Cile, l’ombra della corruzione sul figlio della Presidente Bachelet

Quando lunedì scorso Michelle Bachelet è ritornata alla storica residenza della Presidenza della Repubblica, la Moneda, ha trovato una situazione molto diversa da quella di tre settimane fa, quando è andata in ferie. Aveva lasciato una situazione politica segnata da due vicende forti. Durante tutto il mese di dicembre e gennaio sulle forze di Alianza, il raggruppamento che con RN e UDI costituisce l’opposizione di centro destra, si era abbattuto lo scandalo Penta, una serie di finanziamenti illegali in quanto non registrati. Ad accrescere la tensione nella vita politica del paese, sabato 31 gennaio la Bachelet ha presentato il suo progetto di depenalizzazione dell’aborto, si ricordi che il Cile è uno dei sette paesi al mondo in cui esiste una proibizione totale dell’aborto. Il disegno di legge inviato al Congresso prevede l’interruzione della maternità in tre casi: violenza, rischio di vita per la madre, gravi anomalie del feto.

Pur facendo parte del programma sul quale la Nuova Mayoria, il vecchio centro sinistra più il partito comunista, l’ha eletta alla presidenza, il progetto accende subito un forte dibattito, anche dentro la stessa maggioranza presidenziale. Non basta l’invito rivolto a tutti dalla Bachelet ad affrontare il tema con il dialogo, il reciproco rispetto e la tolleranza. Le viene in aiuto la presidente del Senato Isabelle Allende, figlia del vecchio presidente assassinato dai golpisti, che in una forte dichiarazione ricorda come il progetto di legge sull’aborto sia in sintonia con i diritti umani nel mondo. Il segretario del Partito Socialista Osvaldo Andrade ricorda che la legge in discussione è l’attuazione di una promessa elettorale. Durissima la reazione della Chiesa Cattolica e del mondo a lei vicino. Spicca quella del rettore dell’Università Cattolica Ignacio Sanchez: “nessuna legge, approvata o no dal Parlamento, farà si che nelle nostre strutture si pratichino aborti, se c’è qualcuno disponibile lo vada a fare in altre strutture”. Ma, se erano attese le reazioni negative dei partiti di centro destra, inattese sono invece quelle della Democrazia Cristiana, parte integrante da sempre della maggioranza. Dibattito forte dentro il partito e nei gruppi parlamentari, dove regnano opinioni diverse, il segretario politico della DC ha chiuso la questione chiedendo rispetto per il voto che ognuno darà secondo la sua coscienza.

Il dibattito sull’aborto si era quasi chiuso, essendo stata rinviata a marzo la sua approvazione, quando, tre settimane fa, è esploso lo scandalo del figlio della Bachelet, Sebastian Davalos. Il giornale “Que Pasa” pubblica un articolo dove rende noto che il giorno dopo la relazione della Bachelet alla fine del 2013, Natalia Compagnon, moglie del figlio della Presidente, aveva ricevuto un prestito di 10 milioni di dollari. La piccola società Caval con il prestito comprerà dei terreni che, con il cambio di destinazione, permetterà un profitto enorme. Il figlio della Bachelet, nato nella Germania comunista quando lei era in esilio, è direttore del Servicio Socio culturale della Presidenza della Repubblica.

È una marea di critiche, di interrogazioni parlamentari, di denunce alla Magistratura quella che l’opposizione scatena immediatamente. Sebastian Davalos resiste una settimana in silenzio, poi convoca una conferenza stampa in cui, rifiutando domande, si dimette riaffermando però la sua onestà personale. Appena rientrata alla Moneda, dopo un riunione con il comitato politico, la Bachelet affronta la situazione dichiarando: “Per me, come madre e presidente, sono stati momenti dolorosi, conosco le mie responsabilità come Presidente, ma continuerò a lavorare affinché si crei una nazione più giusta ed equa, rispetterò la fiducia che mi hanno dato i cileni”.

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