Renzi vuole le elezioni?
Ci sono numerosi smottamenti nella periferia esterna del Governo (Scelta Civica che perde tutti i propri senatori in favore della maggioranza) e nella sua periferia interna (con NCD che a partire dalla elezione di Mattarella ha dovuto alzare la voce).
Contemporaneamente gli avversari sono, al minimo, in un momento di confusione: Grillo è assente dal dibattito politico da settimane, Berlusconi è alle prese con lotte intestine e occupato a contrastare le spinte centrifughe di pezzi importanti del suo partito. Solo Salvini gode, a livello di sondaggi, di una popolarità crescente che, in realtà, è ancora molto teorica, mancando il suo progetto di un radicamento in due terzi del paese nonché di strutture e contatti qualificati in tutto il centro sud: troppo presto per considerarlo davvero pericoloso.
Renzi dopo aver inanellato l’elezione di Mattarella ha aumentato i propri margini al Senato depredando Scelta Civica e ha saputo anche mostrare all’NCD di non esser disposto a tollerare alleati troppo riottosi. Sembra assolutamente in grado di compattare le proprie fila in vista delle possibili elezioni. Elezioni che avrebbero un duplice senso: da un lato costruire una maggioranza più solida, frutto dei nuovi e favorevoli rapporti di forza con una opposizione spaccata, dall’altra conferire quella legittimità tramite voto che è mancata agli ultimi governi.
Ovviamente pare impossibile comprendere se andare alle urne sia o meno la strategia del Premier, ma va da sé che lo scopriremo relativamente presto. Se nelle prossime settimane vedremo il governo tentare di quantificare il proprio consenso con quei piccoli regali all’elettorato tipici del periodo pre-elettorale (sulla falsariga dei famosi 80 euro) allora sapremo che Renzi sta cercando di valutare le proprie forze e potremo immaginare che spingerà per andare alle urne con o senza nuova legge elettorale.
Sarebbe saggio che tutti gli attori politici tenessero conto di questo scenario, in particolare coloro i quali si rifanno alla tradizione moderata e cattolica nazionale. In assenza infatti di una opposizione minimamente strutturata potrebbe spettare ai centristi essere o il perno dell’alternativa all’attuale compagine di governo o essere almeno l’anima critica di una nuova maggioranza a guida renziana.
Una interessante possibilità, ma soprattutto una grande responsabilità, per gli eredi della tradizione centrista italiana.