Le infinite schiarite tra le due Coree
Il settimo incontro è stato quello risolutivo: lo scorso Agosto le due Coree si sono finalmente messe d’accordo per la riapertura di Kaesong, chiuso da Aprile dopo mesi di tensione tra i due Paesi. Questo sito industriale, unico nel suo genere, situato nel Nord della Penisola riunisce 128 imprese sud-coreane per le quali lavorano 53mila nord-coreani. E’ tornato a funzionare realmente pochi giorni fa.
La riapertura, lunedì 16 Settembre, del sito industriale di Kaesong, nella Repubblica Popolare di Corea, dove hanno investito 128 imprese sud-coreane e che da lavoro a 53mila nord-coreani, è una nuova tappa nel percorso di ripresa delle relazioni intercoreane dopo la fase di tensione della scorsa primavera. Questo rilancio è il risultato di un accordo per la ripresa del ricongiungimento familiare di chi era stato separato dalla guerra (1950-53) e per il ripristino, il 6 Settembre, del “telefono rosso” tra gli stati maggiori dei due eserciti. La ripartenza di Keasong, simbolo della cooperazione intercoreana aperto nel 2004, è una sfida importante per Pyongyang e per Seul. La Presidente Park Geun-hye ha fatto dell’instaurazione di fiducia reciproca tra il Nord e il Sud uno degli assi portanti del suo mandato. Dopo dieci anni di una politica di conciliazione a volte eccessiva di Seul nei confronti di Pyongyang, sotto la presidenza di centro-sinistra di Kim Dae-jung e di Roh Moo-hyun (1998-2008), poi di conflittualità del loro successore Lee Myung-bak (2008-2013), la Presidente Park cerca un approccio più equilibrato. Una volontà di conforto alla quale sembra rispondere Pyongyang. La RPDC ha reagito con una moderazione inabituale alle manovre militari americano-sudcoreane di fine Agosto. Nell’organo di Partito, il Rodong Sinmun, del 22 Agosto si faceva notare in un articolo “il miglioramento delle relazioni tra Nord e Sud”. “Dobbiamo trasformare delle relazioni di diffidenza e opposizione in relazioni basate sulla fiducia e la riconciliazione”, si precisa.
Se lo spirito di conciliazione, che sembra animare Pyongyang, deve essere accolto con molta circospezione, non si può negare che una nuova fase delle relazioni intercoreane sia stata aperta. Per permettere la riapertura di Kaesong, Pyongyang ha fatto delle concessioni per ciò che concerne la compensazione delle perdite subite dalle imprese a seguito della chiusura del sito. Saranno esentate dal pagare le imposte fino alla fine dell’anno. E diverse misure tecniche verranno prese per facilitare le comunicazioni verso il Sud. Le due parti vogliono dare delle basi più stabili al funzionamento del sito mettendolo al riparo dalle incognite legate alla politica: eliminare i rischi di chiusura unilaterale e di tassazione arbitraria, garanzia di accesso, protezione delle strutture. Misure che tendono a rispondere alle norme internazionali con il fine di incitare gli investitori stranieri a insediarvisi. “La presenza di stranieri inciterà il Nord alla moderazione e allontanerà i rischi di chiusura improvvisa”, affermano fonti governa mentali di Seul. La RPDC spera, probabilmente, ristabilire le entrate in valuta che gli assicura il sito: 90 milioni di dollari all’anno di stipendi versati, non agli impiegati, ma alle autorità del Nord che gestiscono il sito. Pyongyang conta fare di Kaesong un modello che unisce tecnologia avanzata e manodopera a buon mercato la cui riuscita dimostrerebbe il vantaggio di investire in RPDC. Gli investimenti stranieri, oggetto di nuove leggi adottate in Aprile, sono un pilastro della politica di risanamento economico di Pyongyang.
Nel frattempo, per la prima volta nella sua Storia, il regime nordcoreano ha autorizzato il Sud ad issare la sua bandiera e suonare il suo inno nazionale sul suo territorio. Giorni fa, la capitale nordcoreana ha accolto una competizione internazionale di sollevamento pesi (la Coppa d’Asia e il Campionato dei club asiatici) e due atleti sudcoreani hanno vinto l’oro e l’argento nelle loro categorie. In una Corea del Nord totalitaria che si considera come unico Governo legittimo della Penisola, mostrare rispetto per il “nemico” del Sud e i suoi simboli nazionali viene, solitamente, severamente punito. E’comprensibile che ci sia stato un momento di panico tra il pubblico dello stadio di Ryugong: mentre l’inno del nemico sudista suonava e che la sua bandiera veniva issata, gli spettatori nordcoreani si sono educatamente alzati, poi si sono guardati gli uni con gli altri, persi, non sapendo bene quale atteggiamento adottare. La scena ha reso felici le televisioni sudcoreane, che hanno immortalato un momento simbolico e storico. Il Regime del Nord, che non riconosce la legittimità del Sud, ha sempre rifiutato di lasciare che il suo vicino esibisse i suoi simboli nazionali sul suo territorio. Un rifiuto ostinato che aveva obbligato le due Coree a giocare una partita di calcio per la qualificazione della Coppa del Mondo in Cina nel 2008, su di un terreno neutro. Questa concessione è un ulteriore segnale del miglioramento dei rapporti tra Nord e Sud.
L’annuncio del probabile rilancio di un reattore nucleare nordcoreano non sembra, per il momento, intaccare questo riscaldamento. Anche se in assenza di progressi sulla questione nucleare, attirare gli investitori stranieri e rilanciare l’immagine di Pyongyang rimane problematico.
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