Commissione UE, l’Istruzione resti fuori dai deficit
La scorsa settimana il vice-presidente della Commissione europea con delega al lavoro e alla competitività, Jyrki Katainen, si è espresso a favore degli investimenti nell’istruzione di qualità, che a suo avviso dovrebbero restare fuori dai deficit degli Stati europei.
Tale dichiarazione è avvenuta nel corso di un incontro a Bruxelles organizzato dallo European Policy Centre nei primi mesi di avvio del Piano Juncker, la strategia finanziaria che prevede la creazione di un fondo europeo di investimenti in grado, auspicabilmente, di mobilitare investimenti in Europa del valore di 315 miliardi di euro.
Queste le parole del commissario: «C’è la necessità di investire sull’istruzione e formazione di persone altamente qualificate, per affrontare la sfida della crescita e combattere la disoccupazione». Katainen riprende con decisione i valori portati avanti dalla Commissione europea, secondo cui l’Unione ha il dovere di contribuire allo sviluppo di una formazione di qualità incoraggiando la cooperazione fra gli Stati membri, e integrando le loro azioni verso l’organizzazione di riforme educative di successo.
Sembra un netto cambio di passo quello di Katainen, finora considerato come un fautore accanito dell’austerità, che invece ora propone di puntare con decisione a investimenti mirati, perché l’Europa «ha un disperato bisogno di tornare a crescere».
Una nuova linea, dunque, che darebbe maggiore peso ai mezzi che stimolano l’economia reale, come le riforme e gli investimenti. E infatti è proprio nel mese di marzo che Katainen si è congratulato con Matteo Renzi, dopo l’annuncio che l’Italia contribuirà al Piano Juncker con otto miliardi di euro, unendosi a Spagna, Francia e Germania.
Nello specifico, Katainen ha ritenuto le riforme del governo italiano “giuste e importanti”, soprattutto quelle già intraprese con il Jobs Act. Tuttavia, se da parte pubblica le istituzioni sembrano reagire abbastanza bene, sono gli investimenti da parte privata che stentano ad arrivare: per questo motivo, è necessario rafforzarne la fiducia nel Fondo europeo per gli investimenti strategici. La Commissione punterà sul completamento del Mercato Unico, l’unione energetica e l’integrazione bancaria tra stati europei. Inoltre, per la realizzazione di investimenti a lungo termine, l’UE è disposta a cooperare anche con investitori cinesi.
Servono molti soldi, dunque, per l’avvio del piano che dovrebbe far girare i capitali in tutta Europa, portando a una crescita considerevole nei prossimi decenni. La dotazione di base è di 21 miliardi di euro. D’ora in poi, per garantire un’effettiva crescita, bisognerà puntare sul capitale umano, sui cicli produttivi del mercato interno e la fiducia degli investitori.