Cronache britanniche
Londra – A meno di due mesi dal voto e con i conservatori in vantaggio di quattro punti sui laburisti stando agli ultimi sondaggi (dati YouGov), lo spettro dell’uscita del Regno Unito dall’Europa si fa sempre più vicino. Tra i cavalli di battaglia di Cameron, infatti, c’è quello della proposta di un referendum dentro o fuori dall’Europa. A ricordare quali potrebbero essere le conseguenze di una possibile Brexit, ci ha pensato questa settimana l’ex Primo Ministro laburista Gordon Brown.
Senza molti giri di parole Brown ha dichiarato che il Regno Unito diventerebbe la prossima Nord Corea d’Europa in caso di divorzio con Bruxelles. In un’intervista al Guardian, Brown afferma inoltre che l’alternativa di seguire il modello norvegese o quello svizzero con opzione “Britzerland” costringerebbe il paese a seguire le regole EU senza avere però più la possibilità di influenzarne lo sviluppo. Secondo Brown, perfino un ipotetico modello Hong Kong lascerebbe il paese senza influenza, senza commercio e senza investimenti. L’ex PM ha, invece, sottolineato come il destino di una grande nazione sia quello di alimentare la spinta verso il cambiamento dall’interno condizionando l’agenda politica dell’Europa verso una maggiore crescita con autorevolezza.
Ovviamente, l’intervento di Brown ha suscitato numerose repliche tra i banchi del governo, tra le più sprezzanti quella del Sottosegretario all’Industria, Matthew Hancock, il quale ha suggerito che Brown ha una “visione perversa della realtà” e deve “aver perso la testa” nel confrontare la grandezza di un paese fatto di persone tra le più intraprendenti e innovative del pianeta con una brutale dittatura. Diciamo che l’affermazione di Brown va letta più come un avvertimento che nella sua sostanza (chiaramente provocatoria), ma in fondo la realtà dei fatti non è poi così lontana dal messaggio che si voleva far passare: attenzione in un mondo sempre più globalizzato, neanche la seconda potenza economica in Europa può farcela da sola.