Monicelli, la vedova e i premi
A Grosseto da tre anni si celebra il Premio Monicelli, nell’indifferenza generale, chiaro, ché la Maremma è Kansas City, come diceva Bianciardi, periferia del mondo di cui nessuno parla. Quest’anno a smuovere le acque d’un premio inutile – come la maggior parte dei premi che si assegnano nel Bel Paese – ci pensa Chiara Rapaccini, vedova Monicelli. Una lettera di fuoco per dissociarsi da Mario Sesti e company (leggasi: organizzatori), ché lei avrebbe voluto Pif sul banco dei premiati, mica Verdone!
La vedova Monicelli critica un premio al quale – bene o male – partecipa da tre anni, dice che nessuno l’ha interpellata, che il suo giudizio non conta, che il lavoro del compagno è lontano mille miglia dalle commedie di Verdone, Veronesi, Scamarcio e Brizzi. Un’affermazione sulla quale non ci piove, una cosa talmente evidente che forse persino Mario Sesti l’ha capita, anche se i nomi dei premiati sono proprio quelli sopra riportati. Ma Chiara Rapaccini ci sorprende, ché ci sembra abbastanza navigata per covare ancora illusioni sui premi.
Il cinema è una cosa seria soltanto sul grande schermo, il vero intenditore lo guarda in solitudine, in religioso silenzio, magari persino su dvd e supporto gigante, ma sta lontano dai premi come dalla peste. Fellini docet. Al Teatro Moderno di Grosseto, magari ci andremo se passeranno un Monicelli inedito, mica a vedere l’ultima boiata di Verdone o uno dei tanti capolavori di Veronesi, che ci delizia persino alla radio, una corbelleria tira l’altra, tanto è toscano e i toscani possono dire tutto, ormai. Ah, pure io sono toscano, e anche Mario Sesti, mi pare. Monicelli no, ma era viareggino d’adozione. E un talento come il suo ci manca tanto. Sarebbe meglio non sporcarne il ricordo con premi assegnati a chi c’entra poco o niente con la sua imbarazzante eredità. Altrimenti il prossimo anno organizzo il Premio Bergman a Piombino e l’assegno a Stefano Simone. Scusami Stefano, era per fare un paragone… so che capirai.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]