Italia delle Regioni
Si è svolta al Senato un’Audizione della Conferenza delle Regioni in merito alla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, con riferimento alla garanzia dei principi di universalità, solidarietà e di equità. Hanno guidato la delegazione della Conferenza Luigi Marroni (assessore alla sanità della regione Toscana) e Massimo Garavaglia (coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni).
Le Regioni hanno spiegato che con il Patto per la Salute, insieme di regole concertate a fronte di un finanziamento certo e pluriennale, ha infatti, come obiettivo prioritario quello di promuovere un’assunzione di responsabilità del Governo e delle Regioni nell’individuare strumenti innovativi – dalle nuove tecnologie ai nuovi farmaci – e politiche innovative che garantiscano un futuro certo al SSN, seppur in una congiuntura economica difficile in cui ognuno faccia responsabilmente la propria parte. Si evidenzia che il Fondo Sanitario Nazionale è sottofinanziato di almeno 18 miliardi rispetto alla media degli altri Paesi Ocse, e di circa 30 miliardi rispetto a Francia e Germania.
Le Regioni, infatti, ritengono fondamentale continuare a garantire, con le misure che sono previste nel Patto, l’universalità del Servizio Sanitario Nazionale che deve assicurare i livelli essenziali di assistenza (LEA) in modo appropriato e uniforme su tutto il territorio nazionale. Si dovrà, quindi, prevedere un adeguato finanziamento per garantire la sostenibilità dell’attuale sistema pubblico. Le risorse concordate per l’anno 2015 (112.062 miliardi di Euro e quelle per l’anno 2016 (115.444 miliardi di Euro) sono state poi rimesse in discussione con l’attuale proposta di disegno di legge sulla stabilità per l’anno 2015 attualmente in discussione in Parlamento. Si ricorda che la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome non aveva condiviso la previsione, inserita nel DEF, di legare la determinazione del fabbisogno al PIL perché tali risorse dovrebbero avere una determinazione indipendente.
Secondo il rapporto del 2014 della Corte dei Conti, nel 2013 le uscite complessive per assistenza sanitaria, in termini di contabilità nazionale, si sono attestate a 109,3 miliardi di Euro, in seppur lieve flessione rispetto al 2012. Per il terzo anno consecutivo la spesa presenta una riduzione in termini nominali (-0,3 per cento contro il -1,3 per cento dello scorso anno secondo gli importi rivisti anche in relazione all’esercizio 2012), mentre rimane sostanzialmente invariata in termini di prodotto.
In particolare, nella Sanità i provvedimenti legislativi che si sono succeduti negli ultimi anni, dal 2011 in poi, avevano già ridotto complessivamente le risorse in sanità nel periodo 2012-2014 di circa 23,5 miliardi di euro per cui è impossibile sostenere ulteriori tagli. Al fine di garantire sostenibilità al SSN, le Regioni e PP.AA. hanno già da tempo condiviso la necessità di un’azione per il contenimento della spesa sanitaria e dell’esigenza di mantenere inalterati gli standard assistenziali e ospedalieri da parte del servizio sanitario nazionale attraverso misure di razionalizzazione della spesa di beni e servizi senza impatto sui livelli di erogazione dei servizi finali. Tra gli importanti impegni assunti con il Patto per la Salute in merito alla sostenibilità del sistema si segnalano: l’aggiornamento del DPCM dei LEA del 2001; la revisione del sistema di partecipazione alla spesa e delle esenzioni.
La Conferenza delle Regioni quindi evidenzia la necessità e l’importanza di proseguire senza indugi con l’applicazione dei costi standard (Dlgs. n. 68/ 2011 art. 27) che ha avuto inizio con la definizione, seppur in via sperimentale, del riparto del FSN per l’anno 2013 al fine di promuovere un sistema che porti ad un processo di miglioramento continuo del sistema sanitario che riduca le differenze tra le diverse realtà sanitarie territoriali, valorizzando chi già oggi garantisce un equilibrio tra risorse assegnate e qualità dei servizi erogati e stimolando chi invece non ha ancora raggiunto questo livello. Solo attraverso la completa realizzazione dei costi standard che dovrebbero essere applicati non solo in sanità, ma in tutti i comparti della Pubblica Amministrazione che si potranno garantire nei prossimi anni universalità, solidarietà, equità, qualità ed efficienza nell’erogazione dei servizi al cittadino tra i quali la sanità riveste primaria importanza.
Per il segretario generale dell’Associazione dei comuni italiani, ANCI, Veronica Nicotra, occorre “Cambiare subito, tanto e cambiare sul serio”. Le manovre di contenimento finanziario e le scelte fiscali dell’ultimo quinquennio hanno fatto si che il sistema dei Comuni ormai non prenda, ma contribuisca allo Stato per circa 600 milioni, guardando solo al funzionamento del Fondo di solidarietà comunale senza considerare spese per altre funzioni che i Comuni sostengono, si pensi alla giustizia o all’immigrazione. È un mutamento profondo, che richiede un’evidente e urgente riflessione per il 2016, il cui terreno di confronto potrà essere la “Local Tax”. Oggi è giusto apprezzare che, se il Governo adotterà le proposte contenute nel decreto legge predisposto dall’Anci, si potranno porre le basi per rimettere in circolo positività, con l’obiettivo di rimboccarci tutti le maniche, puntando su rinnovamento, trasparenza, sana e oculata gestione delle risorse.
Ripristinare il fondo compensativo dei 625 milioni significa per circa 900 dei 1.800 Comuni, beneficiari del trasferimento nel 2014, non avere un aggravio dei tagli già disposti per il 2015 di oltre il 50%, con punte del 300%. Tra i Comuni più colpiti, inoltre, 603 non superano i 10mila abitanti. Appare evidente l’impossibilità oggettiva di fare i bilanci in questi casi. Il miglioramento del quadro economico finanziario ci fa ben sperare che questa compensazione sia garantita. Assicurare alle Città metropolitane le condizioni per essere il volano delle aree strategiche del Paese significa coerenza con le scelte legislative fatte e capacità di attuare le riforme approvate. Garantire regole flessibili per la gestione del Patto e della nuova contabilità, unite a parametri di virtuosità, significa ritornare a far crescere la curva degli investimenti locali, fattore trainante dell’economia territoriale.
I contenuti nel decreto legge garantiscono la tenuta finanziaria dei prossimi mesi – conclude Veronica Nicotra – il 2016 può essere poi l’orizzonte nel quale si definirà la nuova finanza locale, con il definitivo superamento del Patto a favore di strumenti più adeguati di regolazione finanziaria e con l’attuazione di una fiscalità locale più semplice ed equa.