La grande sfida di Buhari è Boko Haram
Nigeria – Il nuovo Presidente Muhammadu Buhari, che entrerà nel pieno delle sue funzioni solo il prossimo 29 Maggio, dovrà fare i conti con molteplici sfide. Priorità assoluta avrà la lotta contro la setta di Boko Haram.
Come ha dichiarato lui stesso lo scorso 1° Aprile, l’ex golpista Muhammadu Buhari è diventato, all’alba dei suoi 72 anni, il Presidente eletto “di un Paese che ha oggi raggiunto la Comunità di tutte quelle Nazioni che hanno utilizzato le urne per cambiare pacificamente la Nazione”. Goodluck Jonathan ha riconosciuto immediatamente la sconfitta e ha rivolto al suo successore Buhari, leader dell’opposizione, i suoi auguri. Felice epilogo di uno scrutinio storico dall’avvento della democrazia in Nigeria nel 1999, per una Nazione che deve affrontare immense sfide, che da oggi saranno quelle di Muhammadu Buhari. Lotta alla corruzione, sradicamento del gruppo terrorista Boko Haram e accesso per la maggior parte dei nigeriani ai servizi di base (salute, scuola, acqua, energia, sicurezza). Questi sono anche i primi tre cantieri per i quali si è impegnato Buhari in campagna elettorale. Per ciò che concerne corruzione e terrorismo i nigeriani non hanno dubbi sulla sua competenza. Questi mali li ha già affrontati in passato.
Quando arriva al potere per la prima volta grazie ad un colpo di Stato militare avvenuto nel 1983, Muhammadu Buhari fa della corruzione la sua bestia nera. Già all’epoca accusava il Governo di Shagari, che rovescia, di essere corrotto. E’ proprio questo suo accanimento contro la corruzione che lo renderà a sua volta vittima di un colpo di Stato per mano di un altro generale, Ibrahim Babangida aiutato dall’entourage di Buhari che quest’ultimo avrebbe sottoposto a epurazione. Sotto il suo regime, politici e uomini d’affari sospettati di essere corrotti vengono arrestati e imprigionati senza essere sottoposti ad alcuna forma di processo. L’Amministrazione Buhari si distingue per numerose lesioni dei Diritti Umani. E’ lo stesso generale Buhari che farà arrestare il musicista e attivista Fela Kuti. “La Democrazia e lo Stato di Diritto saranno realizzati sulle nostre terre”, ha assicurato il neoeletto Presidente. Rendendo omaggio all’uomo politico, ha tenuto a precisare che Goodluck Jonathan non doveva “temere nulla ”. Ricordiamo che era stato spietato con i dignitari del regime Shagari. La sua fama di uomo di ferro, che ha tentato di addolcire durante la campagna elettorale, lo precede ovunque. Il generale Buhari aveva organizzato la famosa WAI (War Against Indiscipline – Guerra all’Indisciplina). Chiese allora ai dirigenti pubblici di arrivare in orario al lavoro e ai nigeriani di fare la fila alle fermate dell’autobus.
Colui che si descrive come “un ex dirigente militare e democratico convertito” ha senz’altro subito un’evoluzione, ma non sulla corruzione che mina il suo Paese, ricchissimo in petrolio. La Nigeria è il primo produttore di petrolio sul Continente africano. L’oro nero costituisce la sua principale risorsa, ma il suo popolo, troppo spesso colpito dalla miseria più nera, non ne vede alcun beneficio. Oltre a rafforzare i poteri della Economic and Financial Crimes Commission (EFCC), incaricata di indagare sui crimini finanziari, ha promesso che i cittadini avrebbero saputo “quanto guadagnava la NNPC (Nigerian National Petroleum Corporation, l’Eni nigeriana) e dove andava il denaro”. “I flussi massicci di soldi non devono più lasciare il Paese per finanziare altre economie- ha tenuto a puntualizzare -quando il nostro popolo subisce le pene inflitte dalla povertà (…) Questo mi fa male. Tutto questo deve cessare.” Il denaro, del quale non ci si approprierà più indebitamente, servirà a finanziare la politica sociale di Muhammadu Buhari che vuole, tra l’altro, offrire una copertura malattia universale al suo popolo. Per realizzare le sua ambizioni sociali, ha promesso di non aumentare le tasse dei privati e delle imprese.
La lotta alla corruzione costituisce anche un importante prerequisito a quella contro Boko Haram. Il flagello colpisce anche l’esercito. La strategia di Buhari: dare finalmente i mezzi ad un esercito che non ha mai beneficiato delle risorse necessarie per lottare efficacemente contro i terroristi islamici. “Vi posso assicurare che Boko Haram proverà presto la forza della nostra volontà collettiva e del nostro impegno rivolti ad estirpare dalla Nazione il terrore e a restaurare la pace”, ha dichiarato Muhammadu Buhari il 1° Aprile nella capitale federale Abuja, dopo aver ricevuto la certificazione che attestava la sua vittoria. Non sono minacce campate in aria considerando che Buhari è quello che negli anni ’80 ha cacciato dalla Nigeria la setta Maitatsine, simile a Boko Haram, che imperversava nel Nord del Paese.
Va ricordato però che la posizione di Buhari nei confronti di Boko Haram non è mai stata molto chiara. La sua prossimità e indulgenza nei confronti del gruppo terrorista è stata a lungo posta sotto osservazione. Il capo del gruppo terrorista Abubakar Shekaku lo aveva addirittura citato tra coloro che avrebbero potuto fare da mediatori tra Boko Haram e le autorità federali. Ma oggi sembra aver messo un punto a questa ambiguità, chiarendo la sua posizione nei confronti dell’insurrezione armata, affermando che questa era composta da “bigotti senza cervello travestiti da musulmani”. Una posizione che non piace affatto al gruppo terrorista che tenta un attentato kamikaze contro di lui nel Luglio 2014 al quale scampa miracolosamente. E’ anche vero che Muhammadu Buhari ha anche ardentemente difeso l’instaurazione della sharia in tutto il Paese. “Se Dio lo vorrà, non fermeremo i movimenti che si agitano per l’applicazione della sharia in tutto il Paese”, aveva dichiarato nel 2011, pubblicamente durante un seminario. Nel Gennaio del 2015 c’è stato il voltafaccia, in piena campagna elettorale, con la glorificazione della libertà di culto (ha ricordato anche en passant che non aveva mai imposto la sharia quando era al Governo, tra il 1983 e il 1985). Per tranquillizzare i cristiani del Sud ha più volte affermato che “la sharia non poteva essere la legge della Nigeria”
Per vincere queste elezioni Muhammadu Buhari ha dovuto superare diversi scogli. E’ stato candidato, senza successo, per ben tre volte. Nel 2003 tenta un ritorno alla politica presentandosi contro l’ex generale Olusegun Obasanjo, ma perde le elezioni. Lo stesso avviene nel 2007 e nel 2011, la poltrona presidenziale gli sfugge dalle mani prima con Umaru Yar’Adua, poi con Goodluck Jonathan. L’ultima sconfitta è un bagno di sangue, le violenze che ne seguono causano la morte di 1000 persone. Oggi, il nuovo Presidente eletto chiede a tutti i nigeriani di dargli piena fiducia per rimettere in piedi il Paese, un vero gigante dai piedi d’argilla. Il contesto socio-economico catastrofico è stato il terreno fertile di Boko Haram che ha assoldato tanti giovani sbandati dal futuro incerto. Il gruppo terrorista ha istaurato il terrore in tutto il Paese, e nei Paesi vicini, soprattutto Ciad, Camerun, Niger. Eleggendo Buhari il popolo nigeriano ha espresso un desiderio carico di misericordia: quello di essere sbarazzato da Boko Haram le cui esazioni e atrocità sono durate fin troppo.
I suoi ultimi discorsi sono tutti molto rassicuranti, ma sarà negli atti concreti che il “democratico convertito” dimostrerà di aver veramente cambiato pelle. Ma prima di entrare nel vivo del gioco, Buhari deve pazientare ancora due mesi prima che il suo potere diventi effettivo il prossimo 29 Maggio. Cosa ne sarà durante questi due mesi di transizione dei dossier caldi che il neoeletto Presidente ha fatto suoi punti fermi? Difficile da dire, anche perché questa elezione è un inedito essendo la prima transizione democratica della Storia del Paese. Per ora l’Amministrazione Jonathan è sempre al comando del Paese e le sue operazioni congiunte portate avanti con Niger, Ciad e Camerun nella lotta contro gli islamisti proseguono. Gli attentati anche.