Scuola, davvero mai più precari?

La riforma della scuola slitta a domani. Il pacchetto di riforme era previsto per il 27 febbraio (decreto legge e ddl delega), ma in Consiglio dei Ministri arriverà solo quattro giorni dopo. E c’è già chi sostiene che il rinvio si dettato da difficoltà nel definire in maniera precisa il numero di precari da assumere.

“Mai più precari”, questa è in estrema sintesi lo slogan del governo che dovrebbe racchiudere la riforma. Sì, ma quanti? “I numeri precisi non li dico”, ha creato la giusta suspense il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Una precisazione, però, “non saranno assunte persone formate tanti anni fa e che non hanno insegnato negli ultimi anni”. Questo criterio di valutazione riguarderà anche i dirigenti scolastici.

Tornando a parlare del piano assunzioni, la riforma dovrebbe – il condizionale è d’obbligo fino al passaggio in Cdm – eliminare le Graduatorie ad esaurimento (Gae) e dare un posto fisso a 148mila precari. L’impegno del governo è di favorire un accesso esclusivo per concorso dal 2016. I problemi, però, dalle prime analisi sono legati all’effettivo numero di precari da assumere. Per il premier, Matteo Renzi, circa 26mila insegnanti non hanno mai messo il piede in aula e, quindi, il governo non ha intenzione di assumerli perché punta a dare alla scuola insegnanti esperti e di qualità. Resta da chiarire che fine faranno queste 26mila persone e se scompariranno dalle graduatorie.

Forse anche per questi motivi, dal ministero dell’istruzione hanno preferito prendersi qualche giorno di tempo in più per presentare la riforma. Il numero di lavoratori coinvolto è molto alto e il governo vorrebbe evitare di dare il via ad una serie infinta di ricorsi e controricorsi avviati da chi rischia di restare escluso del piano assunzioni. Insomma, per sapere se davvero non ci saranno più precari nel mondo della scuola, bisognerà aspettare ancora un po’.

I dubbi sulle nuove norme sono parecchi. Ai neoassunti verrà chiesto di trasferirsi di provincia o addirittura di regione? Sembra che per rispondere alle richieste della recente sentenza della Corte di giustizia europea, il piano assunzioni potrebbe essere ultimato in due anni e non in uno solo, come si pensava in un primo momento. Le tecnicalità sono molto difficili da risolvere anche nell’ambito dell’organico funzionale. In altre parole, i docenti saranno assegnati alla scuola o a reti di scuole che potranno utilizzarli al meglio, modulando le esigenze di docenza in base alle reali necessità?

Che la partita da affrontare sia particolarmente complessa lo sottolinea anche il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima che aggiunge come “non possa essere affrontata in termini di annunci”. Per Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil “il rinvio conferma l’incertezza e la confusione sui contenuti da dare ai provvedimenti”. Per concludere, il governo dovrà anche risolvere la controversa questione delle scuole paritarie: secondo alcune voci circolate nei giorni scorsi, Palazzo Chigi sembrerebbe intenzionato a garantire la detrazione fiscale per i genitori che iscrivono i propri figli in questi istituti.

A proposito di scuole paritarie c’è da segnalare l’intervento del Presidente dei Popolari per l’Italia: il senatore Mario Mauro si è rivolto a Matteo Renzi su Twitter – “Ehi, Matteo! Mettiamo le detrazioni nel dl ‘Buona scuola’. Più società fa bene allo Stato” – per sollecitare il Governo ad intervenire sul decreto consentendo il finanziamento alle scuole private paritarie anche tramite voucher, buoni scuola o contributi alle famiglie, come già avviene in alcune Regioni italiane (Toscana, Emilia Romagna e Lombardia).

©Futuro Europa®

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