La Lituania nell’Eurozona
La strada per l’introduzione di una moneta unica prese il via con gli Accordi Europei di Cambio – AEC (o Exchange Rate Mechanism – ERM o anche Meccanismo di Cambio Europeo – MCE). Si trattata vi un sistema introdotto nell’Unione europea durante il 1979 per gli stati appartenenti al Sistema Monetario Europeo (SME). Il loro fine era la riduzione della variabilità del tasso di cambio tra le valute dell’Unione Europea per raggiungere la stabilità monetaria. Gli AEC terminarono il 31 dicembre 1998, per introdurre un sistema più robusto e meno dedito alle speculazioni, i tassi di cambio dell’ECU dei paesi appartenenti all’eurozona furono fissati irrevocabilmente, stabilendo altresì che il valore dell’euro corrispondesse a quello dell’ECU. Poiché per tutti i nuovi Stati membri dell’Unione europea è obbligatorio aderire all’euro, essi si impegnano a sostituire le valute nazionali con la moneta unica. Passo principale da compiere è l’ingresso delle diverse valute nel nuovo meccanismo di cambio europeo.
L’euro fu introdotto come unità di conto virtuale il 31 dicembre 1998 in 11 stati membri dell’Unione europea, mentre sotto forma di monete e banconote il 1º gennaio 2002. Il primo allargamento avvenne nel 2001 con l’adesione della Grecia; ciò le permise di introdurre le nuove banconote e monete contemporaneamente agli undici stati originari. In seguito la moneta è stata introdotta in Slovenia (1º gennaio 2007), Cipro e Malta (1º gennaio 2008), Slovacchia (1º gennaio 2009), Estonia (1º gennaio 2011), Lettonia (1º gennaio 2014)e Lituania (il 1º gennaio 2015). I trattati di adesione seguono un iter che abbiamo già descritto in articoli precedenti e la conditio sine qua non è che vengano rispettati i parametri economici stabiliti con il Trattato di Maastricht (1992). Alcuni microstati godevano di particolari accordi monetari prima dell’introduzione della moneta unica, a questi è stato concesso di adottare l’euro, ma non di partecipare alle decisioni relative agli affari economici e monetari e quindi non presenziano le riunioni dell’Ecofin. Questi stati furono Monaco, San Marino, Città del Vaticano e Andorra, quest’ultima lo iniziò ad utilizzare inizialmente senza un accordo con la BCE, che venne raggiunto in un secondo momento (30 giugno 2011) e la moneta iniziò a circolare dal 1 gennaio 2014. Tutti gli altri membri dell’Unione europea devono adottare l’euro, ad eccezione della Danimarca, comunque membro degli accordi europei di cambio Aec II, e del Regno Unito, i quali hanno ricevuto una deroga dal Trattato di Maastricht (clausola di opt-out).
Il diciannovesimo ed ultimo paese ad adottare l’euro è stata la Lituania, terzo ed ultimo tra i paesi baltici, dopo la Lettonia (dal 1° gennaio 2014) e l’Estonia (dal 2011). 370 milioni di monete e 132 milioni di banconote rimpiazzeranno i vecchi litas in circolazione (tasso di conversione: 1 euro per 3,4528 litas). In un momento particolarmente difficile per l’Europa e di scarsa considerazione nel grande pubblico per l’euro viene da chiedersi il perché di questa scelta. Infatti la stessa opinione pubblica lituana non appare così entusiasta del passaggio alla moneta unica europea, pensiamo che nel 2003, quando ancora non si erano scatenati i sentimenti anti-europeisti post-crisi, si tenne in Lituania un referendum per l’adesione all’Unione Europea. Il problema principale fu quello di superare il quorum del 50 per cento degli aventi diritto previsto dalla legge lituana. Alla fine, l’affluenza fu del 63 per cento. Il “sì” stravinse con il 91 per cento dei voti e meno del 9 per cento, 150 mila voti in tutto il paese, furono per il no. La crisi ed una governance che nelle passate legislature non ha saputo gestire con dovizia di causa il “sentirsi” europei ha spazzato via molte certezze e consensi, ma i motivi per il passaggio all’euro non mancano.
Innanzitutto esiste un obbligo formale per gli appartenenti alla UE di adottare la moneta unica, ma questo pare più formale che sostanziale. La Svezia sarebbe obbligata dai trattati ma finora se ne è tenuta alla larga, grazie ad un referendum che bocciò l’adesione all’euro nel 2003. Lo stesso vale per la Polonia, Ungheria e la Repubblica Ceca non hanno ancora preso chiaramente posizione e altri ancora non rispettano i requisiti economici (Croazia, Bulgaria e Romania). La Lituania aveva già chiesto di aderire all’euro nel 2007, ma le era stato detto di aspettare, in quanto la sua economia era poco allineata a quella dell’eurozona.
Le previsioni di crescita della BCE rispetto al PIL dell’eurozona è intorno allo zero, -0,4% nel 2012, zero spaccato nel 2013, per il prossimo anno un non esaltante +0,8%. Al contrario il PIL lituano, invece, ha registrato un +6,1% nel 2011, un +3,8% nel 2012 e un +3,3% nel 2013. La previsione per il 2015 è di un altro più 3 per cento: sono percentuali che in questi anni si sono viste, nell’Unione Europea, solo nelle repubbliche baltiche vicine, Lettonia ed Estonia. Il rapporto tra debito pubblico e PIL è al 39 per cento (2013), anche in questo caso tra i più bassi dell’UE. I tagli alla spesa dovuti alla crisi hanno abbattuto l’inflazione dal 12,5% allo 0,4% odierno, appena sopra lo 0,3% dell’Eurozona e ben lontano anche dal 2% che è il target della BCE. Un sondaggio Eurobarometer del settembre scorso mostra che i lituani favorevoli all’introduzione dell’euro sono il 47 per cento, contro un 49 per cento di contrari; il 44 per cento pensa che l’euro avrà conseguenze positive o molto positive per il Paese, contro un 48 per cento di pessimisti. Un risicato 51 per cento ha dichiarato che la Lituania è pronta per la moneta unica. La maggiore paura dei cittadini è che l’introduzione della moneta unica porti ad un aumento generalizzato dei prezzi,
D’altronde i favorevoli possono schierare molte frecce nel loro arco, il rating del paese salirà agli occhi degli investitori esteri e i conti pubblici potranno sfruttare i tassi di interesse minori (la banca centrale prevede una diminuzione media dello 0,8 per cento nel prossimo futuro). La semplificazione conseguente dall’adozione dell’euro nelle transazioni internazionali portano a prevedere un aumento del PIL nel lungo periodo dell’1,3 per cento. D’altronde come dichiara il governatore della Banca Centrale Lituana, Vasiliauskas, la politica monetaria del paese di fatto già usava la moneta unica europea, la litas era agganciata all’euro fin dal 2004 e circa il 70 per cento dei prestiti è già denominato in tale valuta. «Di fatto – ha detto – abbiamo l’euro già ora».
Resta un’ultima considerazione da non sottovalutare. Il mercato del lavoro lituano è particolare essendo la Lituania un paese ad alta emigrazione la cui popolazione è calata addirittura di un quinto negli ultimi 25 anni. La scarsa preparazione della manovalanza fa sì che i salari siano bassi e con l’entrata nell’Eurozona si presume che, pur essendo già cresciuti del 5 per cento in termini reali nel 2014 – aumentino ancora, più di quanto aumenterà la produttività. Questo porterebbe ad un incremento dei prezzi portando l’inflazione sopra la media europea: i beni e servizi lituani potranno quindi diventare più costosi e il paese perdere pericolosamente competitività. Sarà fondamentale l’azione del governo lituano per prevenire fenomeni di questo tipo, infine, last but not least, da vedere come si potranno ulteriormente deteriorare i rapporti, già tesi per l’appoggio della Lituania all’Ucraina, tra il paese baltico e la Russia. L’entrata nella moneta unica non può che spostare ulteriormente il baricentro dello stato verso occidente e quindi il rischio di ulteriori boicottaggi economici da parte dell’ingombrante vicino aumenta in maniera esponenziale.