Milano, e dopo Pisapia?
L’annuncio è ormai dell’altra settimana: “Non mi ricandido nel 2016”. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia lo ha detto chiaro e tondo: non correrà alla prossima tornata delle amministrative meneghine. Motivo? “Non è per stanchezza – ha detto il primo cittadino – ma per coerenza: nessuno è indispensabile, la politica non dev’essere una professione”. Una decisione, quindi, dettata dal profondo senso civico, oppure scaturita dal fallimento?
Ognuno, politicamente, ha la sua risposta. “Se Milano torna al centrodestra mi farebbe un enorme piacere”, è il commento del presidente lombardo, Roberto Maroni. “E’ una grande occasione per il centrodestra, dobbiamo farcela, a condizione che questo si presenti compatto sul “modello Lombardia”. Inizia il dibattito, o meglio confronto, nel centrodestra sul nome da candidare. Primarie o meno, l’ipotesi Matteo Salvini è quella più gettonata in questi giorni. “Vediamo, certo è un leader naturale”, ha detto Maroni sull’eventualità che il segretario lumbard possa correre per Palazzo Marino. “Mi auguro, tuttavia che anche il centrodestra faccia le primarie prima dell’estate, ormai non si può più perdere tempo”.
A proposito di primarie, la grande rinuncia di Pisapia un po’ di scompiglio al Pd milanese lo ha creato. Le primarie “sarebbero un modo per far scegliere la candidatura dal basso”, ha spiegato il sindaco, “a meno che non vi sia una candidatura unanimemente riconosciuta”. Anche perché “a Milano hanno portato entusiasmo, però ultimamente hanno perso un po’ di credibilità”. La sostanza è questa, oggi come oggi è più probabile che le primarie le possa fare il centrodestra, piuttosto che il centrosinistra. Incredibile anche solo pensarlo. Ma tant’è. D’altronde il capoluogo lombardo non è più quello del 2011, quando l’onda arancione ha travolto l’amministrazione Moratti, facendo registrare un cambio storico alla guida della città. Oggi è tutto più sbiadito, meno colorato.
Milano è una città con tanti problemi non risolti. Inutile stare qui ad elencarli tutti, ma certamente Expo è uno di questi. La giunta sembra aver vissuto i passaggi organizzativi ed economici dell’Esposizione senza un grande slancio visionario, con poco entusiasmo. Scandali e tangenti a parte, il Comune di Milano ha dato l’impressione di non fare di più in vista di Expo, ma di accontentarsi di portare a termine quello che, semplicemente, doveva. Chi potrebbe essere candidato del Pd? La domanda fatta ora, rientra nel totosindaco con largo anticipo, quindi suscita con un certo divertimento. Tra le opzioni interne c’è quella di Pierfrancesco Majorino, espressione della corrente che sta sinistra nel Pd e che potrebbe fare da raccordo con SEL. Umberto Ambrosoli a Milano andò forte nelle ultime Regionali, ma paga la sconfitta con Maroni e non gode dell’appoggio trasversale del partito.
Un ruolo decisivo lo potrà giocare Matteo Renzi. Ora del prossimo autunno il premier potrebbe sbaragliare la concorrenza e imporre un suo nome a sorpresa. Qualcuno dice Andrea Guerra. Non è certo un caso che l’ex manager di Luxottica già collabori con il governo Renzi e le elezioni amministrative del 2016 a Milano potrebbero essere il suo definitivo trampolino di lancio. Certo, è presto. Lo abbiamo detto, il totocandidature di fine marzo più che altro diverte. Magari un po’ anche il sindaco Pisapia, dopo un po’ di nervosismo seguito all’annuncio del suo ritiro.