Svizzera, sempre più Italiani in fuga dall’Italia

Sono sempre più gli italiani in fuga dall’Italia per trovare lavori pagati meglio, per iniziare una nuova vita, per mille piccole e grandi ragioni che le statistiche non riescono a fotografare. I numeri, però, parlano chiaro e fanno impressione. All’inizio del 2014 (ultimo dato disponibile), gli italiani iscritti all’Aire, dunque residenti fuori dai confini nazionali, erano 4,5 milioni. Nel 2013 (dato Istat), a lasciare il Paese sono state 82mila persone, con un incremento di oltre il 20 per cento rispetto al 2012.

Lugano è la meta preferita degli italiani che si spostano in Svizzera, con più di mille nuovi arrivati l’anno scorso. Ora meno di un quarto della popolazione della città più grande del Canton Ticino è composto da nostri connazionali, 15mila su quasi 70mila. La Svizzera italiana, grazie al continuo arrivo di nuovi residenti e i bassi tassi di interesse sta vivendo un prolungato boom immobiliare. Se in passato i ricchi italiani cercavano ville o simili abitazioni, ora invece l’arrivo di professionisti e piccoli imprenditori meno danarosi ha spostato le preferenze su appartamenti di medio-grandi dimensioni nel centro della città adagiata sul Ceresio, con prezzi che variano, intorno al milione di euro.

Le tasse sulle aziende sono molto più basse rispetto al carico fiscale vigente in Italia, mentre il tasso di criminalità è molto basso, praticamente inesistente, con alta qualità della vita. Un esempio fra tutti: i medici italiani in Svizzera sono quadruplicati in otto anni. Non sarà una fuga di massa, ma i numeri ci sono. Un’indagine indipendente commissionata dal Segretario Italiano dei Giovani Medici alla Federazione Medica Svizzera ha rivelato che i medici con la laurea italiana e contratto in Svizzera sono aumentati di più di quattro volte dal 2004 al 2012: da 155 a 648, il 7,4% dei medici stranieri contrattualizzati in tutto il Paese. I camici bianchi attivi in ambulatorio sono cresciuti dagli appena 31 di 11 anni fa ai 245 del 2012, quelli impiegati in ospedale sono saliti nello stesso periodo da 124 a 403.

La Confederazione Elvetica si è dotata di una burocrazia che agevola i cittadini: ad esempio per aprire un’attività in Svizzera ci vogliono due settimane per iscriversi al registro del commercio e un giorno per l’immatricolazione di un veicolo. L’Iva, che in Italia si appresta a raggiungere il 22%, in Svizzera è all’8%, circa 14 punti in meno. La pressione fiscale è la metà di quella italiana, la burocrazia è decisamente più snella e lo Stato garantisce un assegno di disoccupazione.

Il Belpaese non riesce a mantenere il passo del Paese elvetico; la disoccupazione, l’eccessiva pressione fiscale, il crollo della domanda di beni e l’ingente debito pubblico sono una zavorra per l’economia italiana e per le aziende, che non riescono ad immaginare un futuro positivo all’interno dei confini nazionali. Del resto, è un fatto noto che le aziende italiane sono sempre più inclini a spostare le loro sedi all’estero. Dopo la fuga dei capitali, dopo la fuga della manodopera, anche molte aziende italiane vogliono traslocare in Canton Ticino.

Chi se lo può permettere, ovviamente, perché per ottenere la residenza gli svizzeri chiedono di dimostrare un reddito stabile di almeno 250 mila euro l’anno e perché il mercato immobiliare di Lugano è oggetto negli ultimi anni di un boom che ha spinto i prezzi fino all’astronomica cifra di 20 mila franchi svizzeri al metro quadrato.

©Futuro Europa®

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