Olimpiadi 2016 a rischio terrorismo islamico?
Fino ad oggi i latino americani e i brasiliani potevano guardare come cosa lontana e con distacco le sanguinose vicende provocate dalla follia del terrorismo fondamentalista dello Stato Islamico. Dopo i tragici fatti degli attentati all’ambasciata d’Israele del 1992 e alla Mutua ebraica del 94, tutti in Argentina, il terrorismo islamico sembrava aver trascurato questa parte del mondo. Certamente esistono mille voci sulla presenza e sul finanziamento agli Hezbolah nella Triplice Frontiera. In quest’area, zona di confine di tre stati (Paraguay, Brasile e Argentina), zona di mille traffici, leciti e no, vive una fiorente comunità di circa 30.000 persone di religione musulmana, da sempre guardata con sospetto per i suoi legami con organizzazioni terroristiche arabe; da alcuni giorni le voci su presenze del terrorismo islamico si sono trasformate in forti e fondate preoccupazioni.
Duplici le ragioni del risveglio dei latino americani su questo tema. In primo luogo quanto emerso in una udienza del Congresso americano di pochi giorni fa in cui vari esperti hanno rivelato come l’Iran abbia finanziato segretamente la candidatura alla presidenza della Repubblica di Cristina Fernandez de Kirchner nel 2007. In cambio l’Iran avrebbe dovuto ricevere tecnologia nucleare e coperture sulle sue responsabilità negli attentati del 92 e del 94 contro Israele e gli ebrei. Già alla fine degli anni 90, alcuni esperti avevano avanzato l’ipotesi che gli attentati fossero una vendetta contro Menem. Di origine musulmana, con una moglie molto vicina alla famiglia del Presidente siriano, Menem avrebbe ricevuto ingenti finanziamenti in cambio di tecnologia nucleare, scambio non verificatosi per le dure minacce nordamericane. Nella stessa riunione è stato ricordato come il defunto Chavez avesse consentito una presenza degli Hezbolah in Venezuela. Questa presenza avrebbe un grosso appoggio dall’ex ministro degli interni ed attuale governatore dello stato di Aragua Tarek El Aissami. Molti di questi combattenti stranieri dormienti possono contare su documenti venezuelani concessi dagli uffici di El Aissami.
L’altra ragione di preoccupazione colpisce in modo particolare i brasiliani. Se il Brasile può non preoccuparsi per quanto dicono gli “Yankee, da sempre esagerati e faziosi”, non si può trascurare quanto scritto dai Servizi segreti brasiliani. Al Planalto, sede della Presidenza della Repubblica, si è tenuta una riunione operativa, che mai nessuno confermerà, a cui hanno preso parte rappresentanti del Ministero della Giustizia, di quello della Sicurezza Istituzionale, la Polizia Federale e l’Agenzia Brasiliana di Intelligenza (ABIN). Settori dei servizi brasiliani hanno scoperto tentativi di arruolare giovani nel paese da parte dello Stato Islamico per farne dei “lupi solitari”, terroristi che, non essendo schedati, possono colpire con grande libertà ed efficacia. Certamente la politica estera brasiliana non è tale da attrarre l’attenzione del terrorismo dello Stato Islamico (IS), la Presidente Rousseff, nel suo ultimo intervento all’Assemblea della Nazioni Unite, ha espresso il suo disaccordo sui bombardamenti aerei sui combattenti dello Stato Islamico.
I Servizi, pur consapevoli di questo, hanno ricordato a Dilma e agli altri presenti alla riunione un altro problema, le Olimpiadi. Nel giugno del prossimo anno, a Rio de Janeiro ci saranno le Olimpiadi, quale scenario migliore di questo per azioni terroristiche per dare fama ed attrattiva allo Stato Islamico? La tragedia delle Olimpiadi di Monaco del 1970 non può non essere tornata alla memoria dei brasiliani. I Servizi brasiliani furono molto efficaci durante il regime militare nel dare la caccia all’opposizione, armata e no. Vedremo cosa sapranno fare per difendere una manifestazione di libertà e di integrazione quali sono i giochi olimpici.