Agenda Digitale, dagli annunci ai fatti?

Al via i piani strategici Banda Ultralarga e Crescita Digitale elaborati dalla Presidenza dal Consiglio insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, all’Agenzia per l’Italia Digitale e all’Agenzia per la Coesione per il perseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea in Italia nell’ambito dell’Accordo di Partenariato 2014-2020. L’operazione riguarda il Piano investimenti pubblici con fondi europei e Sblocca Italia: l’obiettivo è andare oltre l’Agenda digitale europea “portando i 100 mega all’85% della popolazione”.

Il nostro Paese, com’è ben noto, ha ritardi su tutti i fronti, per arretratezza della cultura digitale (di cittadini e aziende) e soprattutto delle pubbliche amministrazioni locali. Nel 2014, l’Italia risultava ancora il Paese con la minor copertura di reti digitali di nuova generazione (NGA) in Europa, sotto la media europea di oltre 40 punti percentuali per l’accesso a più di 30 Mbps (Megabyte per secondo), un 20% di copertura, contro il 62% europeo; con la prospettiva di giungere solo nel 2016 al 60% di copertura a 30 Mbps e in assenza di piani di operatori privati per avviare la copertura estensiva a 100 Mbps.

Di positivo, però, c’è che il piano dettaglia in modo strutturato e praticabile come trasformare l’Italia. Adesso ritorna una visione sistematica e strutturata, ma con in più il pregio della fattibilità: anche grazie al lavoro fatto nelle legislature precedenti, ma soprattutto grazie alla disponibilità di maggiori risorse economiche. Le maggiori grandi trasformazioni, sulla Sanità digitale per esempio, inizieranno nel 2016 (fascicolo sanitario elettronico, ricetta elettronica, prenotazioni e referti online). Nessuna sorpresa: è banale realismo, da parte del Governo e in particolare dell’Agenzia per l’Italia digitale, che ha lavorato al piano. “L’Italia è pronta per la sua rivoluzione digitale e ha l’ambizione di superare gli obiettivi dell’Agenda digitale europea con un Piano Nazionale che impiega risorse pubbliche per 6 miliardi di euro”, ha recentemente assicurato il ministro dello Sviluppo Federica Guidi.

Una serie di misure ad hoc verranno inserite in un provvedimento specifico, come “il servizio digitale universale, un fondo di garanzia, un voucher di accompagnamento alla migrazione verso la fibra ottica e la convergenza di prezzo per i collegamenti in fibra ottica realizzati con sovvenzioni statali, al prezzo dei collegamenti in rame”, si legge in una nota.

“Questo è forse il miglior governo che abbiamo mai avuto in termini di comunicazione politica, e proprio per questo il gap rispetto alla realizzazione di quanto annunciato è profondo. Il piano per una vera Italia digitale non c’è, alcune cose sono state fatte, altre abbozzate, ma vedo una strada ancora lunga e faticosa, purtroppo”: non usa mezzi termini il presidente di Assintel Giorgio Rapari nel fare un primo “bilancio” a poco più di un anno dall’insediamento del governo Renzi.

Il piano per la banda ultra larga è stato scritto, inviato in Europa in via informale la prima metà di novembre e sottoposto in consultazione pubblica per 30 giorni, scaduti il 20 dicembre scorso. Attualmente, secondo la roadmap aggiornata da Infratel Italia, società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico, responsabile dell’attuazione del Piano nazionale Banda Larga e Progetto Strategico Banda Ultra Larga, il documento è in fase di riscrittura, in cui si terrà conto dei contributi pervenuti in fase di consultazione.

“Per la prima volta l’Italia si dota di un piano che mette insieme diversi ministeri, diverse fonti di finanziamento, fondi propri di Regioni, dei privati: un mix e un tentativo di mettere a unità una serie di competenze e risorse in un quadro strategico che permetta questo paese finalmente di fare la sua rivoluzione digitale, e raggiungere gli obiettivi dell’agenda europea”, ha detto il sottosegretario Graziano Delrio.

Ha espresso entusiasmo verso il piano per la banda larga del governo anche Angelo Cardani, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni: “è uno sforzo che raramente abbiamo visto prima. Anzi è uno sforzo mai visto. A cosa porterà, vedremo”.

©Futuro Europa®

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