Matteo e Matteo, visioni diverse ma obiettivi identici

Sono quasi coetanei e rappresentano l’emblema della politica 2.0; giovani ma ormai abili naviganti dei palazzi del potere, sono oggi al centro della scena politica del nostro paese. Sono i due Matteo, uno a destra e l’altro a sinistra, i protagonisti indiscussi dell’attuale periodo politico, legati a doppio filo da un unico destino, ma con enormi differenze di visione e prospettive.

Il Matteo di destra è il nuovo Segretario federale della Lega Nord, storico partito del Nord famoso per il suo folclore e la sua storia d’insofferenza verso il Meridione. Dopo la “caduta” di Bossi le cose nel  Carroccio sono cambiate, basta lotta ai “terun”, basta secessione e basta “padania libera”. I temi di attualità, sicurezza ed immigrazione, hanno dimostrato una catalizzazione di carattere nazionale e il buon Matteo Salvini è riuscito  a convogliare questa attenzione in un risultato elettorale sorprendente.

Felpa, Twitter ed orecchino sono le armi di seduzione popolare. L’eurodeputato ha deciso di varcare i confini del Po, proiettando la Lega, attraverso la lista civica “Noi con Salvini” oltre quei confini che per trent’anni sono stati il territorio naturale dei lumbard. I suoi messaggi, di natura populista, sono chiari e diretti, toccano nel vivo i bisogni dei cittadini senza troppi giri di parole. Inoltre il look “semplice”, lontano dai formalismi dei palazzi del potere, ha risvegliato l’interesse e la passione soprattutto di quel ceto medio tanto consumato dal perdurare della crisi.

Invece dalle parti di Via del Nazzareno l’ascesa del giovane Sindaco di Firenze è stata molto più repentina del suo omonimo leghista. Due corse alle primarie PD, condite da una sonora sconfitta di Bersani alle Politiche del 2013, hanno permesso al giovane scout di scalare il partito fino a riuscire a “licenziare” Letta e sedersi a Palazzo Chigi.

Renzi viene da una scuola diversa, quella berlusconiana, dove la televisione, nonostante la sua forte attività social, la fa ancora da padrone. Renzi comunica ad un pubblico molto più giovane, parla di un futuro dove la vecchia politica viene sconfitta a favore di un nuovo paese con nuove istituzioni, lontano dall’immobilismo degli scorsi anni. Il Premier, a differenza di Salvini, ha una comunicazione meno improntata al terrore psicologico e molto più proiettata alla “promessa” di un futuro migliore. Il linguaggio è semplice e diretto condito da un sobrio populismo, quel poco che basta per intercettare i voti a destra.

I due sono accomunati dal tentativo di interpretare i nuovi sentimenti degli italiani, determinati a farlo anche a scapito della pace interna ai propri partiti, infatti entrambi sono alle prese con minoranze interne che si contrappongono alla linea ufficiale chi per un motivo (nel PD il campo di scontro sono le riforme) e chi per l’altro (Salvini è in guerra nel suo partito e nel centrodestra per le strategie delle alleanze).

Di certo entrambi vogliono lasciare un segno pesante nel panorama politico italiano e le premesse ci sono tutte. La maggiore difficoltà la dovrà superare Salvini che, volendosi ergere a nuovo leader del centrodestra, dovrà dimostrare, oltre alla capacità di catalizzare i voti, di poter fare da guida per il Paese.

La sfida tra i due è destinata a durare per molto tempo, senza esclusione di colpi ma, alla fine, con un unico vincitore.

©Futuro Europa®

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