Tsipras, promesse tra utopia e sogni
Grecia – Il partito di estrema sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, ha vinto le elezioni promettendo di porre fine all’austerità imposta dalla troika con il piano di salvataggio del Paese nel 2012. Le dure conseguenze sociali del piano di riforme imposte dalle istituzioni europee si sono rivelate il primo motore della vittoria di Syriza. Più difficile sarà, per il partito di estrema sinistra, trovare un equilibrio fra le promesse elettorali e i limiti imposti dalla realtà economica.
Le promesse elettorali avevano dato volutamente voce al malcontento dei settori più svantaggiati della popolazione: i giovani senza lavoro, gli anziani, i dipendenti pubblici licenziati e coloro che hanno perso la casa. A queste categorie è stato promesso la distribuzione di elettricità gratuita e di buoni pasto, nonché il ripristino della sanità pubblica e il reintegro dei lavoratori licenziati dal precedente governo. Chiaramente un libro dei sogni, subito ridimensionato dopo le trattative in ambito europeo, per l’emissione di un prestito ponte che lasci un margine di quattro mesi alla Grecia, le cui banche sono ormai senza fondi. Durante i colloqui in sede europea è stato ribadito il principio che ogni nuova spesa dovrà essere compensata da nuove entrate fiscali.
In realtà, è proprio in questo settore che il Paese appare difficilmente riformabile. Il contrabbando di benzina e sigarette, ad esempio, non è stato finora scalfito, nonostante le promesse dei governi precedenti. Anche un’imposta sui grandi patrimoni, un classico dei governi di sinistra, appare difficilmente attuabile, vista la massiccia fuga di capitali dal Paese. Il recupero dell’evasione fiscale e il contrasto a corruzione e burocrazia sono incluse nel piano da 7 miliardi che il governo greco di Tsipras ha inviato pochi giorni fa a Bruxelles. Il premier ha affermato che il suo governo non soccomberà al ricatto dei partner della zona euro, aggiungendo di non voler scendere a compromessi per raggiungere un nuovo accordo sul debito.
Le aperture dei partner europei nei riguardi del caso Grecia sono caute, per non creare pericolosi precedenti per quei Paesi europei (vedi Spagna e Portogallo), che sono rimasti fedeli a programmi di austerità fortemente contrastati dai partiti di opposizione anti-europeisti. Il Bundestag, ovvero il Parlamento tedesco, ha accettato il piano di Atene senza entusiasmi, come hanno fatto tutti i ministri finanziari dell’eurozona. La credibilità del governo greco a Berlino, tuttavia, ha un rating estremamente basso, anche perché si fa sempre più probabile l’eventualità che a luglio la Grecia abbia bisogno di un altro salvataggio finanziario: si calcola tra i 20 e i 40 miliardi di euro.
Un documento del governo tedesco, reso pubblico in questi giorni, afferma che la Grecia dovrebbe attuare un piano di privatizzazioni (che invece Tsipras ha già bloccato), avviare i tagli al settore pubblico concordati precedentemente, rispettando gli obiettivi di bilancio e il pagamento dei creditori. Per Berlino la Troika deve continuare a svolgere il suo ruolo nella verifica della realizzazione delle riforme. Per il governo tedesco è “ragionevole” che la Commissione UE, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale restino all’interno della Troika confrontandosi con i Paesi in crisi che hanno iniziato un programma di salvataggio. L’obiettivo di Berlino è tenere sotto controllo i “compiti” dati a casa e assicurarsi che proceda tutto come deciso dalla Troika.
Quanto al neopremier greco, appare evidente la sua difficoltà nel conciliare le strettoie della situazione greca all’interno delle istituzioni europee, con le esigenze del fronte interno. All’indomani dell’approvazione tedesca al piano europeo di aiuti per la Grecia, Tsipras e i suoi tecnici stanno lavorando per attuare una minima parte dei provvedimenti sociali previsti nel programma del partito. Un trofeo necessario per placare il malumore dell’ala più radicale di Syriza e della parte più ideologica del suo elettorato. “L’idea è provare ora a strappare il via libera per bloccare la confisca della prima casa di chi non riesce più a pagare le rate dei mutui”, racconta uno dei negoziatori. Sperando che UE, Bce e Fmi – comprendendo le ragioni di politica interna – non si mettano di traverso.
“Nel passato, c’era l’abitudine al fatto che i nuovi governi agivano in maniera diversa rispetto alle promesse pre-elettorali. Lo ribadisco, pensiamo davvero di mantenere le nostre promesse di cambiamento”, ha detto Tsipras. Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis ha recentemente sostenuto che il suo Paese avrà problemi, nell’immediato, a ripagare i debiti al Fondo monetario internazionale (1,6 miliardi da pagare entro il mese di marzo) e alla Banca Centrale Europea a luglio (7,5 miliardi entro agosto, ndr).
Ci sono alcuni aspetti delle promesse elettorali di Tsipras che possono lasciare perplessi. Il primo, più significativo, è la totale assenza di numeri. Non c’è alcuna indicazione sulle coperture finanziarie per le riforme strutturali che Tsipras dovrà adottare. Non è da escludere, però, che le cifre possano essere discusse in seguito con tutto l’Eurogruppo. Del resto, il tempo a disposizione per fornire un quadro dell’impatto finanziario delle misure promesse è stato troppo poco.
Il secondo aspetto controverso è proprio l’effettiva possibile realizzazione delle riforme. Fra queste, ci sono un nuovo sistema per la raccolta dell’Iva, per combattere l’evasione fiscale. La Grecia si impegna anche a modificare il comparto dell’amministrazione tributaria, rafforzando l’indipendenza del Segretariato generale delle Entrate da ogni interferenza. Poi, c’è il capitolo della spesa pubblica, dove Atene intende rivedere e controllare gli esborsi dello Stato in ogni area, dall’educazione al welfare sociale. In sostanza, quanto richiesto dalla Troika sia nel primo che nel secondo programma di sostegno!