio rispetto alle altre alternative di trasporto (lo pensa così ben il 99% degli intervistati secondo una ricerca condotta in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna), ma anche per l’esperienza sociale che diventa predominante con BlaBlaCar. Il viaggio diventa occasione per fare conoscenza con altre persone, che hanno esperienze di vita molto diverse tra di loro. Un altro plus del nostro servizio è il risvolto ambientale: si riduce il traffico, il numero delle automobili in circolazione e come conseguenza diminuiscono le emissioni inquinanti di C02 oltre che la necessità di costruire parcheggi e infrastrutture. Infine, non bisogna dimenticare il valore della community, che ci differenzia da un sito di autostop o di annunci di passaggi e al contempo contribuisce ad aumentare la percezione di sicurezza. Così come è strutturata, la community contribuisce infatti a superare una delle principali barriere all’ingresso riducendo l’asimmetria informativa con un sistema di controllo volto ad accertare l’identità degli utenti e rappresenta per noi una cartina di tornasole che ci aiuta a capire come stiamo lavorando.

L’economia collaborativa non è un fenomeno nuovo. Come spiega il recente boom?

La sharing economy ha ovviamente origini più antiche rispetto all’avvento di BlaBlaCar, ma solo negli ultimi anni da fenomeno di nicchia qual era si è esteso alle masse; significativa in tal senso la copertina dell’Economist del marzo 2013 (con riferimento all’Italia il portale tematico Collaboriamo.org registrava a maggio 2014 ben 97 piattaforme collaborative più 41 servizi di crowdfunding, ndr). Su questo shift hanno influito gli avanzamenti tecnologici e i cambiamenti dal punto di vista socio-culturale (la crisi economica ha reso i consumatori più sensibili e ricettivi verso le opportunità di risparmio). La condivisione dell’auto esisteva già negli anni ’80; c’era un bisogno latente, insoddisfatto che BlaBlaCar ha cercato di rispondere.  

Il vostro attuale modello di business si basa principalmente sugli investimenti dei Venture Capital. All’estero BlaBlaCar trattiene una piccola percentuale su ogni transazione effettuata sulla piattaforma, anche voi pensate di adottare un simile meccanismo di finanziamento in Italia? Se sì da quando e come funzionerà? Pensate che l’introduzione della fee possa deludere alcuni dei vostri utenti più affezionati?

Da quest’anno ci adegueremo al modello francese, che richiede il pagamento anticipato con carta di credito e il trattenimento di una percentuale (la somma viene corrisposta al termine del viaggio al netto della commissione trattenuta da BlaBlaCar). Questa novità influisce in maniera significativa su come la piattaforma sarà concepita e utilizzata: non più semplice compravendita di passaggi, ma vera e propria intermediazione domanda-offerta. Come conseguenza, il conducente riceverà per esempio l’importo direttamente sul conto corrente e non dovrà più preoccuparsi di gestire manualmente il sistema di prenotazione. Inoltre, il pagamento non avverrà più via cash (con gli eventuali problemi di resto che ne derivano), ma elettronicamente. In altri Paesi dove BlaBlaCar è presente il sistema è stato accolto bene; siamo perciò convinti che anche in Italia la risposta sarà positiva. I nostri utenti sono consapevoli che per garantire il corretto funzionamento del servizio sono necessari investimenti. Per l’occasione stiamo predisponendo una campagna di comunicazione per educare i consumatori (soprattutto quelli poco avvezzi ai pagamenti elettronici) e informarli dei cambiamenti.

Il sito Bloomberg ha annunciato che Google starebbe lavorando a un servizio di ride sharing simile a quello attualmente offerto da voi e in parte da Uber…

Al momento si tratta solamente di un’indiscrezione, comunque la notizia non ci preoccupa perché noi di BlaBlaCar operiamo su lunghe distanze e perché, a differenza di Uber, il conducente non è attivato on the demand, ma avrebbe comunque fatto quel viaggio. Francamente mi sento di escludere almeno per il momento l’ingresso di un player internazionale come Google; in ogni caso, se vera, si tratta della conferma che qualcosa si sta muovendo.

Quali sono i vostri principali competitor e come pensate di superarli? Avete in programma novità per il 2015?

Abbiamo la fortuna di occupare una nicchia di assoluta leadership. Car2Go, Enjoy e simili non sono per noi competitors in quanto offrono un servizio di car sharing (il parco auto non è di proprietà del singolo ma di enti, istituzioni e aziende) su tratte brevi e prevalentemente in contesto urbano. Noi ci rivolgiamo agli stessi utenti, che devono percorrere tratte più lunghe (la distanza media degli itinerari BlaBlaCar è di 300 km) o raggiungere località non servite dalla rete dei trasporti. Per il 2015, oltre alle novità illustrate sopra, abbiamo in programma nuove aperture per consolidare la nostra presenza all’estero nei mercati chiave, rafforzando ulteriormente l’appartenenza alla grande community globale di BlaBlaCar.

©Futuro Europa®

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