La mia classe (Film, 2013)

Non amo i film a progetto, scritti per dimostrare una tesi, di solito retorici e ridondanti, programmatici e poco rispettosi dello strumento cinema. Preferisco le storie scritte bene, la fiction che serve a presentare un problema politico, una controversa situazione sociale. Daniele Gaglianone (Ancona, 1966) viene dal documentario, e si vede, perché La mia classe è docufiction, interpretata da un solo vero (ottimo) attore come Valerio Mastandrea e da un gruppo di extracomunitari nella parte di loro stessi. Cinema nel cinema che svela trucchi di realizzazione, decisioni di sceneggiatura, rapporto tra regista e attori, ricco di virtuosismi tecnici ma poca sostanza.

Un film abbastanza noioso, poco meno di due ore durante le quali non succede quasi niente, mentre il professor Mastandrea (stereotipo del buon maestro) cerca di insegnare l’italiano a una classe di stranieri che raccontano i loro problemi. Un paio di concessioni alla fiction: l’incursione di due poliziotti che arrestano un extracomunitario senza permesso di soggiorno e il suicidio di un egiziano che non vuole tornare al suo paese. Un film contro il razzismo che rappresenta i problemi di iraniani, bengalesi, africani, filippini alle prese con una realtà che non conoscono, con le mancanze tipiche degli immigrati e con la nostalgia di casa.

La mia classe è un film a progetto, il suo limite e la sua qualità si identificano, privo di una valida sceneggiatura, frammentario, a tratti girato con lo stile del film verità e della pellicola – inchiesta. Il regista usa la macchina a mano e riprende scene convulse, prive di stabilità, quando vuol dare l’impressione di un’incursione realistica nella storia, ricorre al piano sequenza e alla panoramica con fotografia marina per indagare nei pensieri del professore, ma non sempre centra il bersaglio. Un lavoro irrisolto che non affronta i veri problemi degli extracomunitari, limitandoli alla mancanza di un permesso di soggiorno e allo sfruttamento lavorativo, senza approfondire i motivi della non integrazione. Ma il difetto più grave è l’assenza di un racconto godibile in senso cinematografico. Da vedere, in ogni caso, come documento storico.

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Regia: Daniele Gaglianone. Soggetto: Daniele Gaglianone. Sceneggiatura: Gino Clemente, Claudia Russo, Daniele Gaglianone. Fotografia. Gherardo Gossi. Montaggio: Enrico Giovannone. Scenografia: Laura Boni. Costumi: Irene Amantini. Produttore. Gianluca Arcopinto. Case di Produzione: Axelotil Film, Kimera Film, Rai Cinema. Durata. 95’. Interpreti: Valerio Mastandrea (il maestro), Daniele Gaglianone (il regista). La scolaresca è composta da attori non professionisti, extracomunitari che interpretano loro stessi. Girato in esterni: Roma (Torpignattara). Ha partecipato alle Giornate degli autori della 70° Mostra del Cinema di Venezia (2013).

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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