Cronache dai Palazzi
È necessario “un chiarimento” che “va fatto non nelle stanze della politica, ma davanti ai cittadini, in Parlamento”, ha sottolineato il premier Enrico Letta dalla Columbia University di New York; non “una verifica”, verifica è roba “da Prima Repubblica”.
Un chiarimento da intavolare direttamente con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano perché il governo di questa inquieta Seconda Repubblica risulta di nuovo minacciato da “attività istituzionali” che ‘umiliano’ l’Italia. Così il presidente del Consiglio italiano e il presidente della Repubblica si trovano, ancora una volta, di fronte all’emergenza di come salvare il Paese per non farlo sprofondare nel caos dell’incertezza, cercando di evitare di darlo in pasto alle turbolenze dei mercati. Le questioni anzi la questione è sempre la stessa, ormai da settimane, la decadenza del Cavaliere, l’Imu e l’aumento di un punto dell’Iva rappresentano – si potrebbe dire – dei parafulmini per portare una battaglia che non è di certo finalizzata al bene del Paese reale, bensì alle ragioni di un partito che cerca, a tutti i costi, di mantenere in vita il proprio leader, cercando nel contempo di non fargli togliere la poltrona in Parlamento.
Poche ore prima che entrassero in scena le “dimissioni di massa” dei parlamentari azzurri, a Wall Street il premier Letta ha rassicurato gli investitori internazionali sulla stabilità dell’Italia spiegando le ragioni per cui è un bene investire nel Belpaese. Alla platea del Council on Foreign Relations Letta ha illustrato i dettagli del provvedimento “Destinazione Italia” appena varato e agli investitori ha più volte ripetuto di fidarsi, di non chiedere di Berlusconi, l’Italia ha fatto e continuerà a fare riforme strutturali per attirare sempre nuovi investimenti e per dimostrare che può essere un Paese stabile. “Ovviamente – ha ammesso il presidente del Consiglio – ci guardano con un punto interrogativo, vogliono capire se le cose che diciamo si fanno”. È il caso di dire che ora il punto interrogativo messo in campo da Letta risulta ingigantito e tutti gli sforzi del premier per rappresentare al meglio l’Italia al di là dell’Atlantico risultano vanificati dalle solite e provinciali questioni di ‘casa nostra’. “Non ho respirato un clima di solidarietà – ha ammonito Letta dagli Stati Uniti – mentre ero di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite a difendere la stabilità dell’Italia”. Parole che tuonano come un severo rimprovero rivolto a tutte quelle forze politiche che in questi giorni stanno facendo di tutto per far sì che la barca del governo affondi.
Come un presentimento, negli Stati Uniti Letta aveva sottolineato ai suoi interlocutori le difficoltà che il suo governo è costretto ad affrontare, le ripercussioni indebite legate alle vicende del Cavaliere ma con il suo pacato ottimismo aveva anche chiarito: “Non è facile guidare una grande coalizione e questo vale anche per gli altri Paesi europei, ovviamente tutto dipende dalla stabilità e io farò del mio meglio per arrivare a soluzioni positive”. Una volontà di ferro quindi, quella del premier italiano che sembra non perdere mai la calma anche se voci indiscrete hanno rivelato che di fronte all’annuncio delle cosiddette dimissioni di massa degli ‘alleati’ Letta, infastidito, ha puntualizzato: “Non mi hanno nemmeno avvertito, sono sbigottito, E poi proprio oggi”.
Così mentre Enrico Letta è a Manhattan e si muove tra un appuntamento e l’altro cercando faticosamente di recuperare, in corsa, ciò che l’Italia ha perduto in termini di credibilità internazionale, all’interno del Parlamento italiano viene consumato un “gesto politico istituzionalmente inquietante”, come lo ha definito il Capo dello Stato Giorgio Napolitano; un gesto che non rivela semplicemente lo smarrimento del senso di responsabilità, in funzione del quale ogni rappresentante eletto dal popolo dovrebbe agire e sul quale dovrebbe fondare il proprio mandato democratico, ma la perdita del basilare senso della realtà e l’assoluta assenza di serietà che purtroppo, in un modo o nell’altro, inficia le istituzioni parlamentari.
Viene richiesto un precoce scioglimento delle Camere, “una prassi molto italiana”, come ha ammonito Napolitano partecipando a un convegno alla Bocconi di Milano per celebrare la figura del docente e politico Luigi Spaventa. Diversamente da quanto accadeva ai tempi dell’ex ministro ed economista Spaventa – ha aggiunto il Capo dello Stato – oggi gli scontri politici producono “smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale”.
Parole dure ed incisive quelle del presidente della Repubblica con le quali richiama all’ordine chi cerca di sabotare non solo l’attuale governo ma anche il Parlamento privandolo del rispetto necessario. Napolitano così si interroga, e interroga la platea (a distanza interroga anche le diverse forze politiche), affermando: “Che cosa è rimasto di quel modo di vivere la politica e di convivere in una istituzione e anche del modo in cui, di conseguenza, si vedeva dall’esterno il mondo della politica?”
L’Aventino rilanciato dai pidiellini ha di nuovo smosso la calma del Capo dello Stato che insieme all’intero Paese teme la decadenza dell’Italia. “L’ottimismo come non pessimismo – ha sottolineato Napolitano lasciando la Bocconi– è positivo, come ingenuità no”.
Nella concitata sequenza di fatti e di incontri – il faccia a faccia tra Letta e Napolitano, il Cdm straordinario per approvare il decreto per lo slittamento dell’Iva, i convulsi vertici di partito di Pd e Pdl – sembra, in effetti, non esserci spazio per ingenti dosi di ottimismo; al contrario, il traumatico sviluppo delle vicende politiche rende necessario “un chiarimento senza se e senza ma”, come del resto ha richiesto il premier Letta ai leader di partito e come il presidente Napolitano esige. “Prendere o lasciare – ha ammonito Letta – perché i problemi del Paese sono tanti e urgenti. Basta minacce”. Un voto alle Camere potrebbe arrivare già lunedì o martedì prossimi.
In questo contesto il Capo dello Stato, in una delle sue memorabili note affermò: “Il Parlamento è libero, in ogni momento, di votare la sfiducia al governo Letta” ma “ho il dovere – aggiunse Napolitano nel recente passato e, molto probabilmente, lo ribadirebbe anche oggi – di mettere in guardia il Paese e le forze politiche rispetto ai rischi e contraccolpi assai gravi che un’ulteriore destabilizzazione e incertezza del quadro politico-istituzionale comporterebbe per l’Italia”.
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