Due pesi e due misure
Una triste e generalizzata considerazione di fondo è quella secondo la quale, nel nostro Paese, esiste un’atavica propensione a un confronto serrato tra lo Stato e i cittadini facendo apparire uno il nemico dell’altro. Confronto che, quasi sempre, si concretizza in una gara silenziosa ma culturalmente radicata tra chi riesce, di volta in volta, a sconfiggere l’altro.
Di qui un atteggiamento comune che riduce ai minimi termini quel senso dello Stato che in altri Paesi è condizione per la loro supremazia nel contesto mondiale. Ma come dare torto ai nostro cittadini? E’ logico sanzionare pesantemente un contribuente se non ottempera ai suoi obblighi, mentre se lo Stato si comporta nella stessa maniera nulla accade?
Lasciamo perdere per un attimo i debiti dell’amministrazione pubblica non onorati se non dopo anni di ritardi, in barba alla direttiva dell’Ue che impone termini brevissimi per provvedere. Prendiamo piuttosto l’ultima vicenda delle pensioni. La Corte Costituzionale ha sentenziato che lo Stato deve provvedere immediatamente alla restituzione di somme non dovute prelevate ai pensionati. Il Governo Renzi, invece, cerca di dilazionare tale dovere diversificando e comunque non ubbidendo in pieno alle decisioni della Consulta per evidenti ragioni di insufficiente disponibilità finanziaria. Di qui tutta una serie di marchingegni per eludere gli impegni conseguenti alla sentenza, ancora una volta a danno dei pensionati italiani, ritenuti ormai come tutti gli altri dipendenti pubblici e privati il vero bancomat dello Stato italiano, con grande soddisfazione degli evasori fiscali. Bene. Mi domando però come mai, se un contribuente, per le difficoltà economiche che vive, non risponde alle ingiunzioni dell’Agenzia delle Entrate o delle banche è punito in modo esemplare? Due pesi e due misure queste che certo non giovano all’autorevolezza e credibilità dello Stato, delle istituzioni pubbliche.
Abbiamo assistito in questi ultimi mesi all’atteggiamento di sindaci di importanti città (non ultima la Capitale) assolutamente indifferenti alle leggi dello Stato quale quella del non riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso avvenuti all’estero. Possiamo consentire che oggi il presidente del Consiglio, il Governo, non ottemperino in maniera completa e immediata a una sentenza della Corte Costituzionale? Certamente no. E allora chi ha responsabilità istituzionali si ribelli e restituisca l’autorevolezza perduta alle sentenze, alle istituzioni che loro stessi rappresentano. Ne va della credibilità di tutto il Paese, dentro e fuori i confini nazionali. Non è un problema solo dei sindacati. E finiamola una volta per sempre con le lamentele degli enti locali che denunciano di possedere insufficienti risorse.
Si indaghi piuttosto sugli sprechi, sulla sfacciata impunità di quei sindaci, di quei presidenti di Regione che provvedono periodicamente all’assunzione di dipendenti esterni alle loro strutture, a improbabili consulenze quasi sempre per agevolare persone a loro vicine per le quali non è facile assicurare posti elettivi negli ambiti da loro presieduti o manageriali nelle società da loro controllate. Il tutto in presenza di aumenti di tasse locali per servizi fantasma. Com’è facile essere forti con i deboli!
[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e Membro del Bureau PPE a Bruxelles]