Smetto quando voglio (Film, 2014)
Resto allibito di fronte alla valanga di premi e di nomination che ha ricevuto questo film (12 candidature ai David di Donatello!). Proprio vero che i premi sono la quintessenza dell’inutilità, conta solo il cinema, lo spettacolo dei cento minuti di proiezione. Sarà che siamo abituati ad altro, che preferiamo rivedere Sordi, Manfredi, Monicelli e Risi, ma persino Nando Cicero, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ma a noi questo Smetto quando voglio è sembrato soltanto un adolescent movie (passateci il neologismo), inutile e irritante.
Il nostro regista rivelazione Sydney Sibilia, aiutato da Attanasio e Garello, racconta la storia di un gruppo di ricercatori universitari precari che perdono il lavoro e per sbarcare il lunario s’inventano un nuovo tipo di droga e si dedicano al mercato dello spaccio. Va da sé che gli spacciatori veri non stanno a guardare, cercano di rendere il gioco difficile agli entusiasti dilettanti, ma alla fine finiscono tutti in galera, fregati proprio dai principianti. Nico Scardamaglio (in arte Scarda) compone la canzone leitmotiv, Andrea Farri le pessime musiche della colonna sonora, ma un premio speciale va dato alla fotografia, la cosa più assurda del film. Forse perché il regista parla di droga, Vladan Radovic l’asseconda inventandosi una Roma psichedelica e computerizzata, fondali irreali dai colori accesi, oltre a una colorazione di fondo tra il rosso, giallo, verde intenso, che spesso vira sul viola. Si vuol essere originali per forza e si finisce per cadere nel ridicolo. Parliamo del soggetto e della sceneggiatura, invece. Se il modello è il cinema trash non è il tono giusto, se è il pulp alla Tarantino neppure, se si vuol fare critica sociale siamo lontani mille miglia, se l’obiettivo è la farsa non si ride proprio. Alcune perle di comicità: Leo confida i propri problemi a una escort slava, lei non capisce una parola e continua a offrire un pompino; nel finale Leo trova un lavoro in carcere come insegnante e cerca di restare in galera il più a lungo possibile per riuscire a mantenere moglie e figlio.
Un film trascurabile che qualcuno (leggi Fandango e Rai Cinema) tentano di portare al successo non si sa per quale motivo, che si aggiudica contributi come opera culturale e accede persino ai crediti d’imposta. Edoardo Leo (nomination come miglior attore protagonista!) è un attore televisivo, come Valeria Solarino e molti altri del cast, ma è anche uno sceneggiatore – regista del nuovo insulso cinema italiano, quello che ci fa rimpiangere il passato, che ci fa passare le serate alla ricerca di vecchi dvd e di pellicole che avevano ben un altro sapore. Per fortuna che restano Luchetti, Avati, Olmi… Per fortuna.
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Regia: Sydney Sibilia. Soggetto: Valerio Attanasio, Sidney Sibilia. Sceneggiatura: Valerio Attanasio, Sydney Sibilia, Andrea Garello. Fotografia: Vladan Radovic. Montaggio: Gianni Vezzosi. Scenografia: Alessandro Vannucci. Costumi: Francesca e Roberta Vecchi. Trucco: Dalia Colli. Musiche: Andrea Farri. Produttori: Domenico Procacci, Matteo Rovere. Case di Produzione: Fandango Film, Rai Cinema, Ascent Film. Distribuzione: 01 Distribution. Interpreti: Edoado Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Sergio Solli, Mailinda Agaj, Neri Marcorè, Guglielmo Poggi, Caterina Shulha, Nadir Caselli, Luca Vecchi, Matteo Corradini, Davide Gagliardi, Alessandro Federico, Mauro Stenico, Toni Sansaro, Flavio Altissimi, Neva Leoni, Sara Santarelli, Enzo Provenzano, Alessandro Tuzzi, Daniel Berquiny, Marco Conidi, Riccardo Rovere, Marco Ghirlandi, Lorenzo Gioielli, Francesco Acquaroli, Sergio Del Prete, Daniele Nisi, Luca Bruno.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]