Il Portegno di Roma prende le distanze da Cristina
Quest’anno Papa Francesco farà un ampio giro in Sudamerica: Ecuador, Bolivia e Cuba, ma non andrà in Argentina. Le ragioni della mancata visita alla sua terra natale le ha spiegate senza peli sulla lingua. Francesco teme di essere di nuovo usato, come già avvenuto nel passato. In due interviste a due giornali, uno argentino e l’altro messicano, il Papa indica per lo meno due episodi. Il primo accaduto al Festival Mondiale della Gioventù in Brasile: la Presidente Cristina salì sul palco per salutarlo in compagnia di una persona. Il giorno dopo, tutta Buenos Aires era piena di manifesti in cui il Papa stringe la mano al candidato di Cristina alle elezioni. In una delle quattro volte in cui ha ricevuto la Presidente argentina in Vaticano, Papa Francesco ha vissuto una situazione che ha sentito come una “imboscata”. Cristina gli disse: “ Le voglio presentare la delegazione”. Le foto del Papa con importanti membri della potente organizzazione giovanile peronista “La Campora” hanno fatto il giro dell’Argentina.
Non è certo la prima volta che Papa Francesco si scontra con la disinvoltura, la durezza e l’arroganza dei Kirchner. Prima di diventare Papa, il cardinale Bergoglio non vedeva da anni la coppia presidenziale alle celebrazioni del Te Deum in occasione della festa nazionale argentina. Il Cardinale Bergoglio, con i suoi comportamenti semplici e molto sensibili ai problemi sociali, forse eredità di una giovanile simpatia per il peronismo, si era spesso scontrato con l’autoritarismo e la propaganda ufficiale dei Kirchner. Divenuto Papa, Bergoglio ha accettato la “pentita” Cristina e ha adottato una specie di protezione nei suoi confronti. L’argentino Francesco temeva che la fine della presidenza di Cristina potesse provocare ulteriori problemi al suo paese natale, da anni in una crisi profonda. Sono noti gli inviti che ha rivolto a tutti gli argentini in visita in Vaticano, e sono sempre molti, di “badare a Cristina”.
Ultimamente le cose sono cambiate per varie ragioni: la prima è che la fine della presidenza di Cristina non pare dover affrontare problemi gravi, l’altra è che il Portegno Bergoglio segue quotidianamente quello che avviene in Argentina e interviene personalmente senza remore. Alle ONG argentine che gli chiedevano da tempo di aprire gli archivi vaticani sulla dittatura degli anni 1976-83, Papa Francesco, incontrando Guido Carlotto, figlio della presidente delle “Nonne di Plaza de Mayo”, ha confermato che l’ampio materiale è in via di digitalizzazione e sarà presto disponibile. Con la sua dichiarazione di non “messicanizzare” l’Argentina, il Papa ha lanciato l’allarme su una Argentina in cui non solo viene prodotta la droga nella sua capitale, ma, nella favela chiamata 1-11-14, impera con organizzazioni criminali che controllano il territorio. Il Governo di Cristina continua a negare.
Altra prova che il Papa segue quotidianamente gli avvenimenti argentini telefonando, mandando messaggi o lettere, è la vicenda dei due piccoli morti asfissiati a Buenos Aires. In questa città ci sono migliaia di clandestini peruviani o boliviani che lavorano in fabbriche clandestine in condizioni disumane. Il Papa ha scritto al consigliere comunale che da anni denuncia questi fenomeni. Al giornalista Alfredo Leuco che in radio l’aveva attaccato perché riceve troppo Cristina, il Papa ha mandato una lettera ringraziandolo. Per non dire della presenza in Vaticano del figlio di Hugo Moyano, sindacalista e ferreo critico di Cristina, ricevuto per poi chiamare il padre che sta preparando un nuovo sciopero generale. Chi non ama il Papa in Argentina, e non sono pochi, come d’altra parte nel mondo, è arrivato a minacciare il nipote. Padre Walter Sivori è un sacerdote nipote di Francesco, ha ricevuto una telefonata nella quale si diceva: “Ti decapiterò e, se non lo faccio a te, lo farò a tuo zio”. I giornali riportano che il nipote ha parlato con lo zio che gli ha detto di non preoccuparsi, perché è abituato alle minacce.
Come si vede il Portegno [nome che si erano dati gli abitanti di Buenos Aires da Puerto de Santa Maria de los Buenos Aires, il primo insediamento della città – NdR] che abita oltre il Tevere ha anche ragioni familiari per seguire quella che è, e i vaticanisti dovrebbero ricordarlo di più, la sua terra natale e nella quale ha vissuto per più di settanta anni.