Yemen, quali forze al centro degli eventi?
Lo Yemen sta per cadere in piena guerra civile. L’emissario delle Nazioni Unite Jamel Benomar è molto preoccupato per l’avanzare della milizia Houti che continua la sua progressione verso il Sud di un Paese allo sbando e a rischio secessione. In una dichiarazione unanime proclamata alla chiusura della riunione d’urgenza indetta a New York nei giorni scorsi, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha reiterato il suo sostegno al Presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, che ha dovuto però lasciare il Paese. Ma lo spettro di uno scenario di tipo libico o siriano si fa sempre più reale.
Lo Yemen sembrava aver raggiunto negli ultimi tempi il culmine della violenza, tra scontri e peregrinazioni forzate attraverso il Paese del Presidente Abd Rabbo Mansour Hadi. Da settimane coinvolto in numerosi scambi violenti con Aqpa (il ramo yemenita di Al Qaeda), queste forze ribelli venute dal Nord-Ovest del Paese hanno ricevuto un duro colpo con la dimostrazione di forza attuata dal sedicente Stato Islamico a Sanaa lo scorso 20 Marzo. L’Isis ha in effetti rivendicato il triplo attentato kamikaze contro le moschee frequentate da sciiti, tra i quali i miliziani Houti, che ha causato la morte di almeno 142 persone. Si tratta del primo attacco dell’organizzazione jihadista sul suolo yemenita che ha peraltro già annunciato, in un comunicato che rivendicava gli attentati, che altri seguiranno, contro le milizie sciite. Queste avevano preso il potere in Settembre spingendo il Presidente ad esiliarsi ad Aden lo scorso Febbraio. Il potere politico è marginalizzato, il Paese lasciato all’arbitrarietà dei clan e dei gruppi armati e sta diventando un campo di scontro settario tra le milizia sciite e Aqpa, alle quali si è aggiunta ultimamente l’Isis. Ma chi sono questi gruppi che si affrontano con tanta violenza in quella che ormai è una situazione che scivola verso la guerra civile e operano da soli?
Pochi yemeniti avrebbero scommesso cinque anni fa che la ribellione houti, la quale sembra volesse ristabilire l’Imamato nel Paese e che si batteva contro l’esercito solo tra le montagne del Nord-Ovest, si sarebbe un giorno installata nella capitale. Nel corso degli anni, la bellissima città di Saada, loro roccaforte, è stata interdetta agli stranieri perché diventata troppo pericolosa. Di fatto, la storia dei sciiti zayditi, dai quali provengono gli Houti, si confonde quasi con quella dello Yemen. Gli Zayditi moderati sono una minoranza in seno allo sciismo. Contrariamente agli sciiti duodecimali, come gli iraniani per esempio, non aspettano il ritorno del dodicesimo imam (che sarà l’ultimo), ma del quinto, e condividono alcune interpretazioni religiose con i sunniti. Sono eretici in tutto. Un terzo dei 23 milioni di yemeniti sono zayditi (come l’ex Presidente Saleh cacciato dal potere nel 2011 dalle Primavere arabe), ma non tutti gli zayditi sono Houti. Molti di loro sono fedeli ingranaggi dello Stato. Fino alla guerra civile degli anni ’60, lo Yemen è diretto (dal 1948) da un Imam zaydita originario di Saada. L’Imamato è stata la forma di Governo del Paese per più di mille anni (con qualche interruzione dovuta alle occupazioni ottomana e britannica). Nel 1962, a seguito di una rivoluzione, l’Imamato viene destituito e un regime militare, supportato da Nasser, prende il potere. L’Imam si chiude nella sua roccaforte di Saada. Ci saranno otto anni di guerra civile (1962-1970) fino ad arrivare alla nascita della Repubblica araba unita con Sanaa come capitale, mentre il Sud del territorio va sotto l’influenza dell’URSS. La Repubblica Democratica e popolare dello Yemen nasce nel Novembre del 1970 e la sua capitale sarà Aden.
La riunificazione dei due Yemen nel 1990, sotto il controllo di Sanaa, non mette fine alle frustrazioni degli Zayditi del Nord. Si sentono marginalizzati dal potere installato a Sanaa. Il loro movimento, Ansar al-Allah (i partigiani di Allah), si raggruppa intorno ad una guida spirituale, Badr Eddine al-Houti. Dal 2002, suo figlio Hussein, deputato al Parlamento yemenita, diventa sempre più critico nei confronti della politica americana caldeggiata dal Presidente Ali Abdallah Saleh. Saleh, che dopo l’11 Settembre si era apertamente alleato agli americani nella loro lotta contro il terrorismo per far “dimenticare” al Mondo che alcuni combattenti di Al Qaeda (tra i quali un gran numero di sauditi rientrati dall’Afghanistan) si erano installati nelle zone centrali dello Yemen grazie alla complicità di parte del Governo. L’invasione americana dell’Iraq nel 2003 suscita grandi critiche da parte di Hussein al-Houti. Durante una conferenza incita gli yemeniti a combattere l’egemonia americana nel mondo arabo. Centinaia di oppositori vengono arrestati. Nella primavera del 2004, al-Houti capeggia la rivolta, ma viene ucciso e sostituito dal fratello Abdel Malek al-Houti. Dal 2004 al 2010 la ribellione Houti porta vanti sei guerriglie interrotte da tregue e accordi continuamente violati.
Alla fine del 2009, gli Houti controllano una grande regione montagnosa alla frontiera con l’Arabia Saudita. La guerra si estende dal vicino saudita. Gli zayditi, sciiti, sono feroci avversari dei salafiti e dei wahabiti, la versione più tradizionalista dell’Islam, nata in Arabia Saudita. L’aviazione saudita li bombarda, la marina organizza un blocco delle coste del Nord-Ovest dello Yemen con l’avvallo del potere centrale di Sanaa per fermare gli approvvigionamenti di armi. Parallelamente l’Iran avvicina quattro navi da guerra alle coste yemenite, il tutto sotto il controllo della marina americana. Questa guerra, a lungo sconosciuta, causerà la morte di 10mila persone, di cui 130 militari sauditi. La Primavera yemenita e la fuga del Presidente Saleh accantonano la ribellione houti. Gli sciiti partecipano alla contestazione generale contro il potere nelle varie città del Paese. Aspettano che il nuovo Presidente tenga conto della loro richiesta di maggiore autonomia nelle regioni del Nord. Un piano di federazione dello Yemen viene proposto nel Febbraio del 2014 dal nuovo Capo dello Stato Mansour Hadi. Gli Houti lo respingono perché ritengono che quel piano li indebolisca e li privi di un accesso al mare. Si mettono in marcia e scendono su Sanaa.
Chi li appoggia? A lungo soli, gli Houti vengono accusati dal potere centrale e dai sauditi di ricevere materiale militare dall’Iran via Eritrea. Non è da sottovalutare poi che da Marzo sono ripresi i voli bi settimanali tra Sanaa e Teheran. Ciò non accadeva dal 1990. L’Iran si mette sulla difensiva, ma è vero che gli Houti e Teheran hanno gli stessi nemici, per motivi religiosi: l’Arabia Saudita e Al Qaeda. Negli ultimi mesi sono stati molti gli scontri che hanno visto opporsi, nel centro del Paese, miliziani Houti e combattenti di Aqpa (Al Qaeda nella Penisola Arabica). Lo Yemen è un Paese di tribù, il Paese più povero del mondo arabo, incancrenito da anni dalla corruzione, destabilizzato da Al Qaeda, dalle tentazioni separatiste del Sud e la ribellione houti al Nord. L’ultimo colpo di Stato ha reso la situazione incontrollabile, l’attacco dell’Isis non ci voleva, ma chi teme più di tutti questa situazione è l’Arabia Saudita, terrorizzata all’idea di un potere Houti, quindi sciita, alle sue porte. A Nord del regno, l’Iraq (o per lo meno il Sud del Paese) è anch’esso diretto da sciiti. Ryad non si sottometterà mai all’idea di sopportare ribelli houti durevolmente istallati a Sanaa. La lotta d’influenza geopolitica e religiosa con l’Iran ha fatto si che questa oggi intervenisse sullo Yemen. Il vento della storia soffia in questo momento nel senso dello sciismo, già maggioritario nel mondo musulmano, e di Teheran, che ha i suoi “sottomessi” a Baghdad, Damasco, Beirut, da qui il nervosismo di cui fa prova negli ultimi giorni Riyad. Preoccupano il regno anche le sorti dello Stretto do Ormuz e di quello di Bale-el-Mandel, punti di transito del petrolio mondiale.
A giudicare dall’ampiezza che sta prendendo la forza di intervento che mette insieme una decina di altri Paesi con la benedizione (da lontano) degli Stati Uniti, i sauditi non sono gli unici ad essere preoccupati. E i negoziati per il nucleare? Avranno il loro peso? Sarà allora guerra civile? E l’Isis entrerà a far parte della partita? In Yemen si rischia una sorta di “somalizzazione” e sarebbe allora per loro la fine.