Razzi, un comico si aggira a Palazzo Madama

Sono pochi i senatori che hanno acquistato la notorietà di Antonio Razzi, eletto tra gli emigranti abruzzesi in Svizzera alle politiche nel 2006. Tutto è iniziato nel dicembre 2010, quando si è trattato di votare la fiducia al governo Berlusconi.  Il suo passaggio, insieme a quello di Domenico Scilipoti e Sergio De Gregorio, dalle schiere dell’Italia dei Valori a quelle dell’allora Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi, fu determinante per la tenuta del governo.

Le ragioni di questa “conversione” sono state illustrate in un notissimo fuorionda registrato a Montecitorio, in cui l’allora deputato Idv spiegava ad un collega il perché di tale mossa: “Ho più di 60 anni, qui in Italia non ho mai lavorato. Chi mi si prende? A me serve un altro anno per maturare il vitalizio. Sai che ti dico? Mi faccio i c…i miei.  Del resto, il nostro leader Antonio Di Pietro se li fa anche lui”. Seguono apprezzamenti pesanti sui colleghi del Parlamento: “Amico mio, qui è tutta una malvivenza…”. Il Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi l’ha “acquistato” e poi riconfermato alle scorse politiche, premiandolo con il passaggio dalla Camera al Senato.

Da allora è diventato uno dei bersagli preferiti del comico Maurizio Crozza. Impossibile non ridere di fronte alla sua imitazione esilarante, talmente veritiera da confondersi con l’originale. Del resto, il senatore ha fatto stampare lui stesso una maglia, con una sua foto e la frase: “Te lo dico da amico, fatti li c…i tuoi”. A questa maglietta, che Razzi ormai regala con il suo personalissimo autografo, danno adesso la caccia molti dei suoi divertiti colleghi, che per questo lo inseguono anche nei corridoi del Senato. Del resto, il senatore non perde occasione per coltivare il suo “personaggio”. Tornato entusiasta da una visita ufficiale nella Corea del Nord, Razzi ha concesso numerose interviste magnificando l’ordine, la pulizia delle strade e l’efficienza del Paese asiatico. Violazioni dei diritti umani? Alla domanda, il senatore ha risposto: “Saranno mica gli unici a violare i diritti umani. Io, comunque, ho girato il Paese in lungo e in largo e non ho visto niente”. Per questo, adesso viene ripagato con altrettanta simpatia dai diplomatici e governanti di quel lontano Paese, che sul momento l’hanno accolto come un capo di Stato.

Il senatore Razzi, del resto, sguazza nella popolarità che tanta esposizione mediatica gli ha regalato. Ogni intervista che rilascia è condita da una serie di strafalcioni grammaticali, verbi e tempi sbagliati. A chi glielo fa notare, come il giornalista di La7 Alessandro Sortino, ha risposto beffardo: “io mica so’ prufessore cumm’a Lei”. Dell’ignoranza ne fa una bandiera. Sa che in fondo, l’elettorato forzista ha sempre apprezzato  chi fa ridere. “Del Jobs Act io non so niente, preferisco il mare in Italì, caro amico te lo dico da amico, io penso a li c…i miei”, è il testo della sua canzone “Famme cantà”, caricata su Youtube dal politico forzista.

“Buona Pascuetta!”, è l’augurio che il senatore Antonio Razzi ha scritto su Twitter per i suoi follower.  Il cinguettio è stato ritwittato 556 volte e il web si è scatenato con le prese in giro per il grave errore di ortografia. Rimane però il sospetto che il clamoroso svarione sia stato voluto per far parlare di sé anche in quell’occasione. Il mito va alimentato con continuità. Che il suffragio universale sia un errore?

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