Quote latte, Italia a rischio multe
Nell’ultimo anno di attuazione del regime delle quote latte, che è terminato lo scorso 31 marzo, esiste il rischio concreto di arrivo di nuove multe per il superamento, da parte dell’Italia, del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo quattro anni in cui nessuna multa era stata assegnata agli allevatori italiani.
Già nel mese di marzo le autorità Antitrust di Francia e Spagna hanno condannato al pagamento di sostanziose multe le principali industrie lattiero-casearie, tipo Lactalis e Senagral in Francia e Grupo Lactalis Iberica e Danone in Spagna. Molte di questi gruppi industriali operano anche in Italia ma, sino a questo momento, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato non ha manifestato nulla. Anche in Italia esiste un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso dei trasformatori, data la loro posizione economica sul mercato, nei confronti degli allevatori, che da essi dipendono. I prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori cominciano a manifestare evidenti segni di difficoltà perché, ormai non riescono a coprire nemmeno i costi di produzione.
Alle difficoltà determinate dai prezzi bassi corrisposti agli allevatori, si aggiunge il rischio di arrivo di nuove multe, sulla base dell’ultimo aggiornamento dei dati Agea, dal quale si evidenzia un aumento della produzione del 3,24% rispetto al 2013, con un incremento in valori assoluti di 2,561 milioni di quintali, sulla base dei primi nove mesi della campagna che va dal 1 aprile 2014 al 31 marzo 2015. Si preannuncia, quindi il primo debordamento dei limiti dopo l’introduzione della legge 33 del 2009, la quale prevede la possibilità di compensazione solo agli allevamenti di montagna e alle zone svantaggiate, a quegli che non hanno superato il livello produttivo nel 2007-08 e agli allevamenti che producono entro e non oltre il 6% della quota loro assegnata.
Dopo la mobilitazione degli allevatori è arrivato un provvedimento che permette di rateizzare le multe di quest’anno per un massimo di tre anni e senza interessi, ma occorre individuare soluzioni a livello nazionale che permettano un’uscita tranquilla da un regime che ha condizionato il settore per decenni.
La questione quote latte è iniziata 30 anni fa nel 1984 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota di molto inferiore al consumo interno di latte.
Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte che ha consentito alla stragrande maggioranza dei 36mila allevatori di mettersi in regola acquistando o affittando quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro, mentre solo un’esigua minoranza è responsabile delle pesanti pendenze con l’Unione Europea.