Piano Ring, verso la banda ultra larga
In un recente articolo avevamo illustrato i dati del Digital Agenda Scoreboard relativi alla diffusione della connessione internet nei Paesi EU. Purtroppo, con un tasso di penetrazione stimato intorno al 56%, l’Italia non si posizionava affatto bene (prima solo di Bulgaria e Romania). Data la situazione, il Governo ha predisposto il piano Rete Italiana di Nuova Generazione (anche noto con l’acronimo Ring) finalizzato a colmare le carenze in tema di digital divide.
Il decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri in data 3 marzo 2015, prevede che sia garantita una connessione a una velocità di 30 megabyte al secondo a tutta la popolazione (“servizio universale”) e una connessione di 100 megabyte al secondo ad almeno la metà degli italiani entro il 2020 così come definito dall’Agenda digitale europea. A tal fine, il Paese è stato suddiviso in lotti, “4 cluster che saranno sottoposti a strumenti di agevolazione e partenariato pubblico privato per intercettare esigenze di quella zona specifica del paese”.
Per garantire la connessione internet e la velocità del collegamento su scala nazionale, il piano Ring prevede investimenti pubblici per 6 miliardi di euro uniti al coinvolgimento di attori del settore privato, gli operatori telefonici in prima fila, che hanno ridimensionato il contributo da destinare alla realizzazione del progetto, costringendo il Governo a rivedere al ribasso le stime sulla diffusione futura della banda larga (inizialmente l’obiettivo era di arrivare all’85% della popolazione). A oggi gli investimenti certi messi in campo dagli operatori di telecomunicazioni ammonterebbero a 2 miliardi di euro, cui secondo le previsioni dovrebbe aggiungersi entro il 2020 una cifra oscillabile tra 4 e i 6 miliardi di euro.
Un altro punto chiave del programma Ring è la dismissione della rete in rame a favore della fibra ottica. Al momento si tratta solamente di un’ipotesi al vaglio delle rappresentanze politiche, ma Telecom Italia ha già espresso il suo risentimento temendo un possibile deprezzamento della propria rete. Su questo punto il Governo ha voluto precisare che la deadline fissata al 31 dicembre del 2030 è una semplice previsione: “I provvedimenti che saranno adottati si limiteranno ad applicare il Piano banda ultra larga per stimolare gli investimenti di tutti gli operatori; non sarà presentato alcun decreto su Telecom o che imponga arbitrari spegnimenti della rete in rame” – ha dichiarato Antonello Giacomelli, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze.
Al di là degli interessi di parte di Telecom Italia, “lo switch off della rete in rame è comunque considerato un tassello necessario per far migrare il Paese a una rete di nuova generazione”, la fibra ottica appunto. Sulla stessa linea del sottosegretario Giacomelli anche il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, che ha dichiarato: “Lasciamo al mercato e agli operatori la scelta della tecnologia più efficiente” per la concreta realizzazione del Piano.