Cronache britanniche
Londra – La campagna elettorale britannica è entrata nel suo vivo dopo una partenza stranamente in sordina. Il susseguirsi di sondaggi giornalieri vede i due principali partiti, conservatori e laburisti, verso un probabile testa a testa finale tra un mese. Fino alla fine sarà dunque una battaglia all’ultimo voto su economia, immigrazione e sanità che sono le questioni più pesanti sul piatto della bilancia. Dato, però, il differenziale marginale che separa gli uni dagli altri, e a meno di possibili performance o scivoloni straordinari da parte dei rispettivi leader durante i dibattiti televisivi, a far cambiare sostanzialmente l’ago della bilancia saranno gli altri partiti. Di fatto, sarà quasi certamente un altro governo di coalizione quello che permetterà a Cameron di rimanere, o a Ed Miliband d’insediarsi come nuovo inquilino di Downing Street.
Di che colore sarà e quale composizione avrà la nuova coalizione rimane però un punto interrogativo. Già, perché sebbene gli accoppiamenti sembrino essere scontati con conservatori e liberal democratici schierati da una parte e laburisti e partito indipendentista scozzese (SNP) posizionati dall’altra, l’equazione non è cosi semplice. L’incognita principale è, infatti, rappresentata dall’UKIP, che ha conti fatti potrebbe essere la terza forza in parlamento superando sia i liberal democratici che l’SNP. A quel punto, una possibile coalizione tra conservatori e UKIP potrebbe essere quella più convergente, specialmente sul tema dell’immigrazione, se non fosse che i due partiti abbiano iniziato da mesi un duello all’ultimo sangue che è costato ai conservatori plurime emorragie interne che hanno portato alla defezione di diversi parlamentari transitati proprio nel partito guidato dall’eccentrico Nigel Farage. Un altro punto che accomuna ma allo stesso tempo divide i due partiti è quello concernente la permanenza nell’UE, Cameron vorrebbe, infatti, rinegoziare i Trattati, mentre Farage vuole molto più nettamente uscire dall’Europa. L’opzione più semplice per i conservatori rimane, dunque, quella di rinnovare il sodalizio con i liberali se non fosse che questi ultimi appaiano molto indietro nei sondaggi, quindi per l’attuale Primo Ministro pare non prospettarsi una scelta semplice.
Non se la passa comunque meglio Ed Miliband. Sulla sponda opposta, infatti, il leader del partito laburista non ha molte frecce a disposizione nel suo arco, se non quella di una possibile coalizione con lo SNP che però chiaramente metterebbe il futuro governo di nuovo davanti al problema di una Scozia indipendente, appena evitato solo qualche mese fa. Inoltre, Nicola Sturgeon, leader dello SNP, è una convinta oppositrice dell’austerità, il debito pubblico scozzese è alle stelle, il che diverge dall’’agenda di Ed Miliband il quale mira comunque a coniugare crescita e contenimento del debito. L’altra scelta possibile sarebbe di un’alleanza con i verdi che però pare molto improbabile sia in termini di agenda sia di bacino voti. Il testa coda eventuale potrebbe essere quello di una coalizione con i liberal democratici di Nick Clegg che sono usciti pesantemente ridimensionati dal quinquennale matrimonio di governo con i conservatori.
Nel frattempo, nella mera speranza di una vittoria schiacciante del proprio partito sia i laburisti sia i conservatori hanno già intavolato trattative e negoziazioni a porte chiuse, giacché a meno di un mese dall’election day il caos regna ancora sovrano.