UE, nel Piano Juncker l’Unione dell’Energia

Negli ultimi mesi, il tema dell’energia in Europa ha acquisito un’importanza particolarmente rilevante. In seguito agli ultimi sconvolgimenti geopolitici, tra i quali la crisi ucraina, l’Unione europea sta tentando di assicurarsi la sicurezza energetica: l’UE ha infatti bisogno di una politica comune dell’energia per potersi rendere gradualmente meno dipendente dall’approvvigionamento estero, soprattutto da quello proveniente dalla Russia.

È di questi giorni la notizia dell’avvio del programma di completamento del mercato unico dell’energia ad opera della Commissione Juncker, una strategia per realizzare una effettiva rete di scambio di fonti energetiche tra gli stati dell’Unione europea. Attualmente, i mercati dell’energia in Europa sono perlopiù nazionali: ciò implica prezzi elevati, meno scelta per i consumatori e minore capacità di fronteggiare le emergenze. Inoltre, l’invecchiamento delle infrastrutture, unito a una a frammentazione delle politiche in materia, comportano una forte dipendenza dalle leggi di mercato imposte dai fornitori stranieri. Ad oggi, l’UE è il primo importatore di energia al mondo, ricavando dall’estero oltre il 53% del proprio fabbisogno annuale.

Il progetto della Commissione, denominato “Unione dell’Energia”, definisce la sua futura politica energetica intorno a tre pilastri: competitività, sicurezza dell’approvvigionamento e sostenibilità. Per raggiungere tali obiettivi, l’Unione punta su aspetti cruciali come il potenziamento dell’efficienza energetica e la ricerca scientifica, insieme alla graduale riduzione della dipendenza dai combustibili fossili. Ma per sviluppare davvero questa “rete” energetica europea, sarà necessario introdurre nuove regole riconosciute, tra cui la libertà dell’energia di attraversare le frontiere: attualmente, dodici stati membri non soddisfano l’obiettivo minimo di interconnessione dell’UE, per cui almeno il 10% della produzione di elettricità deve poter oltrepassare i confini nazionali.

Col programma di riforma energetica, il Piano Juncker si prefigge di raggiungere risultati ambiziosi entro il 2030: il miglioramento del 27% dell’efficienza energetica, il potenziamento della produzione di energia rinnovabile di un altro 27%, e la diminuzione di gas serra del 40%. Per far questo, bisognerà rafforzare il quadro normativo europeo in materia di energia, per strutturare un sistema più integrato mediante il rafforzamento dei poteri dell’ACER, l’agenzia per la cooperazione dei regolatori energetici. Tale azione sembra necessaria per monitorare lo sviluppo del mercato interno, nel rispetto delle relative regole di mercato.

Secondo Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione per l’unione energetica, si tratta del più ambizioso progetto europeo sull’energia dai tempi della Comunità del carbone e dell’acciaio: «Oggi abbiamo avviato una profonda transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2 e rispettosa del clima, verso un’Unione dell’energia che metta i cittadini al primo posto, offrendo loro un’energia più accessibile, più affidabile e più sostenibile». Una rivoluzione graduale nella vita dei cittadini europei dunque, che si spera possa offrire benefici reali alle famiglie e non solo alle grandi imprese.

©Futuro Europa®

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