Cronache britanniche
Londra – È fatta. A distanza di tre settimane dall’approvazione da parte della Camera dei Comuni, anche la Camera dei Lord ha dato il suo assenso alla “fecondazione in laboratorio” di un bambino con DNA di tre diversi genitori. Pareva che il disegno di legge dovesse arenarsi di fronte alla resistenza dei senatori più conservatori, e invece, alla fine ha prevalso il supporto alla comunità scientifica, sebbene anch’essa divisa. Grazie ai 280 voti a favore Westminster diventa il primo Parlamento al mondo ad autorizzare la donazione mitocondriale, che prevede la fecondazione in vitro utilizzando il patrimonio genetico di padre, madre e donatrice con la sostituzione del Dna mitocondriale materno “difettoso”.
Ovviamente non è stato semplice superare l’opposizione e le perplessità sollevate dalla Chiesa sia anglicana che cattolica, dalle frange politiche più conservatrici, come dalla stessa comunità scientifica che però alla fine ha dato il suo consenso. Doug Turnbull, che ha guidato un team di ricercatori dell’Università di Newcastle, diventando di fatto, tra i pionieri di questa tecnica, ha espresso la propria soddisfazione per tutti i pazienti e famiglie che ne potranno usufruire. Dello stesso avviso Sarah Norcross, direttrice di PET (Progress Educational Trust), la nuova legge “è una vittoria indiscutibile per le famiglie, che insieme ai propri consulenti medici, sono i soggetti più adatti a decidere se la donazione mitocondriale sia la cosa più giusta per loro”.
L’opposizione più dura in parlamento è invece arrivata da John Gummer che fino all’ultimo ha messo in discussione la legge sostenendo che sia in contrapposizione alle normative europee. I suoi emendamenti contro l’approvazione sono stati supportati anche all’infuori del Regno Unito, in particolare in sede europea da un gruppo di europarlamentari guidati dallo slovacco Miroslav Mikolask. Ma il caso più “eclatante” è quello di una cinquantina di parlamentari italiani, che hanno firmato una petizione e scritto direttamente una lettera al Times per esprimere il loro dissenso.
Secondo i firmatari (senza distinzione di colore politico), tra i quali La Russa, Giorgetti e Preziosi “è un intervento d’ingegneria genetica azzardato, che riguarda tutta la comunità umana, non potendo fermarsi solamente all’interno dei confini del Regno Unito; la creazione di tali embrioni può avere conseguenze incontrollate e imprevedibili, che investiranno le generazioni future modificandone in modo irreversibile il patrimonio genetico, destinato alla diffusione all’interno della specie umana”.
Che dire, quando il nostro parlamento sarà in grado di discutere apertamente e civilmente un disegno di legge del genere, allora potremmo anche permetterci di mettere il becco negli affari altrui, ma fino ad allora mi verrebbe da suggerire che forse sarebbe meglio occuparci dei nostri problemi. Per fortuna comunque la nostra comunità scientifica offre anche una visione più schiusa e all’avanguardia; infatti, secondo Andrea Borini, presidente della Società italiana di fertilità e sterilità, sebbene qualche margine d’incertezza ci sia, come sempre quando si tratta di medicina, “al momento questa è l’unica possibilità concreta per evitare certe terribili malattie e tutta la sperimentazione fatta finora è confortante”.