Il Piano “Juncker bis”

La Commissione Ue inserisce in agenda la questione migranti, il fine è quello di creare una nuova politica della migrazione legale. Come? Ecco la ricetta: ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare, gestire e rendere sicure le frontiere esterne della Ue, proteggere i richiedenti asilo e creare una nuova politica della migrazione legale. Questi sono i quattro pilastri su cui si basa la nuova agenda, approvata la scorsa settimana.

La cura per evitare ulteriori sbarchi e morti nei nostri mari è quella giusta? Risposta difficile. Nel testo, l’imperativo è quello di creare “una giusta e bilanciata partecipazione di tutti gli Stati al meccanismo di distribuzione”. La ripartizione terrà conto dei quattro parametri: popolazione complessiva, pil, tasso di disoccupazione e rifugiati già accolti sul territorio nazionale. L’intento è quello di aiutare gli Stati membri interessati da un afflusso improvviso di migranti. Sul fatto che sia efficace per l’Italia, resta qualche dubbio. Per prima cosa perché la proposta riguarderebbe solo il 20-30 per cento di chi sbarca, ovvero coloro che hanno i requisiti per l’asilo. In queste condizioni, paradossalmente, potrebbe addirittura aumentare la quota di rifugiati che resta in Italia. In secondo luogo, c’è da vedere se i criteri scientifici di ripartizione saranno confermati oppure subiranno delle modifiche in corso d’opera.

La prospettiva di quote fisse imposte dall’Europa ad ogni singolo Stato non fa felici Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Irlanda, Ungheria, Finlandia e Paesi Baltici. Tra i più intransigenti ci sono il governo ceco e quello slovacco. I due premier, infatti, Bohuslav Sobotka e Robert Fico “per principio” respingono “qualsiasi politica delle quote”, sottolineando come ogni Paese debba basarsi sul principio della volontarietà senza imposizioni da Bruxelles. L’anno scorso la Repubblica Ceca ha concesso asilo a 765 persone, per la maggior parte di Ucraina, Siria e Cuba. La Slovacchia ha dato asilo è 175 richiedenti. Numeri che, rispetto a quelli italiani, non reggono il confronto. Il nostro Paese ha la terza quota più alta (11,84 per cento) per i ricollocamenti, cioè per la redistribuzione dei migranti già presenti in Ue. La prima è la Germania (18,42 per cento) seguita dalla Francia (14,17 per cento). In Italia arriveranno il 9,94 per cento di 20mila profughi che per ora risiedono in campi profughi all’estero.

Il piano migranti – che, dopo quello creato per promuovere la crescita europea, viene definito “Juncker bis” – si regge, in estrema sintesi, sul sistema automatico ed obbligatorio di riallocazione fondato sul principio del dovere d’accoglienza. Non stupisce che alcuni governi abbiano inteso questa proposta come un’azione lesiva dello Stato sovrano. “Dividere le responsabilità in Europa significa acquistare credibilità e la collaborazione con l’Onu è essenziale se vogliamo risolvere il problema”, ha commentato l’Alto rappresentante per gli Affari esteri, Federica Mogherini. “Riusciremo ad affrontare le cause alla radice dell’emergenza”.

A proposito di emergenza, il terzo punto dell’agenda riguarda il rafforzamento di Triton e Poseidon, le operazioni congiunte di sorveglianza delle frontiere dell’agenzia Frontex, per le quali verranno triplicate le forze economiche nel 2015 e 2016 con una stanziamento totale che passa da 57 milioni a 89 milioni di euro. A fine maggio, inoltre, sarà presentato il nuovo piano operativo Triton. Il fine primario dovrebbe essere quello di smantellare le organizzazioni dei trafficanti di uomini. Magari iniziando proprio dalla Libia da dove partono la maggior parte di barche colme di disperati che, troppo spesso, muoiono prima di arrivare in Italia.

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