Ramcip, robot per la terza età
Le statistiche confermano che, grazie agli avanzamenti tecnologici e alla ricerca in campo medico-scientifico, la speranza di vita e l’età media si sono allungate (80 anni per gli uomini e 83 per le donne). Un effetto di questo trend documentato anche un’infografica di Wired è rappresentato dalla crescente richiesta di badanti, operatori socio sanitari (OSS), collaboratori famigliari e più in generale assistenti alla persona (in Italia ne usufruiscono oltre 10 milioni di anziani secondo dati Istat, +53% rispetto a 10 anni secondo uno studio congiunto Censis-Ismu del 2013); numeri talmente impressionanti che alcuni hanno addirittura parlato di “professioni del futuro”. L’Unione europea non poteva di certo rimanere insensibile alla tematica ed è per questo motivo che ha deciso di finanziare il progetto di ricerca “Ramcip”, acronimo di Robotic assistant for MCI patients at home.
Ramcip è un robot pensato per fornire assistenza alle persone anziane non autosufficienti, che soffrono di alzheimer e patologie di deterioramento cognitivo. Con questo progetto la Commissione europea intende fornire un aiuto concreto ai pazienti che non possono contare sull’aiuto di una famiglia e che hanno difficoltà nello svolgere le principali attività. I robot aiuteranno gli utenti anche a mantenere atteggiamenti positivi e a tenere in esercizio abilità cognitive e fisiche.
Oltre a essere un progetto di indubbia utilità sociale, Ramcip ci piace anche perché vede protagonista il nostro Paese con un team di ricercatori provenienti dall’istituto di Tecnologie della comunicazione, dell’informazione, della percezione della scuola superiore Sant’Anna di Pisa. L’investimento messo sul tavolo dalla Commissione ammonta a 4 milioni di euro e rientra nell’ambito del programma Horizon 2020.
Per i rapporti uomo-macchina Ramcip prediligerà l’utilizzo di un’interfaccia che non sia solamente pratica e funzionale ma anche empatica, ossia capace di comprendere in modo proattivo le esigenze dei pazienti e di coinvolgerli sfruttando le potenzialità della realtà aumentata. Si tratta della prima volta che questa tecnologia viene utilizzata nell’ambito della robotica di servizio per facilitare la visualizzazione dei comandi da eseguire o dei tasti da premere per compiere una determinata azione. La scelta di ricorrere a un robot deriva dal fatto che questi ultimi assicurano una maggiore presa (la cosiddetta capacità di manipolazione avanzata), utile per esempio quando bisogna afferrare un oggetto o sostenere il malato in caso di necessità.
Con queste caratteristiche il ruolo di badante in carne e ossa è a rischio e, viste le premesse, in futuro potrebbe essere svolto da un robot. Non sarebbe certamente una novità visto che le macchine hanno contaminato settori prima d’ora insospettabili, come appunto il giornalismo o la consulenza finanziaria solo per fare qualche esempio. Esplicativo in tal senso è il commento di Emanuele Ruffaldi e Dimitrios Tzovaras, rispettivamente ricercatore e coordinatore del progetto: “La robotica assistiva può giocare un ruolo fondamentale nel miglioramento complessivo della qualità di vita delle persone anziane, aiutandole a vivere più a lungo e in maniera autonoma”.