Ius soli e unioni civili, avanti tutta ma navigazione a vista
Il governo fila spedito sulla via delle riforme. E pazienza se lo fa tutto solo, pare affermi Renzi, l’importante è non fermarsi. Nella notte tra venerdì e sabato la Camera ha ultimato l’esame degli emendamenti al disegno di legge di Riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione, approvando gli articoli del provvedimento. Presenti al voto solo i deputati del Pd perché le opposizioni hanno lasciato l’aula. Il voto finale al testo è previsto a inizio marzo.
La tensione in Parlamento resta alta. Tra accuse di “deriva autoritaria” e sessioni fiume, i deputati arrivano anche alle mani, trasformando il Parlamento in una sorta di ring. Insomma, il clima non è certo idilliaco per affrontare, oltre le riforme costituzionali, altre tematiche che potrebbero riaccendere gli animi. Quali? Le unioni civili e lo ius soli, per esempio. Il premier, Matteo Renzi, si prepara a mettere sotto scacco maggioranza e opposizione. Il testo è redatto dalla piddina Monica Cirinnà ed è già avviato nelle commissioni. L’idea trapelata nei giorni scorsi dalle parti di Palazzo Chigi è quella di votare le due misure non appena i deputati avranno varato le riforme costituzionali.
Lo ius soli dovrebbe essere “temperato” e riguarderà i figli di immigrati che hanno concluso un ciclo di studi. La nuova legge sulle unioni civili, invece, dovrebbe approdare in Senato a marzo, ispirata al modello tedesco che, pur non prevedendo un’equiparazione vera e propria al matrimonio, riconosce alle coppie omosessuali i diritti principali, come la pensione di reversibilità e i diritti ereditari, mentre esclude le adozioni. In questo caso, però, il ddl Cirinnà aprirebbe uno spiraglio nuovo. L’eccezione riguarderebbe le cosiddette adozioni “interne”, ossia quelle in cui uno dei partner può adottare il figlio del convivente.
Sul versante ius soli è al lavoro un’altra piddina, Marilena Fabbri che sta cercando di valutare anche eventuali maggioranze affinché la norma possa passare. Proprio per questo i tempi potrebbero allungarsi e il testo non dovrebbe arrivare all’esame del Parlamento prima di due mesi. Con la fine del patto del Nazareno, però, il clima si è arroventato e nonostante Renzi ostenti su Twitter la solita sicurezza circa i numeri per far approvare le riforme, l’opposizione che può sfociare nell’ostruzionismo di Forza Italia, aggiunta a quella del M5S e degli altri gruppi, qualche piccolo problema lo potrebbe anche creare. Buttare altra benzina sul fuoco, con il passaggio di due ddl così delicati dal punto di vista politico, in questo momento non è certo la scelta migliore. Ma c’è tempo per rispettare l’agenda del governo. A partire del prossimo Cdm in programma il 20 febbraio.