Mare di contraddizioni
Tutti al mare, il caldo è arrivato. Ma sul nostro mare, nella prossima primavera-estate, si sta concentrando quest’anno più che mai una serie di problematiche di elevato spessore. Nessuna novità assoluta, solo differenze di grado notevoli, l’incremento di problemi che sono entrati nella nostra vita in sordina, gradualmente, facendosi ‘metabolizzare’, e che ora, aumentando di intensità, stanno svelando puntualmente il loro spaventoso potenziale. L’immigrazione lasciata in gestione agli scafisti da una parte e all’umanità dei soccorritori dall’altra, che da tempo produce vittime, ma mai come quest’anno, e stende un’ombra di tristezza sullo splendore del Mare Nostrum. Le trivellazioni per l’estrazione del petrolio, presenti in mare da anni anch’esse, ma per le quali sta iniziando un autentico boom. Inefficienze di politica sociale ed economica che fanno a pugni con l’idea di progresso e civiltà. E contro i quali si battono associazioni, cittadini e amministratori avveduti.
In prima linea WWF, Marevivo e Legambiente. Consapevole dell’importanza di una ‘cultura del mare’, WWF Italia ha avviato il progetto di sensibilizzazione che abbiamo raccontato su queste colonne. Con la Marina Militare anche Marevivo ha avviato un progetto di educazione ambientale che ha preso il via il 7 maggio: “Delfini Guardiani”, rivolto agli alunni delle scuole primarie delle isole e dei comuni costieri. Le navi a vela della sezione Velica Marina Militare, destinate alle campagne addestrative degli allievi ufficiali dell’Accademia Navale, imbarcheranno gli studenti per sensibilizzarli nei confronti delle problematiche ambientali per la salvaguardia del proprio territorio. Una iniziativa dotata di un potenziale che va oltre le apparenze: perché la serie di spiaggiamenti, in particolare di capodogli in Adriatico, ha evidenziato il ruolo di veri e propri ‘guardiani del mare’ di tutti i sensibilissimi cetacei. Seguirne le tracce, gli spostamenti, e registrarne crisi e sofferenze spesso dovuti ad attività economiche a forte impatto ambientale è occasione e strumento straordinario per monitorare la salute del mare anche a beneficio delle attività economiche ‘sane’, e in ultimo, quindi, della salute umana. Quelle attività che costituiscono “l’economia del mare, asse portante del benessere di questa nazione” descritta dall’ammiraglio di squadra Paolo Pagnottella, presidente nazionale dell’Anmi – Associazione nazionale Marinai d’Italia – in occasione dell’inaugurazione del XIX Raduno nazionale dei Marinai d’Italia il 2 maggio a Ravenna. Attesa invece per Goletta Verde di Legambiente, che prenderà il via fra alcune settimane. Intanto l’associazione Compagnia dei Cammini lancia il Velatrek, che unisce il viaggio in barca a vela alla passione per il trekking in isole dimenticate e consente ai partecipanti di godere del mare cristallino sia dalla barca che dalla terra ferma con escursioni da compiere, ogni giorno, sempre accompagnati da guide esperte”.
Sul fronte opposto, atteggiamenti ed iniziative verso l’ambiente ed il mare in contraddizione con l’idea di ‘civiltà’ e persino di ‘ragione’. In Sardegna, gli sversamenti di olio combustibile della centrale termoelettrica di Fiumesanto, di proprietà della multinazionale del settore energetico E.On, hanno inquinato terreni, falde acquifere e le acque del golfo dell’Asinara. Nel Lazio, in Puglia, altri sversamenti di idrocarburi. Dovunque in Italia, ma vedremo i dati di Goletta Verde, il permanere di sversamenti di inquinanti industriali, domestici e agricoli in fiumi, torrenti e canali, quando non direttamente in mare. E dovunque mancanza di chiarezza e informazioni su questi fenomeni, non monitorabili dove mancano mappe dettagliate di reti fognanti e sistemi di smaltimento e rivelati solo a danno compiuto. Ma la contraddizione delle contraddizioni è sulla questione petrolio: mentre potremmo produrre energia in quantità industriale con le Rinnovabili grazie alla ricerca e alle imprese di casa nostra, l’Italia si trova invece a vivere con decenni di ritardo un boom petrolifero favorito dallo Sblocca Italia del governo Renzi, che ha cancellato il diritto di veto delle Regioni sulle autorizzazioni alla costruzione dei pozzi. Altro punto a favore delle compagnie petrolifere è l’uso del discusso ‘airgun’ per le prospezioni petrolifere in mare, che produce un impatto sulla fauna marina che è grave secondo le associazioni ambientaliste e che è invece limitato secondo le compagnie.
“Nonostante gli impegni presi nelle settimane e nei mesi scorsi, la maggioranza – su input del governo, e in particolare del premier Renzi e del ministro per l’Ambiente Galletti – ha modificato il testo del decreto legge sugli ecoreati, stralciando il comma relativo al divieto di utilizzo della tecnica dell’airgun nei nostri mari per la ricerca di idrocarburi”, ha affermato infatti Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, che ha ricordato il pessimo affare che ne deriva al Paese grazie alle “royalties tra le più basse al mondo” e con la creazione di “pochissimi posti di lavoro, a discapito dell’ambiente, del clima e di tutti i settori produttivi che possono essere danneggiati dalle trivelle a mare, turismo e pesca in primis”. Attività che, a differenza dell’antiquato petrolio, producono ricchezza diffusa attraverso le piccole e medie imprese, e garantiscono un numero di posti di lavoro infinitamente maggiore di quanto facciano le trivelle. Ricchezza e posti di lavoro in settori che sono la nostra vocazione e che, per pochi spiccioli, sono oggi messi seriamente a rischio dal Governo Renzi.
[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]