Il fronte interno

In Italia ci si annoia raramente. Questa settimana il fronte interno è stato caratterizzato da vari eventi vivaci: l’approvazione della legge sulla responsabilità civile dei giudici, i tentativi di riordino dell’informazione RAI, l’OPA di MEDIASET su RaiWay, la visita di Grillo e Casaleggio a Mattarella e le risse nel PD. Vediamoli brevemente.

La Legge sui giudici modifica la vecchia Legge Vassalli in almeno tre punti significativi: aggiunge ai casi di dolo, colpa grave e denegazione di giustizia, quello di “travisamento del fatto e delle prove”, che è una fattispecie piuttosto opinabile e potenzialmente pericolosa; porta a metà dello stipendio la eventuale rivalsa nei confronti dei giudici; elimina il filtro della previa dichiarazione di ammissibilità da parte del Tribunale. Le ragioni sono varie: non è esatto che “ce lo chieda l’Europa” (l’Europa chiedeva soltanto di estendere la responsabilità anche alla Cassazione); è vero invece che, in linea di principio, nessuno deve potersi sottrarre al principio che “chi sbaglia paga”; ed è un fatto che  la Legge Vassalli aveva funzionato finora in misura estremamente ridotta. L’ANM ha reagito scompostamente, com’è usa fare, con un linguaggio demagogico e offensivo per le istituzioni. Le sue posizioni sono inammissibili. Detto questo, la nuova legge (che rappresenta una vecchia istanza del centro-destra) non manca di sollevare dubbi per il funzionamento della Giustizia. L’ho scritto in passato e lo ripeto: il rischio è che i giudici attuino una specie di sciopero bianco, evitando qualsiasi decisione che possa prestare il fianco a un giudizio di rivalsa. Anche loro, dopotutto, “tengono famiglia”. Però non deve essere necessariamente così. La legge non ha introdotto la possibilità di richieste giudiziarie direttamente ai giudici. Il sistema resta quello di giudizio allo Stato, il quale dovrebbe poi rivalersi nei confronti del singolo giudice. Davanti a chi si celebreranno i giudizi pertinenti? Evidentemente davanti alla Giustizia ordinaria, cioè agli stessi giudici. Pare difficile immaginare che questi operino con leggerezza nei confronti dei loro colleghi, cioè del corpo a cui appartengono. È invece pensabile che essi saranno molto restrittivi nel giudicare le varie ipotesi di responsabilità, come lo sono stati finora nel  valutare dolo o colpa grave. Finché saranno i giudici a decidere sulla responsabilità di altri giudici, insomma, non credo che vi siano troppe ragioni di allarmarsi. Resta, naturalmente, il rischio di moltiplicare i “processi contro i processi”, intasando i tribunali, beneficiando chi ha i mezzi per pagarsi l’assistenza legale necessaria e obbligando giudici anche corretti a spendere soldi e tempo a difendersi. Il Ministro Orlando ha avvertito che l’applicazione della legge verrà costantemente monitorata, per correggerla ove occorresse. È giusto che così sia. Intanto i Magistrati si rassegnino ad accettare un principio di responsabilità, confidino nel sistema giudiziario nel suo insieme per evitare abusi e continuino a fare serenamente e non burocraticamente il loro lavoro.

I dirigenti della RAI hanno individuato un metodo abbastanza traumatico per realizzare risparmi milionari. Non so se sia il metodo giusto (il sen. Gasparri, con il suo solito linguaggio elegante, li ha accusati di ogni turpiduine, ma non fa testo). Una cosa però mi sembra essenziale: che attraverso il riordino sia garantito e ampliato il diritto degli utenti ad una informazione completamente libera, imparziale e a molte voci. E lasciamo ai responsabili di essa di scegliere professionalmente i contenuti, liberandoci finalmente dal fastidioso stillicidio di “non notizie”, per rispetto al bilancino che obbliga a occuparsi di tutte le esternazioni, comprese le più vacue, di politici in cerca di pubblicità (il più delle volte, parole su parole). Si guardi ai migliori modelli europei, soprattutto alla BBC e si dia al pubblico quello di cui il pubblico ha diritto.

L’OPA di MEDIASET su RaiWay ha sollevato i soliti allarmi nella sinistra statalista. Bene ha fatto il Presidente del Consiglio a ricordare che si tratta di un’operazione di mercato, non politica, riaffermando però al tempo stesso che lo Stato manterrà il 51%, cioè il controllo, perché le risorse dell’etere appartengono a tutti e non possono essere svendute al migliore offerente. Spetta ora ai talibani di Berlusconi  provare che la vicenda non ha nulla a che vedere con la politica, evitando  il consueto zelo a difesa del partito-azienda.

La visita di Grillo e Casaleggio al Quirinale è un segno inatteso e benvenuto di ragionevolezza. Altrettanto lo sono i commenti sul blog di Grillo, che parlano di incontro “cordiale e costruttivo”. Il Presidente fa benissimo a ricevere gli esponenti di tutte le forze politiche e queste, se non sono becere come la Lega salviniana, fanno bene ad andarci e a comportarsi civilmente. La democrazia repubblicana è anche questo. I 5Stelle hanno presentato al Capo dello Stato un memorandum in dodici punti. Salvo il “reddito di cittadinanza”, che è pura demagogia, il resto è condivisibile: limite alla decretazione di urgenza, difesa del ruolo del Parlamento (ma allora la smettano di avvilirlo con l’ostruzionismo delirante), lotta alla mafia e alla corruzione, riforma della RAI, riforma elettorale e così via. Niente che non possa essere condiviso da ogni persona sensata (non hanno invece ripreso le loro follie sull’Europa e sull’euro; che intendano rifilarle in esclusiva a Salvini?). Si stanno civilizzando i grillini? Troppo presto per sperarlo. Un incontro al Quirinale mostra soltanto un certo senso dell’opportunità del momento, ma non altera una linea di fondo negativa. Altro sarebbe se questi  incontri si sviluppassero in un dialogo fiducioso con il massimo rappresentante delle istituzioni, non chiedendogli cose che non può fare, ma ascoltandone la serena saggezza. È una possibilità remota, ma se alla fine, miracolosamente, si verificasse, sarebbe un apporto importante al funzionamento della nostra democrazia.

Noto, per giustizia, che anche Fratelli d’Italia è andata al Quirinale e la combattiva on. Meloni ha evitato commenti tonitruanti. Altro miracolo mattarelliano? Ma che Fratelli d’Italia abbia, nei suoi geni profondi, il rispetto delle istituzioni, non credo sia dubbio.

Le risse nel PD, ora. L’impressione è che, nella parte radicale della sinistra, quella che le primarie del dicembre 2013 hanno sonoramente battuta ed è stata poi sconfessata dai risultati elettorali delle europee, la capacità di autodistruggersi è infinita. Quando vedo i vari Cuperlo, Civati, Fassina, Bersani – gente che ha perso e dovrebbe per decenza seguire le linee decise dalla maggioranza del partito, o andarsene – accanirsi contro un leader legittimamente scelto, mi viene da chiedermi: ma veramente non hanno mai capito nulla? Veramente non hanno capito che la gente è stufa delle beghe partitiche, delle esternazioni, delle ciance e vuole – o meglio, vorrebbe – fatti?

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