Salvini e la strategia del “perdere bene”
Dopo i risultati delle elezioni in Francia buona parte dei commentatori politici avanza l’ipotesi di un contagio ed uno spostamento a destra anche del nostro sistema politico, soprattutto in vista del crescente consenso attorno a Salvini. Tuttavia, a nostro avviso, si tralascia una differenza fondamentale: Salvini, al contrario della Le Pen, non mira ad essere vincitore delle prossime elezioni e soprattutto non mira assolutamente ad essere a breve al Governo.
Salvini quindi che obiettivi ha e perché non mira alla guida del prossimo governo? In breve: vuole stabilizzare il proprio esperimento politico tentando di evitare di commettere gli errori organizzativi fatti da Grillo che, pur ottenendo buoni risultati utilizzando una strategia comunicativa molto populista, non sempre è riuscito a controllare e dare una direzione politica al proprio consenso (e ai propri eletti). E vuole evitare un governo perché sa che niente danneggia un movimento populista quando il lasciare l’opposizione; e questo è anche il motivo per il quale saboterà probabilmente ogni alleanza che il centrodestra (forse berlusconiano, ma non necessariamente) dovesse offrirgli a breve, con la scusa chiaramente del “non scendere a compromessi”.
Non avere i voti per formare un governo (ora la Lega Nord e la sua compagine variano tra il 12% ed il 15%) non è il suo problema prioritario: preferirà combattere e vincere una guerra diversa, piuttosto che perdere sicuramente quella, oggi impossibile, di presentarsi come alternativa a Renzi. Meglio tentare di sottrarre al centrodestra e a Grillo tutti i voti possibili polarizzando l’elettorato e prendersi del tempo per dare stabilità al suo prodotto nuovo, questa Lega “lepenizzata” che sembra essere “Noi con Salvini”. Occorre estendere i contatti, le sedi, la rete di militanti e simpatizzanti che al Nord vengono ereditati dalla struttura della Lega Nord e occorre procurarseli al centro ed al sud del Paese. Occorre capire soprattutto su questo campo, quali saranno i rapporti di forza con le sigle che accompagneranno Salvini ed il suo progetto in futuro, quale ad esempio “Sovranità”, per ora poco più che una emanazione diretta di Casapound.
Se i bersagli elettorali di Salvini sono sia Berlusconi che Grillo e il non correre seriamente per il Governo una sua strategia precisa, il leader leghista conterà sull’appoggio di un potente ed insperato alleato: Renzi. Per il leader del PD infatti nessun calcolo politico sarebbe più sicuro che favorire Salvini rispetto ad un Berlusconi (o chi per lui), presentando agli elettori che non si riconoscono nel centrosinistra il dover scegliere tra il nuovo leghista o un ritorno del Cavaliere, consapevole della cara vecchia regola nota dai tempi di Napoleone “meglio per un esercito aver un generale mediocre che due buoni”.