Affreschi Basilica di Assisi, Sgarbi smentisce Montanari

In seguito all’attacco alle opere di restauro in Basilica mosso da parte dello storico dell’arte Tomaso Montanari il 19 febbraio scorso sulle pagine di Repubblica, Vittorio Sgarbi ha ritenuto opportuno recarsi il giorno seguente in missione autoptica alla Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi. Ha deciso di vederci chiaro e confrontare la documentazione fotografica presentata da Montanari. Ne risulta il Suo articolo pubblicato il 22 sul Giornale, in cui smentisce l’allarme lanciato dal collega, parlando di “restauri perfetti e irreprensibili”. Nel frattempo, il soprintendente dell’Umbria, Fabio De Chirico ha sospeso preventivamente ogni intervento.

A sostegno di questa operazione mediatica di Montanari ci sarebbe appunto solo una documentazione inadeguata. “Infatti, le immagini pubblicate, prima e dopo il restauro degli affreschi di Simone Martini e dell’ambito di Giotto, di cui si discute, riguardano pitture che non sono state restaurate. Neppure toccate dopo l’intervento del 1968. Le apparenti differenze dipendono non dal restauro che non c’è stato, ma dal trucco fotografico, fino al punto di presentare un particolare della Crocefissione attribuita a Giotto, non sfiorata dal restauratore, con una fotografia sfocata.”

Il professore Sergio Fusetti, dal 2006 responsabile delle operazioni di restauro e manutenzione all’interno della reverenda Fabbrica di San Francesco, con i suoi 10 mila metri quadrati di superficie affrescata, in cui è entrato nel lontano 1974, spiega: “Mi attaccano sulla cappella di San Nicola dove due anni fa alla chiusura dei lavori espressero il loro benestare entusiasta soprintendenti, storici dell’arte e l’allora ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi, che presenziò alla cerimonia di presentazione degli affreschi restaurati.” Il restauro del transetto era seguito al terremoto del 27 settembre 1997, quando era crollata rovinosamente la vela di Cimabue, e ora si tratta di manutenzione ordinaria e, dunque, non di restauro.

Invece, Montanari scrive: “Ma a preoccupare è soprattutto ciò che si vede dall’altra parte del transetto, e nella cappella di San Nicola. Qui il restauro si è già concluso, ed è possibile valutarne gli effetti. Che – per chiunque conoscesse bene questi affreschi – sono impressionanti: non siamo più di fronte alle stesse opere. Qui è attiva la bottega di Giotto, intorno al 1315: e almeno nella Crocifissione è possibile ravvisare un suo stesso intervento. Ebbene, proprio il celebre gruppo della Madonna che sviene ai piedi della Croce ha ora una scalatura cromatica e un chiaroscuro completamente diversi da quelli noti. Accanto, le sublimi mezze figure di Santi affrescate poco dopo (1317-19) da Simone Martini sono ancor più cambiate: appiattite, e prive di alcuni dettagli della decorazione. E la Madonna al centro del trittico nella Cappella di San Nicola ha completamente (e irreversibilmente) perso il suo manto.”

E a dargli man forte è il restauratore Bruno Zanardi, a cui Montanari ha chiesto una consulenza: “Avevo visto il cantiere nel 2011, e l’impressione era stata d’un buon lavoro, eseguito da un restauratore che sapevo bravo e esperto. Invece quando sono tornato un paio di mesi fa in Basilica con i miei allievi ho avuto una sensazione molto diversa. Ho visto un diverso e innaturale emergere dei chiari di visi, manti, fasce decorative, unito a un forte compattamento dei cieli. Quasi l’intervento fosse stato un restauro, quindi una pulitura, un lavaggio, seguito da una reintegrazione con acquarelli. Non una semplice manutenzione, cioè una spolveratura con pennelli di martora.” Ma peccato che Fusetti si sia limitato alla mera spolveratura.

Come rivela Fusetti: “Il collega Zanardi sarà venuto almeno sette-otto volte a verificare il nostro lavoro alla cappella di San Nicola. Ci ha pubblicamente elogiati in un articolo pubblicato sul Giornale dell’Arte [numero del 19 novembre 2012] in cui affermava: “Restauro molto complesso, benissimo eseguito da Sergio Fusetti e i suoi direttori, da Vittoria Garibaldi, soprintendente ai Beni culturali dell’Umbria fino a luglio 2011, inaugurato dall’attuale soprintendente, Fabio De Chirico””. Pur accreditando la regola del “ciò che è stato detto in un preciso momento e luogo non è definitivo, al variare delle condizioni”, Zanardi non si sottrae come adepto al culto del dio latino Giano.

Voci di corridoio annunciano che il MiBACT è pronto a istituire una commissione internazionale, forse proprio secondo il prognostico sgarbiano: “La commissione eviterà di dire la verità e sistemerà tutto secondo la posizione ritenuta più politicamente corretta.” Eppure i sopralluoghi in situ del Ministero sono sempre stati constanti. Fusetti, formatosi presso l’Istituto Centrale per il Restauro, per il restauro concluso ha collaborato con diciotto ditte provenienti da tutta Italia. Ogni intervento di cantiere è partito previa approvazione del progetto regolarmente presentato all’Istituto superiore di conservazione e restauro, e alla soprintendenza. C’è da riconoscere che la tensione in campo di nomine politiche sotto il tetto della Soprintendenza dell’Umbria si fa sentire.

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