Brasile: arrestato il tesoriere del partito di Lula e della Presidente
Salvador de Bahia – In Brasile la realtà degli avvenimenti politici supera la più fervida delle fantasie dei commentatori politici. In poche settimane il quadro politico uscito dalla prova elettorale dello scorso anno è profondamente cambiato. Con imprevedibili sviluppi Dilma Rousseff era riuscita, seppur con un margine scarso, a farsi rieleggere, nonostante lo scandalo dalle dimensioni storiche della Petrobras avesse già lambito il suo partito, il PT, Partito dei Lavoratori, il partito del sempre popolare ex presidente Lula. Il 15 di marzo milioni e milioni di brasiliani, convocati da varie associazioni via internet, hanno invaso le città esprimendo una forte condanna della corruzione, dure critiche alla Rousseff con chiare richieste di una messa sotto accusa.
Da questa domenica inizia una fase difficilissima per la Presidente, i cui sviluppi ad oggi sono difficili da prevedere. La prima mossa di Dilma è stata quella di chiamare un ministro del potente alleato PMDB, con cui i rapporti sono al momento tesissimi, nel nucleo ristretto che la affianca nel governo del paese. Ma, a sorpresa, il ministro Padilha dice no, allora la scelta cade sul vice presidente Temer. A lui viene affidato quello che in Brasile chiamano il “coordinamento politico”, ovvero i rapporti con i gruppi parlamentari alleati e, quello che più conta, la nomina dell’importantissimo “sottogoverno”. Lo sconfitto Aezio Neves parla di “dimissioni bianche” della Rousseff. Molti commentatori osservano e si domandano: se il coordinamento politico lo fa il vice presidente e l’economia è ormai in mano al potente ministro Levy, la Rousseff cosa fa? Ma passano pochi giorni e arriva il colpo più duro, l’arresto del tesoriere del PT, il partito di Lula e della Rousseff, Vaccari Neto. Il tesoriere era già stato sentito nella CPI (Commissione Parlamentare d’inchiesta) per sette ore. Ai parlamentari che gli ponevano domande sui 150 o 200 milioni di dollari che, secondo alcuni pentiti dello scandalo Petrobras, erano andati al PT, Vaccari Neto rispondeva citando i vari contributi che il suo partito, insieme al governativo PMDB e al partito dell’opposizione di Neves, il tucano PSDB, avevano ricevuto come contributi legali dalle varie società coinvolte nello scandalo Petrobras.
Il gruppo dirigente del PT ha subito gridato che l’arresto è parte dell’operazione per distruggere il PT e il suo programma riformista. Una pronta riunione della direzione del partito ha deciso di proibire l’accettazione di contributi da parte di privati. Mentre accade tutto questo, il TCU (Tribunale dei Conti dell’Unione), una Corte dei Conti brasiliana, denuncia irregolarità nel bilancio passato, cosa che può prefigurare un reato secondo la legge di responsabilità fiscale. Subito una parte dell’opposizione vede nella vicenda l’elemento giuridico per l’impeachment, ma il vecchio ex presidente Cardoso invita tutti ad essere più prudenti. Mentre nel paese prosegue la polemica sui tagli sociali e sull’austerità della spesa governativa, il Parlamento decide di triplicare il fondo per i partiti, e Dilma firma. I critici dicono che così, in caso di multa, il suo PT non chiuderà. Tutti sono in attesa.