UE, la politica per l’occupazione giovanile
L’Unione europea ha abbracciato da tempo il concetto di economia sociale di mercato, con questo termine si intende perseguire obiettivi di piena occupazione, progresso sociale, integrazione, protezione sociale, solidarietà e coesione sociale, temi che troviamo prioritari nel trattato UE. Il trattato contiene una Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che è vincolante e garantisce i diritti sociali di tutti i cittadini residenti nell’UE, dettagli di cui abbiamo già trattato nel merito delle Politiche di coesione Sociale UE. Per conseguire questo risultato, la Commissione ha fissato cinque obiettivi chiave che l’UE dovrà raggiungere entro il 2020: occupazione, istruzione, ricerca e innovazione, integrazione e riduzione della povertà e clima/energia.
In merito all’occupazione, partendo dal dato riferito a fine 2013 che contava oltre 26,5 milioni di disoccupati nell’UE, si è capito come fosse indispensabile accrescere gli sforzi per ridurre questa cifra. Uno degli obiettivi chiave della strategia Europa 2020 è far sì che, entro la fine del decennio, il 75 % della popolazione attiva (dai 20 ai 64 anni) abbia un lavoro. Per raggiungere questo obiettivo, l’UE ha adottato una serie di iniziative per sostenere la creazione di posti di lavoro (ad esempio, tramite la promozione delle imprese sociali), ripristinare la dinamica dei mercati del lavoro (mediante la proposta di un quadro europeo per anticipare le ristrutturazioni economiche) e migliorare la governance dell’UE (ad esempio, pubblicando ogni anno un sistema di parametri di riferimento che mettono a confronto i risultati dei paesi dell’UE sulla base di determinati indicatori relativi all’occupazione). Particolarmente grave è il dato relativo al tasso di disoccupazione giovanile, che è oltre il doppio di quello degli adulti (23,6 % rispetto a 9,5 % a novembre 2013).
«La lotta alla disoccupazione giovanile è una grande sfida per l’Europa. Abbiamo la responsabilità di attuare e intensificare le misure già previste. È un campo in cui possiamo imparare molto gli uni dagli altri, anche con il sostegno reciproco» ha dichiarato Angela Merkel rivolta ai ministri del Lavoro della Ue a Berlino per la Conferenza sull’occupazione. La UE ha aumentato il fondo per la “garanzia per i giovani” portandolo ad un totale di 8-9 miliardi nel 2014-2015 , ricordiamo che la Germania, ha appena il 7,5% di disoccupazione giovanile . La parola-chiave della Cancelliera è “sistema duale”, il vero segreto della ricetta tedesca per l’occupazione. Una formula collaudata, avviata nel 1969 e aggiornata nel 2005, che offre agli studenti al termine del ciclo dell’obbligo (16 anni) un mix tra scuola e lavoro, con due giorni sui banchi e tre in azienda. Questa innovativa formula porta notevoli vantaggi abbassando il tasso di disoccupazione giovanile favorendo nel contempo il passaggio dalla scuola al lavoro. Una strada che viene scelta dal 50% dei ragazzi che possono scegliere tra i 333 profili aggiornati annualmente dal ministero dell’istruzione tedesco secondo le richieste del mercato del lavoro. Un’esperienza che è già stata proficuamente adottata anche in Olanda e Danimarca, e che può sicuramente trovare terreno fertile ove esiste un alto tasso di disoccupazione giovanile. Curiosamente nel nostro paese, afflitto da una situazione di disoccupazione giovanile drammatica con punte di quasi il 40%, tale soluzione è stata totalmente ignorata anche nel tanto decantato Jobs Act. Sicuramente è un progetto che richiede risorse, il governo tedesco ha stanziato per questo 10,9 miliardi di euro, una cifra che corrisponde grosso modo ai famosi 80 euro elettorali sprecati nell’inutile bonus pre-elettorale. Una serie di progetti pilota sarebbero auspicabili dove esiste una consolidata rete di aziende come nel nord-est del paese.
Altre iniziative sono state adottate dalla Francia con il credito d’imposta per la competitività e la staffetta generazionale; dalla Spagna che ha predisposto oltre 100 misure, tra sgravi e incentivi fino al 2016. Altre ipotesi prese in esame, riguardano la mobilità dai Paesi ad alta disoccupazione verso quelli che cercano manodopera, ricordiamo nuovamente come la crisi abbia colpito a macchia di leopardo la UE. La Germania ha stretto accordi di questo tipo con paesi ad alta disoccupazione giovanile come Spagna e Portogallo, non è secondaria la possibilità di acquisire nuove competenze e pratica della lingua straniera.