Il doppio gioco del Pd e di Ncd e Udc

La tipica ipocrisia italica ormai ha superato sé stessa sullo scenario politico del nostro Paese.

Partiamo da Renzi e dal Pd: molti osservatori politici ritengono che il modo di procedere del nostro premier, soprattutto con l’ipotesi della costruzione del Partito della Nazione, sottenda un disegno egemonico centrista senza confini a destra e a sinistra. Quasi una riedizione della scomparsa Democrazia Cristiana. Questa visione ha un suo comprensibile fascino. Si dimentica però che, nella realtà, Renzi e il suo schieramento sono membri del Partito socialista europeo che per storia e cultura è di sinistra e non di centro.

Per converso, per ciò che riguarda i popolari italiani, è davvero singolare che il presidente Schifani, in una sua intervista giornalistica, e il senatore Casini, nel corso della trasmissione televisiva Otto e mezzo, stigmatizzino quanti non ancora aderiscono a un progetto unitario tra tutti coloro che oggi si riconoscono nel Ppe.

Parlano proprio loro che, ignorando i ripetuti appelli all’unità lanciati dai Popolari per l’Italia di Mario Mauro, sono i primi a esprimere volontà egemoniche nei confronti di chi, pur essendo collocato tra i popolari italiani, non accetta di essere assorbito sic et simpliciter nelle loro rispettive sigle d’appartenenza.

Aggiungo che l’avvenuta unificazione dei due gruppi parlamentari sotto la sigla Area Popolare è un fatto assolutamente formale e non sostanziale. Infatti, quando Ncd e Udc pensano di andare uniti alle elezioni regionali, nel titolo appaiono i rispettivi simboli di appartenenza; quando questo non è possibile, un partito va verso candidati di destra, l’altro verso candidati di sinistra, in barba alla loro presunta ritrovata unità. Per non parlare poi degli ondivaghi atteggiamenti nei confronti di Forza Italia, che annovera ben 13 parlamentari europei nel Ppe contro i 3 di Ncd e Udc.

Tutto questo nella certezza di recuperare più voti, dimenticando il proverbio cinese che afferma: “E’ difficile acchiappare un gatto nero in una stanza buia, soprattutto quando non c’è”. Non resta dunque, per il bene del nostro Paese, che fare nostra la speranza espressa dal presidente Cossiga prima della sua scomparsa: “Che dio salvi l’Italia”.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e Membro del Bureau PPE a Bruxelles]

Condividi
precedente

Il vivaio europeo dell’Isis

successivo

Festival Habanos

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *