Rassegna stampa estera

Molti occhi puntati sulla presentazione del Def dal quale dipende molto del nostro futuro, ma che già ha fatto capire che “le prospettive di crescita saranno ancora timide” come scrive Richard Heuzé su le Figaro, nonostante Renzi abbia presentato un “bilancio da allievo modello”. Pierre de Gasquet su Les Echos scrive di come “il tempo dei sacrifici sulla Penisola sia finito , ma non quello delle economie”. In effetti, come spiega il giornalista, “di fronte alla fragilità della ripresa, Roma ha scelto di graziare le famiglie, ma non le collettività locali e le amministrazioni”. Giada Zampano sul Wall Street Journal riporta l’ottimismo del Governo che prevede, anche se con la dovuta cautela,  una crescita sempre più in accelerazione nel prossimo biennio. Ma, sottolinea la giornalista “gli economisti temono che l’impatto benefico dato dal quantitative easing della BCE verrà eroso dalla divario di competitività che esiste in Italia, mentre il lungo soffocamento della recessione, le prospettive incerte e le complicate condizioni di credito continuino ad ostacolare il potere di investimento delle imprese italiane”. Preoccupato Antoine Izambard che si chiede sulle pagine di Challenges, se l’Italia non sia “sul bordo di una crisi maggiore”, perché l’aumento importante di prestiti non performanti delle imprese italiane preoccupa molti economisti e qualcuno di loro prevede una crisi importante già per quest’estate”. La preoccupazione emerge anche dall’analisi di Richard Barley scritta per il Wall Street Journal e ripresa da The Australian, nella quale, dati alla mano, Barley afferma che nonostante tutto quello che si è fatto, dai QE alle riforme, “il potenziale di crescita in Italia rimane basso in modo preoccupante”. Il giornalista pone la data del 13 Maggio come la data della verità. Se per allora l’Italia non annuncerà la sua uscita dalla recessione, “ci si dovrà chiedere cosa la moneta unica faccia per i suoi membri”.

Non tutti sono però così pessimisti. C’è grande positività nell’articolo di Rachel Sanderson pubblicato sul Financial Times. Una bella carrellata di imprese della Brianza, aziende di design che stanno combattendo la recessione grazie alla loro competenza e affidabilità”. Come afferma uno degli imprenditori intervistati, Dario Rinero, “per secoli abbiamo cercato il petrolio, ma sono convinto che il nostro petrolio è quello che possediamo dentro di noi e in ciò che ci circonda, il senso della bellezza (…) E se il petrolio può finire, il ‘nostro’, se coltivato in m odo adeguato, può durare in eterno”. Grande entusiasmo sul Khaleej Times (Emirati Arabi Uniti) nei confronti di Expo 2015. Sadiq Shaban racconta di come “l’Italia sia al crocevia di una nuova ed entusiasmante fase. Lo scorso anno Matteo Renzi, diventato il Primo Ministro più giovane del Paese, ha promesso di realizzare un programma di azione radicale, un programma che avrebbe portato il Paese a volare alto e lo avrebbe sottoposto a importanti riforme (…) Nella corsa all’Expo, l’Italia ha già mostrato segnali positivi. L’economia del Paese ha mostrato una crescita positiva nel recente passato, segnando la fine formale di un periodo di recessione che ha ridotto il suo PIL di quasi il 9% (…) Mentre il conto alla rovescia per il grande giorno si avvicina alla fine, l’Italia non sta lasciando nulla di intentato per renderlo un mega successo”.

Richard Heuzé titola il suo articolo su Le Figaro in modo molto eloquente e forse con una punta di ironia: Italie: Renzi présente un budget d’élève modèle. Se il Premier afferma che “non ci saranno né tagli, né aumenti di tasse”, e, scrive Heuzé in parte è così visto che “il bilancio prevede un abbassamento delle imposte stimato a 18 miliardi di euro, di cui 10 sotto forma di aiuti fiscali per le famiglie disagiate (…) Il Governo, contrariamente all’affermazione del Presidente del Consiglio, cerca di fare 10 miliardi di euro di risparmi sulla spesa pubblica. Sarà quindi data una grande sforbiciata al piano faraonico di lavori pubblici. Su 419 progetti per un totale di costi previsti di 383 miliardi di euro, solo 49 sono stimati essere prioritari e totalizzano 80 miliardi di euro di investimenti confermati. Davanti ai tagli di bilancio che si profilano, comuni e collettività locali già affilano i coltelli”. (…)

Sul quotidiano economico Les Echos, Pierre de Gasquet “svela la road map del bilancio per il prossimo triennio, che vede la crescita allo 0,7% nel 2015 per arrivare all’1,4% nel 2016. Renzi vuole evitare ad ogni costo l’aumento delle tasse (…) Questa la priorità del Governo Renzi che ha annunciato, martedì, le nuove previsioni di bilancio per i prossimi tre anni. Di fronte ai timidi segnali di cambiamento, il nuovo Documento economico e finanziari del Tesoro (DEF) ha rivisto leggermente al rialzo le sue previsioni di crescita (0,7% contro 0,6% di ottobre) (…) Come giro di vite, il DEF prevede comunque 10 miliardi di euro di risparmi nel 2016, soprattutto sui bilanci delle collettività locali e ministeri. Questo corrisponde alla ‘soglia minima’ necessaria a neutralizzare l’applicazione della ‘clausola di salvaguardia’ che porterebbe all’aumento dell’IVA a partire dal prossimo 1° Gennaio (…) Ma la manovra scatena le ira dei sindaci delle grandi città che chiedono una divisione più equa dei sacrifici e uno sforzo sostanziale delle amministrazioni centrali”. Per quanto riguarda la crescita, de Gasquet puntualizza come “di fatto, un anno dopo aver anticipato una crescita dell’1,3% per il 2015, il Governo italiano ripiega su uno 0,7%, per quest’anno che permetterebbe al Paese di uscire finalmente dalla recessione, essendo il PIL sceso dell’1,7% nel 2013 e dello 0,4% nel 2014.”

Giada Zampano riporta il monito degli economisti che vedono “ un potenziale aumento delle tasse –  che arriverebbero ad un totale di 16 miliardi di euro nel 2016 , e servirebbero a mantenere il deficit di bilancio sotto controllo –  pesare  sui consumi e rallentare gli investimenti, mettendo in pericolo una già timida ripresa. La vera sfida per la squadra di Governo è quella di implementare il taglio delle spese di Stato senza scaricare il maggiore fardello sulle Regioni e le amministrazioni locali come è successo lo scorso anno, quando il Governo è stato costretto ad annacquare i suoi piani di taglio delle spese”. In tutto questo si spera raccogliere anche i frutti della riforma del lavoro.

L’Italie est-elle au bord d’une crise majeure? Si domanda Antoine Izambard. “Dopo la Grecia l’Italia? L’inflazione galoppante dei crediti a rischio delle banche italiane – quelli il cui rimborso accusa più di 30 giorni di ritardo –  preoccupano molti economisti, alcuni dei quali prevedono una ‘crisi maggiore’ già quest’estete. Secondo la Banca d’Italia questi prestiti non performanti in Gennaio hanno raggiunto i 185 miliardi di euro e dovrebbero continuare a crescere nel 2015, secondo uno studio della società di revisione PwC, pubblicato lo scorso 25 Marzo. La regola dei 30 giorni è normale in Italia, che ha criteri più restrittivi della maggior parte dei suoi vicini europei, che considerano questi prestiti come discutibili dopo 90 giorni di ritardo (…) Per far fronte a questa situazione, la creazione di una struttura di dismissione sul modello ‘bad bank’ spagnola è stato evocata, prima di essere accantonata dal Tesoro perché troppo macchinosa da mettere in pratica”(…)

Richard Barely ammonisce “Se la Grecia può apparire come  il canarino nella miniera di carbone dell’eurozona, l’Italia rappresenta l’elefante nel negozio di cristalli (…) Ma una domanda probabilmente più importante  lungo termine coinvolge l’Italia, terza economia dell’eurozona. Se la crisi della Grecia è acuta, l’Italia ha il tipo cronico: è cresciuta appena da quando è arrivato l’Euro (…) L’ultima serie di indicatori sembrano essere positivi (…) Il primo trimestre potrebbe segnare il primo dal 2011 nel quale l’Italia registra una crescita positiva (…) Gli sforzi del Primo Ministro Matteo Renzi per riformare il Paese sono vitali. Il suo sforzo  per migliorare il mercato del lavoro merita fiducia; uno dei maggiori ostacoli alla crescita è stato il coltivare l’abitudine ad ostacolare lo sviluppo delle piccole imprese e proteggere troppo i dipendenti a scapito dei giovani in cerca di lavoro.  Ma la cosa più urgente di cui ha bisogno l’Italia è dimostrare che può generare crescita ciclica”. (…)

L’analisi di Rachel Sanderson per il Financial Times da speranza, ma genera anche rabbia: abbiamo tutte le carte in tavola per volare, ma non abbiamo abbastanza fiducia in noi (o questo è quello che ci vogiono far credere). “(…) Accanto a nuovi laboratori, case come Cassina e Molteni&Co – dall’esperienza che raggiunge quasi un secolo di vita – stanno mettendo in risalto la storia del design italiano con riedizioni di mobili di ‘maestri’ come Gio Ponti, ma aggiornati con nuovi materiali e tessuti ecologici. Questa attenzione alla produzione arriva dopo una triplice recessione  che ha costretto molte aziende più piccole a chiudere e ha portato alcune delle più grandi aziende italiane di design ad essere vendute a stranieri.” Ma quello che rimane è talento, esperienza, bellezza, eleganza, emozione che solo i nostri artigiani trasmettono e rendono ancora viva la Brianza.

Richard Heuzé, Renzi prèsente un budget d’élève modèle, Le Figaro, 7 Aprile 2015; Pierre de Gasquet, Renzi maintient le cap des baisses d’impots et des économies budgetaires, Les Echos, 7 Aprile 2015; Giada Zampano, Italy Expects to Exit Recession This Year, The Wall Street Journal, 7 Aprile 2015; Richard Barely, Eurozone in question with Italian economy in the doldrums, The Australian, 4 Aprile 2015; Antoine Izambard, L’Italie est-elle au bord d’une crise majeure?, Challenges, 2 Aprile 2015; Sadiq Shaban, Destination Milano: Italy shows positive signals, Khaleej Times, 6 Aprile 2015; Rachel Sanderson, Italian design firms beat recession by drawing on trusted skills, Financial Times, 3 Aprile 2015.

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