A Matera il Museo della Fotografia Pino Settanni

La città dei “Sassi” resa famosa in tutto il mondo dal film The Passion di Mel Gibson ha inaugurato ieri, con il patrocinio del Comune di Matera, il museo della fotografia dedicato a Pino Settanni presso Palazzo Viceconte. La mostra, curata da Monique Settanni e Giovanni Viceconte, si è aperta con la presentazione da parte di Umberto Broccoli del Catalogo, edizione De Luca Editori con presentazione di Vittorio Sgarbi, contenente l’intera raccolta di opere, o quasi, del fotografo Settanni.

La scelta del luogo si deve alla volontà dell’artista, più volte espressa durante le frequenti visite al restauro del Palazzo, di voler ritornare un giorno al Sud ed in particolare a Matera. Così a cinque anni dalla sua scomparsa si è deciso di dedicargli un museo nel cuore di Matera, sulla Civita, dove lui spesso amava recarsi. Un esposizione che vede per la prima volta raccolto in un unico sito tutto il lavoro fotografico svolto da Settanni; fotografie che hanno avuto come ispiratori i quadri di Caravaggio, Antonello da Messina, Rembrandt; si può facilmente cogliere il gioco di colore e ombre nei ritratti a Nino Manfredi, Omar Sharif, Massimo Troisi, Benigni.

Tanti i soggetti dei sui ritratti fotografici, da Andreotti a Lina Wertmuller, non mancano paesaggi, scene di vita quotidiana italiana e straniera, la raccolta dei Tarocchi e dello Zodiaco, immagini che focalizzano l’attenzione sulla vita nelle sue molteplici espressioni. Fotografie scattate tra gli anni Sessanta e Novanta dal forte impatto visivo e cariche di personalità. Presente anche una sezione dedicata ai Voligrammi, fotografie dove vengono messe in evidenza le geometrie formate dal volo degli uccelli.

Una iniziativa che porta con sé la scoperta, non solo della tecnica sviluppata, ma anche dei punti di vista e di conseguenza del pensiero del fotografo pugliese. “Settanni non si accontenta di guardarci – scrive Vittorio Sgarbi nella presentazione del catalogo – vuole consegnarci alla storia rendendoci personaggi del suo teatro, dove intende farci recitare a soggetto. Non vuole svestirci, non vuole leggerci dentro; vuole esaltarci anche nelle nostre debolezze, caratteristiche essenziali di personaggi che, come Guttuso, e i suoi amici, non hanno voluto vivere nascostamente, ma hanno recitato, continuano a recitare. Moriranno recitando. Una fiera delle vanità con un testimone amico e indulgente. Che scopre la verità anche in superficie, senza cercarla in una imperscrutata profondità”.

©Futuro Europa®

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