Dalle agenzie stampa
(AGENPARL) – Roma, 23 apr – “Così come stanno andando le cose, alla vigilia delle elezioni regionali, una sola certezza, purtroppo, è molto chiara: i vertici di tutti i partiti non controllano più la propria classe dirigente nazionale e locale. Quello che sta avvenendo nel Pd è di dominio pubblico con esiti imprevedibili per l’unità del partito stesso e la prosecuzione del Governo.
Per non parlare del centrodestra, dove le disarticolazioni locali all’interno dell’area popolare che si è recentemente costituita con la convergenza tra Ncd e Udc sono all’ordine del giorno con il massimo di spregiudicatezza. Vicende comprensibili che costituiscono l’anticamera dell’ormai malcelato progetto alfaniano di contribuire alla nascita del partito della nazione di Renzi. Un partito che, muovendosi da sinistra, si avvia verso il centro espellendo dal suo interno la sinistra non obbediente al leader e fagocitando chi, pur rappresentando storicamente il centro, è ormai sulla via del tramonto. Forza Italia, poi, sta vivendo il momento più drammatico della sua storia non avendo più Berlusconi quella capacità di mediazione che caratterizzò il Pdl. La fuoriuscita di Tosi dalla Lega, la posizione della Poli Bortone candidata alla presidenza della Puglia senza il consenso del suo partito Fratelli d’Italia, le continue fughe dal MoVimento 5 Stelle di deputati e senatori, dimostrano come anche i populisti di destra siano in grave crisi d’identità. Una situazione questa alla quale anche noi Popolari per l’Italia di Mario Mauro non siamo immuni avendo dovuto compiere, obtorto collo, scelte non omogenee sui singoli territori. Visti gli atteggiamenti ondivaghi e preclusivi di chi poteva essere un nostro naturale alleato, abbiamo dovuto effettuare scelte obbligate perché nella confusione totale abbiamo voluto privilegiare programmi, obiettivi concreti, persone presentabili e adeguate al supremo interesse dei cittadini locali senza con questo rinnegare la nostra collocazione nazionale ed europea.
Ma non ci arrendiamo. Continuiamo a credere a gran voce alla necessità di dar vita a una unità dei movimenti popolari, sulla falsariga dell’Ump francese, per essere adeguatamente alternativi alla sinistra che oggi guida il Governo del Paese. Una scelta questa che dovrà prima o poi porsi anche il problema della permanenza nell’esecutivo Renzi se quest’ultimo dovesse continuare in una conduzione monocolore. Noi, contrariamente ad altri, non siamo disponibili a farci assorbire da quel partito della nazione che nascerà alla vigilia o all’indomani delle elezioni politiche. Ai ‘popolari’ di passaggio che qualche volta amano definirsi nostri cugini pur essendo attratti dalla sirena dell’ex sindaco di Firenze ricordiamo il proverbio marinaro: ‘Dietro i cannoni, lontani dai parenti’”.
Lo dichiara in una nota Potito Salatto, vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e membro del bureau del PPE a Bruxelles.